Critica Sociale - XXXV - n. 23 - 1-15 dicembre 1925

300 CRITICA SOCIALE renità il lavoro che ci fu interrotto; riesaminare· con senso critico e storico quello che avevamo fatto e quello che ci rimaneva da fare, portare pa– catamente i dovuti errala-corrige (e l'esperienza odierna ci sarà di ausilio prezioso), non tanto a,l nostro programma articolato, quanto allo spirito con cui quel programma si era venuto esplicando, noi arriver·emo senza dubbio alla conclusione che il crollo di quello che fu l'edificio di tutta la nostra vita, che l'arrestQ in tronco della nostra azione che riempì di sè la generazi1one a cui apparte– niamo, si dovettero forse meno -a quei fattori estrinseci 'ai quali .si suole imputarli - la guerra, il dopo-guerra, la crisi di assestamento del dopo– guerra, gli errori di una parte dei nostri, le_paure _ folli e gli egoismi cinici della nostra botghesiia, ecc., ecc.-· che no.n all'incompiulezza della nostra opera, al fauo· che a cotesta opera era mancato il modo ed il tempo di compJ,etarsi" e di consoli ◄ darsi: tale per l'appunto un edificio che è~crol– lato -bensì per ,effetto, di un terremoto, ma che 'non sarebbe cronato, o si sarebbe .appena incri– . nato qua. e là, se tutte le chiavi di volta fosse1io state al loro posto, se il ceìnento avesse avuto tempo di far presa, se cagioni interne di squilibrio non avessero secondato l'efficacia del– l'azione tellurica. Già nel periodo anterior,e alla guerra noi ave– vamo più volte insistito su questa oss·ervazione.: il metodo- a cui noi annettevamo il successo del– l'opera nostra di socialisti era stàfo proclamato e predicato assai più che adottato ed attuato. Il nostro socialismo, il socialismo graduale, evolu– tivo, veramente democratico, quello che nulla at– tende dai colpi di mano, che esclude il miracoli:.. smo e detesta ogni forma di demagogismo, era .ri– masto allo stato di aspirazione, di conato, di prin– cipio astrat_to: le diretthrie da noi propugnate erano rimaste una « tendenza ».... che, nell'azione globale del partito e,·del proletariato, era tuttora 'paraliz– zata dalla pressione e dall'urto di tendenze op– poste. Òggi si discute molto ·sulla opportunità o. nieno .di rifare il vecchio blocco, di tornare nella vec- · chia. compagine, e si disputa sulle modalità, sulle oondizioni, sui particolari della da molti agognata . fusione. Gli ostacoli che vi si oppongono sem– brano essere ,ostacoli di persone, di antipatie, ma– gari di -cocciutaggine. Ma per noi la questione, oosì posta, è mal posta. Coloro che nella scissione· socialista videro soltanto U:na.questione di• tran– sigenza o di intransigenza, di collaborazione o di · n~m collaborazione con partiti borghesi, hanno ra– g10ne da vender,e q~ando affermano che i motivi deìla separazione sono oggi,-e per un periodo in– determinabile, venuti a mancare,· e non resta che, tornare all'antico. Per ,essi la- fitsiorte o· 1a rifu– sione non sono più confusione, e H fìetiéciò del-·· l'unità ha un reale valore. Per noi la questione dell"a transigenza e della collaborazione,· delle al– leanze, della prenetrazione so_cialista ne,1 mondo borghese, deH'appoggio a delerminati go·verni o regimi, della stessa eventuale partecipazione al potere a condizioni ben determinate, non erano, che « casi particolari », più evidenti e tangibili, di una visione d'insieme delle condizioni neces– sarie e sufficienti della elevazi,one del proleta.riato– e della sua futura presa di possesso della ge– stione sociale. Se dovremo - come certo dovremo - ricominciare dagli iniz.ii , e sia pure con proce– dur~ abbrevia~a, ~a n?str:a propaganda, noi in– tendiamo perciò ncommciarla sul nostro tièrreno a_l di fuori di ogni equivoco e di ogni conces!: sione, nella p.erfetta intransigenza del metodo che reputia~o, non il migliore, ma l'unico che possa condurci. alla i:neta. Socialisti della via maestra çlella-_viache ai miopi_e ~li .impulsivi sembra 1~ BibliotecaGino Bianco --- più lunga rifiutiamo in linea di principio, ~ fin dal principio, le scorciatoie che conducono al– l'abisso. Non ci vogliamo nè fondere nè confon– der,e, perchè non ci vogliamo nè rinnegare -nè dimtnuiire .. Ora è fra i cardini del nostro metodo il con– vincimento che il socialismo non si realizza se. non progressivamen.te, per un vasto, sempre più vasto consenso, che attragga ad esso non solo le masse. proletarie propriamente dettt;, che Ae for– mano il nucleo pròpulsore, ma quegll strati mter– medii che non hanno interessi permanentemente contrarii all'.interesse proletario e che avrebbero da guadagnare più che da perdere-dall'instaura– zione e.liuna civiltà ugualitaria. In que-sto senso il nostro è socialismo democratico e non gret– tamente ed esclusivisticamente classista. Non ci preoccupiamo di decidere se ciò sia più o men,iQ marxista nel senso tradizionale della dottrina, tant~ più che il vtrngelo marxista si _presta, chi non ne gil1dichi da frasi isolate, alle. mterpreta– zioni più disparate. Piuttosto metodo che dot– trina, il marxismo è essenzialmente storicistico,· ossia sperimental1e: nel suo sviluppo esso ha di-. ritto e dovere di contraddirsi, a seconda della mb– ·vente realtà, ed è piena di significato la celebre frase di Marx « non essere egli marxista ». Rien– tra. perfettamente nella concezione del Maestro il ;pensiero, éhie è no_str:o,che una classe allora soltanto può sostitufrsi ad un'altra nel dominio sociale, ,quando abbia acquistato tutte le capacità necessarie ad esercitarlo ed a mantenerlo. E il valore socialie di una classe .sta in funzione del medio valore sociale - quindi moral1e, intellet– tuale, politico, tecnico - degli individui che la compongono. Il concetto di p,enetrazione - oggi si direbbe di « inserzione » --:- del proletariato . nel mondo borghese, nello Stato capitalista, per trasformarlo dal di dentro, non è dunque il con– cetto .di una imboscata guerresca, dell'intrusione di 1ìn caval1o di Troia proletatio nella rocca bor– ghes,e ,per demolirla d'un colpo: è invece un con– cetto ie un proposito di preparazione, di adde– stramento, çli abilitazione, la quale non può essere che gradua1e ie quasi inavvertita, tanto più sicura ed e_fticace quanto più inavvertita e .gr~duale. A secorida che si - s~gua l'una o l'altra delle due concezioni, la conquista delle otto ore di la– voro - aspirazione fondamentale del proletariato e -òbi-ettivouniversale del moderno movimento di classe - assume due aspetti radicalmente di– versi. In ·una certa concezione l'essenziale, è la li– mitazione del teì:npo di lavoro, l'erosione çhe tale · limitazione .esercita sul prof.ifto capitalistico ; nella nostra concezione l'essenziale della conqui– sta sta nel1e otto ore libere, nell'impiego di quie– ste « altre » -0ttp ore. e nei risultati che d,a esso si conseguono. E importante senza dubbio che l'o– peraio sia menò atrocemente sfruttato, che que-sto minore sfruttamento stimoli l'industria e l'agri– coltura 1a rivalersi e perfezionarsi per altre vie; tale 'importanza è innegab~le dal punto di vista . umanitm::io come d.a quello del progresso tecnico. Ma, per la nostra concezione ,assai più impor– tante - vorremmo dire, assai più immediata 4 mente rivoluzionario - è l'impiego ·delle seconde, otto ore, di quelle che stanno fra il lavoro sa– lariato e· il sonno organicamente riparatore. È solo _incoleste ore intermedie, che i Francesi con parola quasi intraducibile chiamano · Z-Oisir che comincia e si estende la vera vita del lavoratore come uomo, come cittadino; come membro dell~ propria classe -;---ossia 1 c?me ·socialista e ,prepa- ' ratore della società socialista. A_ questo aspetto della questione delle olto ore il socialismo in genere - hon soltanto quello ita~ liano_ - non ha dato, e, aggiungiamo pure, non

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