Critica Sociale - anno XXXIII - n.6 - 16-31 marzo 1923

CIUTH!:A SOCIALI!! la guei;ra (tranne, -si in.tende, la vittoria) ma tra– spare piuttosto il. oontrar:io. La nostra p.ropaga11- da-,all 'in,Ler.noe as,s ai più quel la all 1 estero nor si censura per. i pochi quatt:ri.ni çhe ha consumato , - inezie, quasi, in conJr-onto di ·quello che spen– devano gli altri - ma pe.rchè parlava cento lin– $"uaggi diversi: democretico, irriperialtsta, P8:F i ·14_ punti di' \V·ilson; per· l'unione dei popoli op– pressi dall'Austria, conbr'o tale· unione, e per il predominio del! 'Adriatico... Ogni invi.ato aveva qualche volta, le sue, ma il più spesso le ·id'eè di wlU'i che lo mandava, da un0: dei tanti e diversi uffiçi autorizzati. a ·far pr'opaganda: 11endimento pertanto obbiettiv~mente nullo, talvolta peggio che nullo, -avverso. Non oi preme di spigolare nel– Vaneddotica. Avvertiamo .che il teimpo e là.,sLa gione n·on amano gli scandali. Mà -Parigi r,f gua- apparisse orpllr.a neilla radios,ità dell'estasi della vittoria. Le Commissioni di inchiesta ha,bent surt fata; ne-S·sun.a li avrà avuti peggiori i fati, di qu i– sta sulle s:pese di guerra. Eppure nessuna a.gì , a credette di a.g,ire, eon più serena devozion e :i.I s uo. mandato, nessuna concretò alcune centinaia di milioni d·i beneficio ·per !',Erario coi ·suoi lavori, oome ,questa, che non ,È: detto ancor.a non sia d.r– st.inata a. passare - -essa,- sul banco cl-ei' rei. Nel caso le gioverà l'amnis,ti-a p er fin i nazio1i11li che il Governo rfa.scistia IH1 r,Ja ,rgù.ta per sè r, per i suoi? LA CRJTJCA SocrALE. ·l;ava c-0n· le nostre incertezze, contTaddizioni, am– bigui lit di fini e oi preparava i tra;bocuhetLi in cui dovevamo ineluttabilmente cadere.' Solo una gr~nde ,preparazione interìore, una elaJb0traiione ~ollettiv,a dei grandi partiti che p0ness0 i 'suo-i in– flessibili p·ostulat,i ci avrebbe potuto so-ccorr:ere. Quando, nel!' ultima tornata della Camera, il P rr · sidente del Consiglio, rimbeccando le.« pecore. ro– gnose~. dell;Estrema, anuunciò c\1e « la questione r.¼ielle otto ore l'avrebbe risoltà una buona volta pl'r .. Iavec.e neppu re il , Governo (Jorse il ù-ove.rnp' meno di Lul,ti) e.ra uno: Dualismi e, conooI~renze GonLinue; l'impr ovv- isazione era s0vrana e $Ovra– n·i·gli improvvisatori, che si neutralizzavano a vi– cenda. Il Governo mancò e ·manca11ono i pairtiti, così i nàzionalisti come i rin,unziatari democrati– ci. :\ion solo non vincemmo t"li}stero, come vin– ~errimo i nemici, ma. non vincemmo neippure -gli Alleati che non ci.:intesero o da cui non abbiamo· saputo fare.i intendere. Ecco il· hiatus aperto tra i più' alti dispéndi e· i. ris·ultati concreti. M,a un 'tal. hiatus la Commissione non sf seriti di Ihisurnrr. incidentalmente molLe · pa,gine e mol te r icerche, come quelle, dedicaLe .alla propaganda, a.li 'Albania, f).Ila Libia, 'vi f-an:ùo un ep'i,s,odico ri ohj,a mo, ma. sono ben lungi dal rispondere'•ai punt;l ·es-sen7 ,i.ah. del pro 1 blema nostro. . ·. Ond,e si può anche domandare·: Ha l'Inchiesta c.ompiut.o il JavCÌTo suò? Pe!' verità è J•e,cit-o .suppor– re cl).e non sarà p,er maricare ohi, avvertendo, il cwrattere monografioo ct'elle ricerche, scoprirà la– cune immense. I più fini sentiranno la mancanza. della ,grande sintesi, del'J.a par0l.a magica, unica, risolvente. l'enigma d~lla guerra. E seQtiranno giusto. ~fa la grande si1,1tesiavrebbe richie&to an– oora più vasta ricerca, avrebbe dovuto· 15a,sarsis,u anahs•i anche più vafie. 'E i tempi. noi volevano più. I tempi precipitavr.1.no. ·un compre_sso ran– core cominci ava .a diffonders i contro la Commis– sione, 'ch'e ai diversi uomini ·r, partiti governanti veni'va d-i tunl'o sembrando esosa, settaria, ma-· ledica e « disfattista », mah mano c;he az21eccava , .gli espoi1enti rappresentativi cli questi o c)i quei gruppi, di questi o di quegli interessi. La stampa. diventava malvagia c;òntro la Commis,sione, e o– gnuno che sa.ppia la forrqazione del gic,rnalismo italiano dopo la. guerra, comprenderà agevolmen– te come e perohè. ,Convenivµ chiudere. Si profilava i I paradosso dell 'anacronismò. Alla «demagogia» de! upiù luce» quaerens quem d'evoret, seguiva più viofenta e fanatica la demagogia: dell'autoidola– tria nazionale, insofferente ,di ·censure, pronta a tutti j sa.lvat,aip-gi, pronta a.d esaltare anche riò che p.rim9 aveva mat~detto, cancellare ogni oosa che BibJioteca Gtno Bianco .. sempre un prossimo Consiglio dei Ministr~ », e P,iL1' tardi se ne fece .b.ello, nelle sue paterne e, fraterne di– scorse agli 'op·erai delle officine, a viemmeglio persua– de:r:li come -il $UO Governo fosse l'amico della. gente del lavoro, noi pensammo che nessun alt'ro. teiTeno sarebbe più adatto, a saggiare e svelare l'enigma del– l'~nima fascista, che questo dell'òrario di lavoro: nel quale si riassume il problema della libertà del lavoratore, libertà che s'inizia nell'atto in cui, ces– sato il làvoro servile,. egli torna ad appartenere a se stesso e_ rientra nella famiglia, nella classe, nella soc;·ctà, nella vita. Ivi infatti si concentra il conflitto non solo fra ; clatori di lavoro (coloro cioè che rice– vono e si appropriano il lavoro altrui) e i prestatori dii opera sal.arintn; ma il conflitto altresì ·fra il capi– talismo sano e fisiologico elle, pur obbedendo alla ·legge dello sfrutta.mento 1a!quale non parà• eliminata che in socialismo, ri-conoscor!o tuttavia nel lavorato– re il colla_boratore, del quale è da rispettarsi !a di– gnità, la vita, la sa1ute; e l'altro capitalismo - usu– raio, borsaiolo, parassitario -··· che no11 vive e non saprehbe vivr,re se non succhiando ai tempo stesso lavoratore e consumatore e, in quest'opera di usura economica ed umana, chia~a a manutengolo lo Stato. Or leggendo il decreto nel quale il Governo fasci– sta, dichiarando d.i averne ,seguito sostanzialmente lo schema, ha tradotto il disegno di legge che pen– deva innanzi al Parlame11to, la' parola dell'enigma ci sembra svelata. Una _cornice infatti è rimasta, dalla quale il quadro è caduto. Una lieve· compa– razion.e dei d'iie testi documenterà il nostro asserto. Il disegno d.i legge su l'ora.rio di lavoro non era affatto nè di ma;rca socia.lista nè di marca stretta– mente operaia, pur coronando la lunga speranza e un trentennio di lotte 'gloriose dei lavoratori. Prn– posto con intenti di temperanza e di conciliazione che _ne assicurassero il successo, era passato ~r la tra– fila di una esauriente discussione nel Consiglio su– peridre del Lavoro - :ntegrato per J.'ocr.a.sioné da rappresentanze anche più vaste di quelle che la leg- . ge costitutiva gli assegnava - e ne era uscito, po– lito da ogni asprezza. col consenso unanime, nonché cteilP. dt1P .:-!R~~-i ant.agoni~te, di tuHe lr categorie di .\

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