Critica Sociale - XXXII - n. 21 - 1-15 novembre 1922

I' 332 lJRl'rHJA SOCIALE · invece di odservare che chi legga Marx senza gli oc– chiali di Lenin vede chiaro come egli non sustenga af– fatto che il proletariato- n·on p'ls!'a in alcun c~so eser · citare il suo dominio senza di;;truggere l'apparecchio statale esistente. Marx nòn rigetta se non una speciale forma di questo apparecchio, la burocrazia _militarist.a, che, nel secondo Impl)ro franr,ese, era giunta al mas- ~imo sviluppo. · Egli st,esso rileva come le sue deduzioni non si riferiscono a qualsiasi Stato. Scrivendo che. « infran– g~re il macchinario burocratieo-militarist.a è condizione per ogni vera rivoluzione popolare sul Continente», egli fa ·una esplicita eccezione per l'Inghilterra, 11ppunto perchè iu Inghilterra il meccanismo burocratico-mili– tarista era ·assai ineno pesante che negli Stati conti– nentali. Oggi sono in Europa due soli grandi Stati, nei quali una vera rjvoluzieue popolare nel senso marxista sarebbe necessaria per infraugere l'orri l:iileparassitismo burocratico-militarista: la Fraucia, questo Impero si;inza imperat,1re, e, assai più in alto grado, .la Russia, col suo zar'ismo senza Za_r; 'Dalle parole di Marx risulta chiaramente come oggi la distruzione del meccanismo dello Stat.o russo sia la condizione· indispensabile di ogni ascesa proletaria. 'Per M-arx ly. classe lavoratrice, vinto che al?bia, non può. volgere ai propri scopi un meccanismo statale purchessia: tant0 meno un mecca– nismo burocratico-militarista. Esso ha bisogno di una repubblica democratica, e, se non la t!ova, deve crearla. Nel 1871, e· negli anui successivi, tp.le sembrava il còmpi~o imprescindibile del proletariato su· tutto il Continente. Gli ultimi· anni hanno mutato le cose. In quasi tutta l'Europa il proletariato vincitore troverà - la repubblica democratica bella e fatta. Non si tratterà d'infrangere la ~macchina dehlo Stato, ma di eliminarne l podtumi monarchici ed i privilegi della burocrazia e del militarismo. 0ARL(1 KAUTZKY. Coltura ---•---- L'unità della coltura. In tema di coltura proletaria si· cade spesso in· equi– yoco. Alcuni pensano che per coltura proletaria si debba intendere qualche cosa di assolutamente diverso, e magari di opposto aHa coltura com'è intesa dalle classi che oggi prev3;lentemente la posseggono e se ne yalgono come di ragione e mez'zo di predominio pol'itico eli _economico; a·ltri, inveèe, per coltura proletctriu in– tendono la utilità, anzi la necessità di èstendue ·al proletariato il beneficio· ~el sapere, chii è ora monopoliq _ qu~si esdusivo delle classi dirigenti e, comunque, u;;_ odwso privilegio di· chi ha mezzi e tempo per· procu- · rarsela. I primi non sanno concepire la coltura· come obiet– tiva conoscenza della realtà, o almeno come un deside– rio disinteressàto di ricercarla e di venir"oe in poss,is~o, qualunque essa sia, ·favorevole cioè o contraria alle nostre pradilezioni e ai nostri interessi. Vedo~o nell'a'rte nella scienza, nella filosofia altrettante ancelle, pron~ agli Ìntereslli delle classi dominanti, e scong;iurano il yroletariato di tenersene· lontano, come da agenti cor– ruttQri. (E' di ieri l'accusa mossa apertamente da costoto ai fautori della' colturà operaia.di svigorire,, intenzi~nal- · mente o i_nconsapevolmente,. l'energia·riv.oluzion~ria del . . Biqliot~ca Gino ·Bianco 'pro'l'~tariato,. combattente la sua lotta di classe; col le– nitivo della coltura>. Vi furono sempre - e vi sonQ anche ai gio.rni no– stri - artisti,· filosofi e scienziati venali· che volgono il loro sapere a sostegno e dife~a del privilegio; ma essi i::.onsono ·mai i più grandi, e ,non sono neppure lq. scienza, l'arte, la fìlosofì11: del grande albero che si estolle al cielo essi scino i ·rami più gracili, che domani sLseccheranno··e cadranno nella voragine dell'oblio. Nell_e sue grandi line~ storiche, la scìenza -· intesa come co.nqnista [Jl'aduale della' co11oscenzà - fu sempre più rivoluzionarit1. çhe ieaziouaria; e non per nulla · tutte le tirannidi la temerono e nè vollero soffocare la voce con bavagli,· con tormenti e con ..roghi. · La coltura è una, e se le parole coltura proletaria hanno un senso, esse • in primo luogo, significano che « il proletariato deve assimilare i valÒri umani della « scienza e del-le arti, senza di che è impossibile essere « uomini istruiti, senza di che ·il proletttriato resterà • barbaro e non.potrà mai usufruire veramente nè del • potere· nè degli strumenti di produzione dei quali « si· fosse impadronito • . • Ques\e parole, che ammonis.cono della necessità ·pre– giudiziale di una cultura umanistica· del proletàriato, •furono scritte recentemente da un i:ivoluzionario non sospetto, dii Luntttciars!fi, Commissario per l°'istruzione nel Governo russo dei Sovteti; e le riferì un pe-riodico comu_nista italiano, da cui le desumiamo. · .. E p.erchè non si equivochi sul :significato che' il· Lunatciarski attribuisce. alle parole scienza ed arti e noi! si creda -cll' egli concepisca la coltura proletaria come qualche cosa di opposto o di diverso da quel che si chiama comunemente e semplic~mente coltura (taluno aggiunge; con intenzione dispregiativa, l'appellativo . borghese); il Lunatcia~ski spiega che la scienza e l'arte di cui pf!,rla è proprio la calunniata e bistrattata scienza · ed arte borghese, cioè l'unica scienza-·e l'unica arte· che · ési~ta, quellf\ che ogni-generazion~ eredita da1le ~rece- . denti e tramanda alle succes;iive, accres·ciuta e ·arricchita I dal suo proprio sforzo . .. - • Non dobbiamo in nessun caso -· egli esclama lasciate il proletariato estraneo a tutte le mirabili opere accumulate dal genio dell'uman.ità , . Se, infatti, la coltura è conosce~za, nessuna solu– zione di continuità è possibile e concepibile fi:a il pa– trimonio colturale ~i ieri, di oggi e di . domani: • ogni fase di coltura n?n è che lo svolgimento, l'àccrescimen– to, in profondità ~-in ampiezza, della fa8e precedente, da _cui deriva anche quando I).e corregge gli errori e ne colma le là.cune, anéhe quando la nega.· · Il conc~bto della coltura, svuoté.tq del· suo senso · storico, svanisce e non ~ignifica- piÌ;l nulla. La 'coltura è una.fa.ticpsa conquista dell'uomo so.U'ambiente osti.le e su se stesso f' essa dura da quando comparve sulla terra ht pri,ma creatura pensaµte; ebbe s~sté e Llevia– menti, ma la sua linea essenziale si svqlge diretta. negli orizzonti della storia e, prima di scomp~rire nei baratri del tempo, ogni generazione ne- consegna alla veniente la:fiaccola inestinguibile. , . No, nessuna rivoluzione politica, so_çiale o religiosa, neppure la rivoluzione russ.a, che, nelle intenzioni al– menp de' suoi fautori, do.veva- essere la più - profona'a e radicalll ricostruzione di un.'ord.ine nuovo - una. specie d~ palingenesi, potè rinnegare o _d_is.tr!)ggere il rètaggio d1 coltura trasmessole dall'ordine antico, di cui pur vbleva essere la negazione e il superamento. Questo afferma il Lunatciarski quando ammQn\~c;e: • Vi è chi •· di,ce-che diffonder.e là scien'11ae l'arte antica è servire • t gusti 'borghesi e cont~minare il _giovan·e organismo

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