Critica Sociale - anno XXX - n.23 - 1-15 dicembre 1920

CRITICA·SOCIALE 359 Questo - lo sappiamo -- non è ~ncora sociali– smo, perchè non abbatte dalle fondamenta il pri– vilegio capitalistico; lo lascia sussistere, anzi, e lo riconosce sotto più aspetti. Ma lo indebolisce, perchè, pur lasciandogli gran parte del profitto,' gli toglie, in tutto o in parte, il governo di quel meccanismo produttivo onde il profitto deriva, e .quindi anche la direzione della vita economica. Sopra tutto accresce l'influsso della classe ope– raia, la pone di fronte ai problemi del modo di organizzare la produzione, le insegna a conoscere e a govern are i cong egni di questa, a perfezionarli secondo le esigep.ze di un interesse collettivo so– stituito a un interes se privato. E' un'opera per– tanto, efficacissima, magnifica di preparazione e di approssimazione socialista, atta a facilitare enormemente il còmpito del periodo rivoluzionario é postrivoluzionario e -a meglio assicurarne il suc– cesso. E, appunto perchè la preparazione dell'elemen– to umano ha un valore di primo ordine, nel lavoro da compiere è inclusa anche url'opeTa larga, me– ditata, organica, per elevare l'intelligenza e la coltura della classe lavoratrice: nuove scuole ele– mentari dove sono tuttora insufficienti, scuole se– rali e festive per gli adulti, scuole professionali dirette a dare una coordinata e razionale cono– scenza dei successivi stadi del lavoro compiuto nelle singole industrie e, quindi, dell'assetto di queste; fondazione di università e biblioteche per il proletariato, le quali,. senza esser guidate da settarismi meschini che pretendano di limitare con paraocchi lo sguardo dei discenti, forniscano quel genere di coltura che meglio s'adatta alle esigenze della classe operaia e può servire ad una larga e sjcura sua preparazione tecnica, ammini– strativa, politica. * Tutto ciò non JìÌ fa senza incontrare resistenze: e se queste non si possano vincere in modo di– verso, ecco che può present .rsi la necessità, per il Partito Socialista, di assi mere il potere anche "nel regime borghese. Assumere il potere da solo, non con la collaborazione di frazioni della bor– ghesia, ma con la cooperazione, -tutt'al più, di elementi tecnici; assumerlo, però, con la consa– pevolezza e con l'intenzione che non si tratta di abbattere d'un colpo -tutto il regime borghese per far sorgere al suo posto, d'incanto o con un fret– toloso e coartato lavoro di ·costruzione, il regime socialista, ma che si tratta di preparare, in con– dizioni più vantaggiose, la graduale più rapida formazione di questo, perchè · sia meglio e più presto in grado di abbattere e sostituire il vec– chio regime. Una siffatta eventualità· non dovrebbe scando– lezzare nessuno. Chi inneggia all'opera del Go– verno russo, il quale pure ha accettato e offerto, .per incontestabili e perentorie necessità di vita, accordi e patteggiamenti· col capitalismo di casa sua e, più ancora, con quello di fuori, non deve trovar strano che si possa, in un primo periodo di governo socialista. accettare (diciamo pur an– che: sopportare) la sopravvivenza dell'ordinamen– to capitalistico. L'importante •è che si ha cosi la possibilità , di affrettarne il tramonto, con una azione il cui effetto è indubbiamente più sicuro, ìblioteca Gino Bia•nco perchè e!sa prepar11 l'erede e il seppellitore, per– chè, mentre distrugge, costruisce (e distrugge, anzi, in quanto costruisce); perchè non imposta il giuoco della rivoluzione sulla carta di una insur– rezione, la quale, quand'anche riuscisse vittorio– sa nel cimento delle forze interne, sarebbe poi condannata - nella presente situazione - allo sfacelo, come ha ben dimostrato la nostra Con– federazione del Lavoro nella lettera di risposta al Losowsky. •· Muterà la situazione? e muteranno anche le previsioni e decisioni nostre. Ma noi non possia– mo adattare la: tattica a un ipotetico futuro di cui non abbiamo (nè alcuno tenta di prospettar– ci) gli elementi. Giudichiamo sulla base di quel che vediamo attorno a noi e ad esso adattiamo le forme della nostra azione. Tre cose sono, a tal riguardo, da ten~r pre– senti:· 1) L'assunzione del potere è assunzione di responsabilità e- di difficoltà gravi. Il Governo so– cialista dovrà assumere l'eredità di una crisi grave, governare uq Paese che è affetto dalla care– stia e che esigerà e crederà di poter esserne pre– sto liberato, 1 solo perchè l'avvento dei socialisti al potere dovrebbe aver tosto sgominato le male arti degli « untori » della speculazione (che ha certo grave responsanilità del disagio, ma non ne è causa esclusiva); dovremo ristabilire la di– sciplina e il desiderio del lavoro, intensificare la< produzione della ricchezza, da volgere a profitto della collettività nelle forme e coi provvedimenti sopra accennati e in quelle e con quelli stupen– damente tracciati nell'opuscolo del Bauer, La via al Socialismo; dovremo diminuire la necessità di importazioni dall'estero, restaurare un po' alla volta il valore della moneta, ricostituire un po' alla volta le esauste riserve di molti generi; do– vremo mantenere rapporti amichevoli con le na– zioni capitalistiche fornitrici di viyeri, di materie prime, -di denaro, senza rinunziare per questo al- 1' opera nostra di pacifica rivoluzione: una soma di lavoro difficile, preoccupante, a cui il Partito, evidentemente, non dovrebbe sobbarcarsi se non perchè si persuada che non c'è altro mezzo, che sia consono agli interessi 'del Proletariato, per uscir fuori da questa situazione terribile, e se non quando ritenga di aver qualche probabilità almeno di successo. 2) E perchè questa probabilità ci sia è, anzi tutto, necessario che il Proletariato approvi e ap– poggi l'esperimento socialista di governo. Nessu– no vorrebbe condannarsi oggi ad essere nè un Kerensky nè un Noske. In uni Paese come l'Italia, con le tradizioni remote e recenti del suo Partito socialista, nessun socialista potrebbe e vorrebbe, cioè, accettar di governaré se non come esponente. di una situazione voluta o accettata dal Proleta– riato. E dovrebbe esser governo che si sforzi di seg-uire, quanto è .possibile, le forme e i metodi deIJa democrazia, riconos.cendoi diritti delle mag– gioranze e rispettando quelli delle minoranze, col massimo di libertà, col minimo di coartazioni. 3) Soloquanda appaia l'impossibilità di mante– nere altrimenti l'equilibrio e di vincere con altro mezzo la crisi, solo allora il regime democratico po– trà approssimarsi alla dittatura, evitando però ogni inutile violenza, ogni limitazione non necessaria

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