Critica Sociale - anno XXX - n.23 - 1-15 dicembre 1920

358 CRITICA SOOIALE " lAVin Al~O[IAll~MO E l' nnnn TA AlPOURE nella mozione di Reggio Emilia La situazione nella quale oggi non soltanto l'Italia si trova, ma si trovano quasi tutti i Paesi, anche quelli che non furono direttamente to~– cati dagli orrori della guerra, 110n ammette, evi– dentemente, che queste possibilità: o si continu~ avanti in uno stato di crisi cronica, senza sensi– bili attenuazioni; o la crisi si avyia verso un p~o~ gressivo miglioramento di condizioni; o la cnsi precipita verso il fallimento e la rovina. La prima ipotesi consente alla sua volta la pos– sibilità di varie previsioni. Può darsi che in que– sto stato di equilibrio instabile si venga logoran– do, di preferenza, la forza della borghesia, la quale ~i vegga sfuggire s.empre più di mano la direzione delle forze produttive e dell'assetto po– liticò e amministrativo, non riesca a impedire il progressivo disfacimento dell'organismo economi– co e finanziario che ogg·i costituisce la forza e la vitalità sua, non sia più capace di dominare la forza armata che oggi ha a sua disposizione; op– pure può darsi che. sia invece il proletariato le cui energie si logorino più rapidamente o più gravemente, che esso non sia capace di mantenere salda la organizzazione delle proprie -forze, che lél. fremente e ansiosa attesa generi in esso o scatti di impazienza che la forza armata della borghesia riesca a reprimere, o una specie di collasso per effetto del quale lo spirito combatti– vo si deprima, lo scoraggiamento e la sfiducia facciano diradare le fila, l'organizzazione, un po' alla volta, si dissolva. E' evidente che noi dobbiamo evitare questo secondo caso; c in ciò tutte le frazioni sono certa– mente concordi. Sul primo caso ci può essere (c'è, anzi, senza dubbio) qualche dissenso. Parrebbe infatti che il progressivo indebolimento della borghesia dovesse segnare o favorir~ un incre– mento di forza del proletariato, schiudergli la via al predominio della società. Questo non è vero, in mo<ilonecessario. Potrebbe, infatti, esserci an– che il pericolo di un temporaneo rit6rno a un periodo precapitalistico, a · un nuovo medioevo pieno di orrori e di miserie. Ma anche quando si voglia scartare questa previsione, è evidente che l'ipotesi stessa del prolungarsi della crisi at– tuale include il permanere di una disorganizza– zione economica sociale,, la insufficienza della pro– duzione per i bisogni fondamentali della vita con • una difficoltà sempre maggiore di. rimetterne in moto il meccanismo, con la conseguente riduzione delle poche riserve esistenti. Il che vuol dire che, se il persistere (che sarebbe, per ciò stesso, l'ag– gravarsi) della crisi portasse al potere il prole– tariato, questo verrebbe -a raccogliere una terri– bile eredità e fonderebbe un regime che, anche se difeso, come il Governo russo, da una poderosa forza armata, sarebbe, nelle presenti condizioni internazionali, inesorabilmente destinato a una rapida caduta, per le ragioni g·ià esposte nel n1io pre~edente articolo, di cui.-fra gli stéssi comunisti puri, nessuno, che ragioni, tenta negare il valore. (E' Graziadei che dichiara che alla -vittoria della BibliotecaGino Bianco. "rivoluzione italiana è nE:cessario il pronto ~ soli– dale aiuto della rivoluzione o inglese ~ amencan~, senza di che sarebbe destinata a basire nella di~ soccupazione, nella miseria, nella fame; e molti altri della sua frazione dicono o pensano la stes– sa cosa). Si comprende che l'effetto non sarebb~ ?iverso nel caso di un celere precipitare d!)lla cnsi verso il fallimento e la rovina. Le condizioni in cui si instaurerebbe il predominio proletario sarebbero diverse solo in qualche •particolare; le cause di un rapido disastro rimarrebbero, sostanzialmente, im– mutate. E allora non c'è che questa via: adoperarsi, quanto è possibile, affinchè nei paesi di cui_ noi siamo economicamente tributari si crei una situa– zione sempre più favorevole alle esigenze e al trionfo del movimento socialista e delle supreme rivendicazioni cui esso mira; abbandonata ogni incivile e antisocialista invocazione ad una vio– lenza sporadica e rissosa, che giova ·solo a stimo– lare gli istinti di violenza avversaria, prepararsi tuttavia a fronteggiare nel miglior modo quell~ evenienze che le vicende possono imporci -::ontro. ogni nostra invocazione e volontà, e frattanto la– vorare ogni giorno perchè la soluzione della crisi (che è, per le ragioni esposte, l'unica via di scampo anche per il proletariato) , si compia non in modo da costituire il ripristino del regime capitalistie') e del predominio borghese, ma in modo da pr~– parare e iniziare il regime collettivistico e il pre– domìnio della classe lavoratrice. * Sono queste le approssimazioni socialiste di cui parla la mozione di Reggio: delle quali le linee direttive e gli esempi nascono dalla stessa azione che hanno svolta per tanti anni il nostro Partito e le òrganizzazioni sindacali·, e per cui e'è oggi il concorso di forze più numerose e più salde e la certezza, pertanto; di più cospicui successi. La riforma d'oggi non è più,. certo, quella per· cui pareva conveniente, qualche anno addietro, im– pegnare tutte le forze del proletariato. Oggi è logico chiedere e possibile ottenere molto di più, se sapremo evitare che la borghesia risolva solo per sè la sua crisi, chiudendosi poi in una infles– sibile resistenza la quale le offra anche il destro, con gli immancabili contraccolpi, di fiaccare cou una sanguinosa reazione• le fòrze del proletariato: come è g·ià avviata a fare, valendosi di tutte le opportunità generosamente offerte dai nostri er– rori al suo cieco e feroce egoismo. Approssimazioni socialiste sòno oggi: il riscatto dl:ll latifondo per formarne vasti demani agricoli nazionali da affidarsi, con adeguati finanziamenti, a Cooperative di lavoro, con quelle forme di con– tratto che in ciascun luogo si riterranno più op– portune; la socializzazione delle miniere e delle altre industrie già pronte, per il loro sviluppo, a esperimenti di gestione collettiva (molti stabi– limenti metallurgici e meccanici, quasi tutti gli zuccherifici, parte dell'industria molitoria, molti stabilimenti di filatura e tessitura, ecc.); l'orga– nizzazione del controllo degli operai sulle singole .fabbriche e industrie non ancora socializzate, con partecipazione, diretta o indiretta, alla loro ge– stione. ,

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