Critica Sociale - anno XXVI - n.12 - 16-30 giugno 1916

180 CRITICASOCIALE -operaia - debbano tornare a consistere nella fra– tellanza dei lavoratori, uniti in un patto di solidarietà •edi amore al di là dei confini degli Stati. E chi fosse proclive a condannare come antinazionale questo moto·, che non deve essere, e non è, se non interna– zionale, il che non può significare -ostile ·alle aspi– razioni di giustizia di tutte le nazioni, ricordi che il più italiano degli italiani, Giuseppe Mazzini, nei primi anni della sua azione politica era stato il fon– -datore della « Giovinre Europa », negli ultimi strin– geva « un patto fraterno cogli uomini che rappre– sentavano il principio (repubbhcano) in Europa, e .... eoi migli.ori uomini degli Stati Uniti d'America» (1). Ma nessun dubbio che tra il cerca.re di annodare vincoli fraterni fra uomini di varii Sta ti e naziona– lità, accomunati da interessi e da idealit:ì,, ed il de– negare o, peggio, sprezzare l'idea di patria ,o di na– zione, vaneggia l'abisso. Folle, quando non fosse delittuosa, sarebbe quella propaganda, che sotto il pretesto di curarsi dei soli intevessi economici di -classe, in realtà finisse per tradirli, dimenticando, o fingendo di -obli.ave,che il proletariato di un paese sottoposto a dominio stra– niero è - lo sa.nno i Belgi - doppiamente servo; ma una tale propaganda - che rimane sporadica -come la rivolta anarchica .e non ha nulla a che ve- -dere col ,socialismo rettamente inteso che, come con- ,danna lo sfruttamento da -classe a classe, condanna l'usurpazione <la nazione a nazione - se incontra fortunatamente invincibili resistenze nell'istintivo at– taccamento degli uomini alla propria terra, può tvo– vare purtroppo pericolose alleate nelle ingiustizie ,ehe rendono matrigna e non madre quella che deve essere « la Patria di tutti, la Patri.a per tutti» (2), e nella miseria che manda raminghi' per il mondo i figli di una, terra. E trova, non remore moralmente '.efficaci, ma piuttosto suggestioni ed· esempi di un'al– tra propaganda, appaL'entemente· antagonistica, ma che le è sorella nel dispregio del valore morale delle idealità nazionali e nella· pr·eoccupa,zione, ancora più ingiusta ed aftrettanto insensata, di interessi preva- 1-entemente materiali, qua borgp.esi come là ·prole– tari: quella dell'egoismo imperialistico, che svuota di ogni contenuto universale, e cioè umano, l'idea di nazione, dimenticando che « il pr<Jprio diritto cessa d'esistere il giomo in cu.i se· ne sçonfessi l'e– sistenza per altri» (3). « Abborro - ·scriveva 'il Mazzini - la nazione usurpatric,e e imbevuta· di monopolio che travede la propria forza e la propria grandezza so1amentè nel– l'altrui debolezza o nell'altrui povertà (4). Ed egli, ehe non poteva certo dirsi un bestemmiatore della patria, diceva: « .... più assai che la Patria, la Fa– miglia è un elemento della vita .... La Patria, sacra in oggi, sparirà forse un giorno, quandò ogni uomo rifletterà nella propria co-scienza la legge ID•orale dell'Umanità; la Famiglia durerà quanto• l'uomo (5). Parole conosciutissime, queste, nelle quali, meglio ehe il presagio di un futuro così' remoto che noi non riusciamo neppure ad intravvederne i primi. se– gni che ne determinino i contorni, pare .a me si· debba leggere il semplioe augurio di un',epoca, in cui sia sparita ogni boria delle Nazioni, per usare una frase del Vieo, ed in cui l'amore del natio loco che, quando (1) _,1_uea11za .-ep11bbitcana (1866): s. E. I., XIV, p. 2to. (2) " Finol!è un solo. tra j vostrl fratelli non è rappresentato dal vroprlo voto nello sviluppo della vlta nazionale - ftnohè un solo -vegeta Ineducato tra gll educati - ftnchè un solo, capace o voglioso di lavoro, langue per mancanzà dl lavoro, ,nella miseria - voi non avrete la Patria come dovr·este averla, fa Patria dl tuttl, la Patria per tuttl •· Doveri deW1tomo; s. E. I., XVIII, p. 64. (S) RicapLtolazione (1861); s. E. I., IX, p. U8. (4) I sistemi e la democrazia (1849); S. E. I., VII, p. 387. (5) Doveri dell'11omo; S. E. I., XVIII, p. 68. BibliotecaGino Bianco I non si conv,erta, per esasperazione, in odio, è così natural-e in ogni uomo, possa, in •ogni uomo, conci– liarsi col compimento di quei doveri verso l'Uma– nità, che il Mazzini medesimo insegnava essere primi per importanza fra i doveri dell'uomo•, perchè, senza intendere quelli, non si pos-sono compiere se non imperf,ettamente gli altri. Domanda.te, a chi si professa oosm-opolita ed af– fetta, a ,cuor Leggero, di ignorare· la patria, se egli' si sia mai' trovato all'estero, e se ma.i, proprio mai, la nostalgia del suo focolare, oppure accenti stra– ni,eri, e talora beffardi od ,ostili, non abbiano ravvi– vato o fatto nascere nel suo· cuore il sentimento·, do– loroso o geloso, ,dell'appartenenza alla propria terra. Scriveva a.rgutamente il King: « Il cosmopolita, il quale parla di dovere ~erso l'umanità e trasc;ura la nazione, fa eorl,le ,chi ,comandasse agli uomini di sa– lire una scala e ne togliesse i piuoli >> (l'): Parafra– sava, così, un ,concetto mazziniano: « Patria e Fa– miglia sono come due civcoli segnati dentro un cir– .colo maggiore che li contiene; come due gradini d'una se.ala senza, i quali non potrestè salire più alto, ma sui quali non vi è permesso arrestarvi» (2). Fe– del,e al sµo grande conoetto umanitario•,· che egli ha comune col socialismo, il Mazzini insegna non es- • sere lecito arrestarsi, neppure alla cerchia della na– zione, nel compimento dei propri doveri; vi è un valor,e più alto, per lui come per il socialismo: l'U– manità. M.a egli .addita la via ,che si deve perco-rrere, -la·se.ala che si deve salire. - Le due rivoluzioni - quella nazionale, per tutte le patrie, auspicata dal genio del Mazzini; qUella– ,sociale, auspicata dal· genio del Marx - sono ben lontane dall'essere compiute. - · Il mazzinianismo comprese, pur mirando preci– puamente a rivendicazioni nazionali, la prevalente importanza e la santità del problema s,ociale. Il so– cialismo, senza abiurare la sua fede e senza mutare ) suoi metodi internazionali di organizzazione, deve comprender,e - contro le aberrazioni di un pazzo herveismo, che, rinnegatissimo dal suo più chias– soso· assertore ·che gli diede il nome, non può ormai annidarsi che in cuo,ri aridi od esulee·Jìati ed in cer– velli meschini, ed altresl contro le aberrazioni, egual~ mente funeste, degli imperialismi della classe capi– talistica, che, a favore dei propri,inter.essi, calpesta le altrui idealità nazionali - ,che, classe o popolo, chi pretenda .di saltare, comunque, credendo di fare il proprio vantaggio, quel gradino inevitabile . fra l'uomo e l'umanità, che è costituito dalle nazioni, è destinato a spezzarsi le reni. A questo valore morale - e, cioè, universale - delle idealità. nazionali, che, costituisce la caratte– ristiia più, notevole del sistema mazziniano e che non ha nulla :a che vedere cati un gretto nazionali– smo, perchè anzi ne è proprio• l'antitesi, deve fare omaggio il socialismo moderno; e ad esso inspirare la propria politi,ca internazionale. , Ma vi è un altro punto - e sarà l'µltimo, al qua,le aèenneremo - in eui il socialismo moderno ha dato, e d9veva dare, ragione .al Mazzini, se pure, in modo talpoco diverso• da quello che ,egli auspicava. « La questio-ne sociale - scriveva_ egli nel 1872,- è inevitabilmente connessa colla politica: non è pos– sibile risolvere l'una senza risolvere l'altra» (3). Potè il movimento socialista illudersi talvolta di ottenere successi, rimanendo- nel terreno puramente - economico, e cioè apolitico. I risultati non poterono essere .çhe effimeri: il corporativismo è proprio la negazione 'del socialismo. La questione è oggimai (1) KING, Mazzini; Firenze, Barbèra, 1911, p. 306. (2) Doveri deW1tomo; s. E. I., XVIII, p. 45- (S) Un Congresso democratico ; s. E. I., XVI, p. 239.

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