Critica Sociale - XXV - n. 22 - 16-30 novembre 1915

350 CRITICA SOCIALE Dio, il più diffi.ciJ.e, forse, che il pensiero umano possa affrontare, e ci parlerà pure deli'or-igine del · mal-e, della p,ermanenza dei valori umani· nel Valore Supremo, e di altre impo-rtantissime questi-on-i meita– fisi,che connesse· al prob1'ema centrale. Il problema di Dio dev-e cessare .di esse,re un ~ppann,aggio della teologi.a- medi,evahstica per diventare di ·piena Spd– tanz.a d-ella filosofi.a. L'A.Ji,otta è tanto p-iù chiamato ad asso,lve·r,eqruesto, còmpito in quanto non 0.'cceitta l,a distinzi,one kantiana tra ragion pura e ragion praticà, e sostiene che il nostro pens-i-ero, anche quando si fo.nd, a su contenuti di coscienza sert-timenfalì, etici o fantastici, è sempre teoretico. Tutti gli spiriti veramente liberi e « spr,egiudi,cati >>, tutti coloro che sono a!i-eni tanto daUe affe.rmazioni dogmatiche quanto daile negazioni settarie, devono assistere con corrÌpi:aoenza a questi audaci. tentativi di dar-e colla ragi,one la scalata ,all'Olimpo• e di rendere razionali ecl espliciti i motivi ciel/a fede. Il teismo razionaiisti-co dell'Aliotta, non arriva oertamente a con- · fond-ere la filosofia colla religione; ma, pe,r nostro conto, sarà tanto più meritevole cli adesio-ne quanto più si sforz,erà di valorizzar-e gli eJ.ementi raz-io-nali della fede in -0onfronto di quelli clogma-Hci, mistici e misteriosi. Sono ,appunto cotesti elementi misti,ci e misterios,i q·uelli. che permettono allle Chi-ese costi– tuite di esercitar,e efficacemente le lo-r,o funzioni di conse,rvazione e, reazione sociale. Svalutiamo _il misti 0 cismo, e vedr-emo- anche indebo.Ji.rsi J.e funzioni di · mera- òons~rvazione sociale d,ellé Chiese. Bisogna che gli uomini appartenenti aUe varie f.ra – zioni della d,emo-0razi.a si convinca:nÒ che aJ1cleri,ca– lismo sono più dannosi colo·ro i quali discutono criti– camente dei ,canoni de.J1a fede ,e non si adombrano di una soluzione positiva del problema di Dio, che non quelli che prof-ess.ano un ateismo dogmatico. I m,a,te– rialis-ti lasciano il tempo che trovano, mentr,e gli· a,1- tri incuneano il pungiglione cleHa critica ne ,JJ.ei, ncri– natur-e del masso e minacciano di mandar in rovina proprio queUe parti delle istituzioni, re.Jigi•ose, che ai . cJ.ericali ve.ri stanno maggi,ormente a cuor-e. Lo stesso socialismo deve -risolver-e in a)tro mo-do da quello tradizionale la questione· dei suoi rappo-rti colla r-eligione. La formula: « l,a religione è affare, privato » è « transigente >i, ma non suffioonteme-nte riformà.trice. Essa è ·troppo empiri,ca, e lascia impre– giudi,cata la questi·one religiosa dal punto .di vista speculativo, che non è meino i.nter,essante di queUo pratico. Occor;r-e penetrare. più add;e,ntro ne\la que– stione,, e vede-re s~ .'non ci -sia Diodo 1 di re,nd·ere più raziona-li l:e sue basi, come cercano fare oggi akun-i pensatori, quali l'Alio.tta e il Ro,yoe (I). La r-eHgione è una cos.a seria. Anche se non si è disposti ad ammetter-e la sua derivazione- divina, non si può negare che· -essa sia uno dei fattori più d-oci– si.yi neHa ,evoluzione sociale. Il più apprezzato eco– nomista· vivente·, Alfredo Marshall, ha scritto. che l'uinanità è mo,ssa da due grandi forze: l'economia e la rel:igione. È erro-ne-o supporre che J:a. religione sia d-estinata a sparire in un pros·simo. o in un lontano àvvènire. Ben ha mostrato il James, in un suo noto (I) Tutta la filosofia di quest'ultimo Insigne scrittore americano è ,·e!igiosa nel senso ohe tenta provare come l'Immortalità. dell'anima e l'esistenza di Dio (I due postulati" rondamentall della religione) siano suscettibili di dimostrazione razionale. Alcune delle principali opere del Royce, quali La -,itoso-,ia delta fedettà, Lo spt,,.Uo detia -,itoso-,iamoden,a e 1t Mondo e Vlndtvtduo, sono state tradotte da G. Rensl con I tipi dell'editore Laterza di Bari. BibliotecaGino Bianco libro sull'esperienza religiosa, che sono assai nume– rosi gli uomini i quali no,ri possono vivere· se-nza cre– de-re che il Rene trionferà comunque sul m,a!,e nel– l'universo, e che la loro personalità ps·rma-rrà anche dopo morte. Tal,e permane,nza sarebbe neoessari,a ad assicur,a,re la perpetuità dei valori uinan-i (bontà, ve– rità, giusti.zia, ec-0.), i quali, a.ltrìnienti, dive.rrebber,o illuso-rl e i-I mond,o sarebbe s•enza co'.strutto ne,! suo.· compl,esso. P-er costofo, l'atto puro reiigioso - ciòè la libera unione ·della loro oosci,ènza ·colla postulata H.agi,o,ne,che deve governar,e il mo,ndo, le.gge· e J.egi– sJ:atrice nelilo stesso tempo - è una necessità lo– gica; psi,cologica e morale; e lo com,pi,ono anòhe s-e sono persons coltissime, al corre,nte di tutti. i risul– tati deLla scienza. L'opinione che la sd,enza (intesa nel senso fisi,co– ma-tematico) sia chiamata a soppiantare la religione e che, mano mano che la scienza a.va ,n,za, la re•li– gi,onè indi-etreggi·a (un Luogo ,comune, èote.s-to, di molti « anticlìe-ri,oali>> ), è completa-niente sbagJ,i,ata, · e corrisponde a una fase d,el.tutto oltrepassata de,J po– sitivismo. No•i non d'obbiamo contar:e, suila scomparsa deUa- r•eligione, · ma sulla sua purifi.cazio,ne d,a tutti quegli ,elementi spurii che vi si sono infiltrati, e che permettono, lo sfruttamento della sup,e·rstizione deHe ma·sse, ,a scopi di difesa· di classe. A ques,ta òper<J. di benefica epurazione -s-ervono, a nostro avviso,· a.J– cune. fil.oso,fi,ere-ligio-se d'oggi, di cui con i nostri artico-li abbiamo fatto oenno·. Fo-rse, s-e ci è peirmesso ,terminare con una: pro– fezia (tu sol, pensando; o Idea/, sei· vero!), nel Lon– tano avvenire le forme ·pratiche di redenzione- eco– nomica d-ellle plebi si d1sposerianno a que.Jla reli– gi.one natural-e, che ha « nel mondo il suo tempio e . nella nostra coscienza la riv,elazi9ne· perenne>> (per usare una frase pittoresca dell'Afiotta), e i due mo– menti si fonderanno fo una sintesi sup,eTiore, chia– mata a reaJ,izzare ·razi·onalm-ente, nei -s-ecoli, l'id,eale ehco sulla terra.· ETTORE MARCHIOLL FRA LIBRI E RIVISTE L'organizzazionè scientifica delle vndustn•ie,_ Un -g,erui.a-1,e ingegnere americano. W. Taylor, da qualche lustro ·si è f.a,ttopromoto,r,e di un nuovo, s•istema di organizzazione del lavoro nelle officine ,e negli st,a– biliq1:enti industriali,, allo scopo di aumentare la pro– duzione. senz.a accrescere la fatica dell'op,eraio, il quale può così o.ttenere un incremento considere-voJ.e nel. salario. I principi fondamentali di, cotesto sistema Taylor, che negli Stati Uniti d'Amerioo ha già tro– vato qualche diffusione, sono esposti da O. Arena nella Nuova Antologia del 16 settembre 1915; è. sono i seguenti: Secondo il Taylo,r, lo s-oopo prindp,a,le di una, oTga– nizzazione industriale bene intesa - cioè di .una o-r– ganizzazione, ver,amente scientifica, e non empirica, come è generalmente oggi, - deve essere quello di assicurare tanto all'imprenditore· qu.anto agli operài I-a massima prosperità. L'espressione « mass.ima pro– sperità >>va presa nel senso più largo per significare non solamente il massimo r-eddito possibile per l'im– prenditore e l'opea,aio, m:a ancora lo sviluppo inte– grale di ogni ramo dell'azienda a un punto tale -0he la prosperità sia permanente. Per ottenere questo risultato, è necessario .che lo scopo principale dei di– retto-ri detle officine come del ·personale opera,io sia . quello di formare ciascun individuo cosi da fargli eseguire nel più bre-ve tempo possibile il lavoro che meglio si confaccia allie sue attitudini naturali ..

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