Critica Sociale - XXV - n. 22 - 16-30 novembre 1915

CRITICA SOCIALE 349 mo addielr9, in parte sulle seguenti considerazioni, tolte dallo "studio già citato della Cultura Filosofica. Esclusa la tesi dell'idoo.lismo assoluto, il quale eli– mina il problema -dei rapporti del pensiero con la realtà este<riore, negando add'irittura questo secondo te<rn;iirne;rigettata qualsiasi forma di monismo reali– stico (1), p~chè rimarrebbe da spiegare come il pen– si.ero possa -mettersi in rapporto con quell'unica so– stanza, cerveUoticamente postulata· dai monisti, e oon che diritto il pensiero· trasferisca in essa le sue for– me subiettive (le categorie); non rimari,e altra via pe•r rendere intelligibile la relazione essenziale, che deve collegare lo spirito umano a:lla natura affinchè sia possibile la conoscenza e sia giustificato il suo va– lore, se non porre tra i due termini un l-eg,ame di ordine ideale in una Assoluta Coscienza, alla quale entrambi sieno presenti come fasi successive di un su-0 eterno disegno. La ·credenza nell'uniformità delle leggi naturalii, che sta all,a radice di ogni previsione scientifica,· a·• che altro si riduce, se non alla fede nella coerenza della natura, cioè al presupposto che i pro,cessi cos– mfo,i si svolgono non a capriccio,, m:a secondo ra– gione?- E, se la ragione è cosJ. cons.ideTata rea.ile an– che fuori del so,ggetto umano, se il dover essere che è nelle sue norme è pensato come qual-cosa di valido anche fuori dell'anima nostra, non siamo di neces– sità condotti ad una Autocoscienza Assoluta, per la quale possapo aver valore quelle norme? Solo se la realtà è considerata come espressione ·di una Mente analoga alla nostra, possiamo a buon diritto esigere che in essa valgano le stesse norme ideali, che for– mano l'essenza della nostra ragione, e presupporre nell'ordine delle cose obiettive una matematica che segue ·le leggi de!aa nostra. Sol,o ciò che poil'ta irn, sè_ l'impronta di un Pensi-ero Creatore può essere inteso e ricostruito legittimamente in termini di pensier-0. La razionalità, che la sci-enza postuLa nella natura, ci ripo,rta alla Coscienza Divina come a una integrazione necessaria de!J.a nostra conoscenra, perchè una ra– gione, un sistema obiettivo di conoetti e di r-elazioni ideali senza coscienza, è qualcosa che non si ri,esce ad intendere. Chi crede nel valore obi-ettivo delh sua scienza è, pertanto, portato a, cred-ere anche in Dio; se non esiste un Assoluto Pensiero, fa natura non può essere razionale; e, se nelle cose non vi è alcuna razionalità, la ricostruzione, che facciamo di esse con le categorie e i principi deHa nostra mente, è un 'arbitraria projezione destituita di qualsia~i va– lore (2). Ogni scienziato (anche se si pro.fessi materialista), ogni oe.rcatore di verità, è sa~rdote di quella reli– gione naturale, che ha il, su-0 tempio nel mondo e la sua rivelazione per-enne nella nostra co-scienz,a. Il co– mune principio, da cui tutto trae origine, non può essere che una Assoluta P,ersonalità, la qual-e, come la nostra anima, è Volere, Pensi-ero e Fantasia in un indivisibile tutto; un Io non immobile e chiuso in un'astratta identità, ma che si rinnova eterna– mernte nena. sua inesauribil~ vita. L'attività creatrice è nella sua essenza, come nell'essenza che in sè la vive, e ne ha perciò concreta cognizione; non è un oscuro mistero, non un incomprensibile domma, ma (1) P-er monismo realistico, l'Allotta Intende quella specie di mo– nismo, che dogmaticamente assume la natura e lo spirito quali ma– nlfeBtRzlonl di un'unica Ipotetica sostanza. (2) Vedi Ouitwra '{llosoflca del 1918, pagg. 860 e segg. iblibtecaGino Bianco qualcosa ,che la- nostra stessa esp,erienza ci riv,ela neli continuo ev.olversi della realtà universale e della no– stra coscienza. La domanda: - Perchè Di-0 ha creato il mondo? - no,ri ha sens-0 per l'Ali-otta, che non sa– affatto concepire uno Spirito, il quale non sia attiva è feconda,· spontaneità creatrice. L'op,era di creazi,one è et;eriJ.,a,,come è , eterna la Cos-cienza, che in essa manifesta la sua vita ferace. Le sor,ti deHa, -concezione te-isti,ca non sono, per– .tanto,, legate indissolubilmente a queLle di un prin– cipio nel processo cosmico nel tempo, perchè al Di.o personale si può giungere anche ,ammettendo l'eter– nità d-el mondo. L'operà di creazione, co•ine non ha avuto principio, così non ha fine; e noi la vediamo compiersi anco·ra sotto i nostri occhi in ogni cosa, che vive e si trasforma, nel fiore che sboccia, net seme- che germoglia, nell'alba che s'infiamma pei cieli. VI. S.e non fosse ormai tempo di ammainar le vele, vorremmo fare quakhe appunto cri'ti,co alla conce– zione dell'Aliotta, la quale, secondo noi, p-e·r diven– tare completamente perspicua, ha bisogno di essere– approfondi,ta e meglio sviluppata in qualche sua parte. Ad esempio, noi desider,eremm-0 fos.se più ana– liticamente spiegato il concetto del rapporto finali– ·sti,co che unisce i vari momenti delLa Realtà (corpo fisico, mon,adi naturali, spirito umano, Autocosci,enza Assoluta) e come essi si e-levino e ~i trasfigurino pas– sando daHa natura alla cosci,enza umana e a Dio. E. anche- meglio chiariti d-0vrebber.o essere i rapporti che ~ntercorrono tra l'Uno e il mol'tepli-0e, tra la spontaneità delle monadi naturali e la spontarneità della Monade primigenia. L'Aliotta, per non cadere nel panteismo, imm,menti-stico, vuole giustamente con-• s,ervare alla co,scienza umana e alla coscienza divina il caratter-e di pe,rsonalità distinte; ma, sé d,es-idera riusci,re compl,etament,e n_e,lsuo intento, deve analiz– zare. più ,a fondo il concetto della personalità divina, che presenta (egli lo sa meglio di me) difficoltà for– midabili (1). La personalità di Dio da aléuni, come dal V.arisco-, è negata se si ammette l'eternità del mondo. Se ·si postuLa che i fenomeni naturali .ab– biano avuto un ·principio, si è nel teismo, ,affermi il Varisco; se si ammette che sieno eterni, come fa l'Aliotta, si• è riel panteismo, e la personalità divina va in fumo. La tesi del Varisco è, quindi,, su ciò in. perfetta ,antitesi cqn quella dell'Aliotta. Ma il chiaro professore dell'Ateneo padovano, nel-– l'opera vasta ed organica di rkostruzione filoso-fica che da lui è lecito attendersi, ci darà. certamente questi ed altri, chiarimenti sull'arduo problema di (I) In Inghilterra, un gruppo di fllosofl neo-hegellanl - 11Green, li Mac Taagart, li Bradley - ha risolto variamente In questi ultimi tempi li problema dell'Assoluto. Nel Green, l'Assoluto è pensato come soggetto auto-cosciente, però In forma alquRnto Indeterminata. Il Mac Taggart nega all'Assoluto Il carattere di realtà a parte, e lo concepisce come li risultato delle relazioni colleganti 'fil spiriti In• dlvlduall; In altri termini, non ammette la personnlltà divina; 11 Bradley, poi, logico acutissimo, nella sua .A.ppearauce ana Reality, Impugna lo stesso concetto di relazione, In quanto è Inteso In senso– obtetttvo, e non ammette ohe 11 nostro pensiero possa arrJvare a. stabll1re qualsiasi determinazione dell'Assoluto. In Italia, li problemR dell'unità e della pluralità, del come l'Uno posRa frastagliarsi nel molteplice e nel vario, venne recentemente trattato dal Varlsco nel, suol due ultimi libri I massimi problemi e Conosci te stesso, e dal· prof. Martinetti nella sua Ir1ti-oduzto11e aua metafisica, di cui aspet– tiamo la pubbllcazlone della seconda parte.

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