Critica Sociale - Anno XV - n. 18 - 16 settembre 1905

CRITICA SOCIALE 275 rehbe che schierarci contro i propositi riformatori ciel Majorana) proclamando che sì sbt. meglio qu,rndo si ~ttt peggio. . • * Ci pare però che non Hia il caso cli abbandonarci a questo estremo pessimismo. rn fondo, tutte queste projezi_oni cinematografiche del giornalismo ufficioso non vanno prese alla lettera, ma solo interpretate come segnalazioni politiche dello stato d'animo del .Ministero. E le segnalazioni non sono in questo caso troppo confortanti per la sua salute e per la sua rit,Olutezza. Uhe significa infatti quella risenra, che spunta co• stantemente nelle caute indiscrezioni della 'l'ribuna, e del Resto tlel Carlino, e per la quale dm'e rima– llNe ben inteso che si tratta d'idee personali del ministro non ancora discusse nel Consiglio dei mi– ni~tri~ Evidentemente essa ha tutt.a l'aria di dire che lo proposte sono gettate là più per tastare l'opi– nione pubblica. e spechtlmente l'opinione dei deputati della maggioranza, che non col fermo proposito cli tradmlc in atto. E, tastato il terreno, osservati gli umori degli amici del Gabinetto, questo potri\ sem– pre) a. ragion veduta, mutare, amputare e rifare i disegni finanziari del ministro competente. Così non è forse illecito pensare che lo strnno mu– tamento, diremo quasi l'improvvisa contrazione, dei propositi del J\fajontna, seguìta in soli quindici giorni, - dalla primith·a lezione della Tribuna n quella rivecluta e corretta dol Resto del Carlino - isia da nttribuire alle diffidenze dei colleghi, all'ostilità delle correnti parlamentari, al gran desiderio di inenda che è il primo ecl ultimo comma ciel programma mi– nisteriale. 11 temperamento e i precedenti dell'on. Majorana non smentiscono certo, anzi avvalorano, questa no– stra supposizione. [I giovane ministro - adoperiamo anche noi questo aggettivo perchò ormai in Italia, dovo solo la senilità par degna del potere, un mi– nistro di poco meno di quarant'anni è altrettanto meraviglioso quanto il Pantheon o il Colosseo - ò di una adattubilità a tutta prova. Noi primi mesi dì potere assieme a.I Luzzatti e a Giolitti, egli aveva lasciato promettere, nelle solenne esposizioni finan– ziarie, tutta una serie di provvedimenti intesi a ri– formare il nostro sistema tributario loc11le.Poi la riforma tributaria si avvolse decorosamente nelle nubi clèll'Olimpo, e nessuno ebbe più notizie di essa per tutto il periodo nel quale Luigi Luzzattì amò fare alle braccia con quel tuttora invincibile toro che è la conversione del debito pubblico. Più tardi, allo scaclero elci termini della Je_ggesu! consolidamento dei canoni daziari, i giornali annun– ziarono il risveglio tle!Pon. M,1jorana 1 e il lieto ri– :mltato dei suoi interminabili studi. Pareva si do vesso anche allora por mano ad un'audace rifornrn delle finanze locali, con criteri non dissimili da quelli annunziati dalln 'l'rilnma e riveduti e corretti clal Nesto det Carlino. :Ma la montagna. partorì il solito topo, cioè una breve legge confermante lo statu quo, logge approvata in tutta. fretta in una seduta. anti meridiana dello scorso estate. bensì vero che anche allora l'on. Majorana trovò modo di dire e di scrivere che egli non intendeva rinunciare alla su,t grande riforma, frutto di studì lunghi o accurati; ma in rnaltfi. questo continuo rinviarne il momento oppor– tuno e renderne più difficile la futura attuazione con provvedimenti empirici ed ingombranti ci auto– rizza a credere che il Ministro delle finanze sia pilt proclive a dar ascolto ai consigli di prudenza, cioè d'inerzia, dogli amici del quieto vivere, che non al suo intimo convincimento di studioso. ì\Ta di questa irresolutezza del rninistrn non è senza responsabilità la democrazia. Che hauno fatto i par- titi democratici por paralizzare lo ostilità aperto od occulte alle riforme tributarie o per appoggiare co– loro che se ne sono fatti propugnatori 't Pur troppo bisogna confessare che nulla si ò fatto o si comincia a fare. La democrazia, che pure si commuove per molte, per troppe quisquilie, ha lasciato sacrificare il Wollemborg senza muoverne lamento; ha permesso che sui problemi tributari si stenda il velo dell'ohblio, e ancora. oggi assiste indifferente a questo compa– rire e scomparire di disegni ministeriali. E sì che essa si è da tempo foggiata uno stru• mento magnifico por la sua battaglia. Quella Lega dei Comw1i) sorta in [talia, con la rapidità e il fu. gace entusiasmo latino, subito dopo le prime v.it • torie dei partiti popolari, doveva, a somiglianza della sua cousoreJla inglese 1 esaminare i diiwgni governa– th'i, rilevarne le insufficienze, correggerne i difetti, chiederne l'attuazione, e diventare così - JJOichèh~ riforma tributaria italiana è strettamente collegata, anzi deve prender lo mosse da quella della finanza locale - un mezzo fra i più efficaci per premere sul Governo e por trascinarlo a soluzioni ampie) corag– giose ed adeguate. In vece la Lega dei Comuni ha pl·eferito e preferisce dormire i suoi sonni tranquilli, e la democrazia si chiude nella torre d'avorio del suo indifferentismo politico, per riprendere in fami– ~lia la vecchia e sempre nuova polemica intorno alle sue mille formule e alle sue mille tendenze. Che mera\'iglia 1 dunque, se intanto tutti gli ado– ratori dello slcdu quo, tutti i nemici, o por miso– neismo o per i ntoresse, delle audaci riforme mettono l'assedio ad un ministro in vena di mutare qualche cosa, e lo fanno 1 in ,•oro con troppa facilità, capi– tolare? Essi provvedono ai loro affari, e provvedono egregiamente. *** Ma questa ò pur Pora d'osare. In ltalia le grandi catastrofi hanno la virtù di svegliare almeno per qualche istante i dormienti. g come il terremoto dello Calabria ha finalmente ri– velato all'Ualia una regione abbandonata, disorga– nizzata, dove, in un'ora cli sventura, non si trova nes– suna struttura sociale così salda a cui possa rapida– mente e sicuramente nffluire il ~occorso pietoso del paese, così la tragedia di Grnnmichele ha acceso in tutti i partiti e in tutte le regioni un fervore alacre di riformo. Uessenziale è che l'istante non trascona troppo presto, e il calore non s0emi d'improvviso. Per conto nostro crediamo che 1 davanti all'urgenza del bisogno e alla oscillazione e alla timidità elci Governo, il nostro partito abbia il dovere di mettere a. provfi i buoni propositi degli uomini e dei partiti che hanno fin qui discusso, con molta competenza e spesso non altrettanto coraggio, il problema meri– dionale, che è in sostanza il problema. italiano. E, giacchè i malcerti propositi del Ministero accennano a toccare per primn In questiono dei tributi, qui è uecessario che il socialismo e la democrazia espri– mano la loro volontà ferma e concorde. Poche cose ma chhtro, come- si conviene a partiti che non hanno il grave còmpito di tradurre in atto nei pii'1 minuti particolari un complesso piano di riforma, ma il diritto e il dovere di additarne le lince direttive. E le linee generali di una riforma tL·ibutaria, sulla quale agitare l'opinione del paese, ci pare possano essern per ora le seguenti: l O Abolizione di tutte le attuali forme di tas– sazione personale del reddito affidato oggi ai Co– muni, o pm· questo fatto degeneranti spesso in un testatico di triste memoria, o loro sostituzione con uu·imposta pel'sonale sull'entrata dei cittadini 1 etrntta dallo Stato, e con saggio progressivo. Una tale im– posta dovrebbe servire a creare finalmente quel tipo superiore di tassazione pel'soualc, destinato a

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