Critica Sociale - Anno XV - n. 18 - 16 settembre 1905

Critica Sociale fl/VIST .Il QUINfJJCIN.llLE DEL SOCI.1/USMO Nel Regno: Anno L. 8. Semestre L. 4 - All'Estero: Anno L. 10. Semestre L. 5,50. Letlet·e e vaglia all'Ufficio di CRITICASOCIALE- MILANO:Portici Gallarla V. E. 23 Anno XV - N. 18 Non si venile a tunneri separati. Milano, 16 settembre 1905. SOMMARIO Attualità. /'ti' /{I ,.,,.(),.11/(i l1·Hmtcn·La: il dOVl'l"f! (/tl socl(l/iSti t dU/a dtmocru-Jlll (l'ror. IVA~o•; BONO/ti! o I,A CJUTICA). li libro di. lllt amtrlrmio Slrll'ltltli<I Dott. ANGY.1.0 CJIEM'!). Studi sociologici. CO/laho,·a.::iont di. c/a,,si: I ComtlaU dd ;,a/art (STICUS/. I.a dO!ll/(1 1,e//'Lnd1,sh•j(I Lfoli(lll(I (l'ror. 1-'AUSTO J'AOLl,\J;I), Filosofia, letteratura e varietà. u, ri11ascuc1 cltU'ldtMl,,mio, I (,\V\', OIUSE1•1••: 1u,::-.s1). Cro11ac<1Sociale: l ScgrotRrlatl operai aderenti alla Commtsslono ge- 11crfilo delle Leghe 01ierole 80clrtllste wdes-0110 nel 1904 (f. p.) Fn, Llbrt e lllviste: ~ t:conomlfl. 1•olltlc11 " di N. G. l'ie1•su11 (e. 111.) PER LA RIFORMA lRIBUTARIA Il clovere tlei :-;ooia,til!Jtie clella, clenwcra:·;,i(1, Abbia.mo, nel precedente fascicolo, delineata " la strada ,,. Vogliamo cominciare a percorrerla? Vo– gliamo, dopo avere tanto blatterato di necessità. di riforme, cominciare a perseguire qualcuna delle piì1 urgenti fra esse? Vogliamo saggiare il "metodo ,, - così a lungo discusso ed illustrato - alla cote dell'esperimento? Ecco la domanda che rivolgiamo ni nostri amici - a tutti i nostri amici, dentro o fuori i cancelli formali del partito - agli amici delle riformo che si trornuo sulla nostra direttiva. Vo– gliamo chiudere• la lunga prefazione e sbozzare al– meno le prime pagine del libro? Non temiamo di andare errati affermando che la (lHestione della riforma tributaria ò tornata - dopo hL triste scossa dei fatti di Sicilhi - al primo piano ciel quadro della politic,t italiana. Alla ripresa dei !avori parlamentari, il Gabinetto li'ortis non potrà esimersi - per ragione di vita - da pt·oporre elci provvedimenti di t·iforma tl'ibtLtaria, e dovrebbe farlo - per uguale ragione - qualunque Oahinetto che gli succedesse, se per avventura si dichiarasse subito la crisi. Vorremo noi, e vorrà la democrazia, lasciare che la questione - come fu giit - sia di nuovo se– polta sotto la grave mora degli studì delle Com– missioni, dei comodi rinvii e, sovratutto, de!Piudiffe– renza del paese? Crndiamo noi - o non crndiamo - che una riforma tributaria iu senso democratico sia veramente urgente e debba riuscire efficace? Se lo crediamo - se non consideriamo anche questa come una faccenda• di parata, buona per le chiacchiere e pC'i programmi elettorali - so non siamo della scuola di coloro che, men tre clamano ad alte grida le ri- forme, desiderano, nell'intimo loro, che esso non si clfettuino, per non perdere un "motivo" di agita– zione, quasichò ogni riforma attuata non aprisse la possibilità e non acuisse il bisogno di riforme mag– giori - se non seguiamo i nostri "riYoluzionar'ì" nel lor, quoti,}iano sofisma, che i.utto sia da pre– tendere dal GO\'Crno,e tutto sia ad esso da rimpro– verare, mentre gli si nega, viceversa, pet· la natura sua di rappresentante ciel privilegio, ogni capacità radicalmente riformatrice - noi dovremo agire di conseguenza. Se crediamo n~lla cosa - se vogliamo la cosa. - dovremo volerne e procurarne i mezzi adeguati. Dovremo cioè - abbandonando le proteste sterili, le monotone querele e i facili voti generici - rac– coglierci intorno al problema che ci sembra. il più urgente, calarci in esso) posponendo poi momento altri problemi meno urgenti, radunare intorno ad esso tutte le forze, politiche e tecniche, quale che ne sia l'etichetta esteriore, che possono davvero con– correre alla sua soluzione, suscitare intorno ad esso l'interesse delle masse proletarie e della piccoh~ e media borghesia, preparare noi stessi e l'ambiQnto, procurare intese, non sdegnare gli accorgimenti ne• cessarii al successo. li regime parlamentare ha bi– sogno di spinte, par funzionare, e in esso la vittoria è di colol'O che, aYendo idee chiare e propositi fermi, sanno anche apiegare la tenacia, il coraggio, non scompagnato dal tatto e dalla misura, che occorrono per ogni vittoria. Se alla politica noi applicassimo i criteri che servono a tutte le occorrenze della vita q1Jl)tidia11u,al disbrigo de~li affari ordinari, i risul– tati che otterremmo ci apparirebbero meravigliosi. Ottenere una riforma - dicevamo in un recente comizio - non ò co!a molto diversa da tutte lo altre operazioni comuni della Yita, nè chiede qua– litìl e metodi diversi. Per faro un paio di stivali) che servano a chi dovrà infilarli e non gli procu– rino i calli (ci si passi la voluta umiltà. del para• gone), conviene avere della materia 1 della forma, della misura, un certo grado di abilità. e di cono– scenza tecnica, e spendervi intorno una data somma di lavoro razionale e coordioato. Applichiamo al con• seguimcnto delle riforme non f'oss'altro quel tanto di ragione e di sudore che spende un buon ciahat– tiuo nella sua modesta funzione! fn politica, ordinariamente, non si fa neppur questo. Si attenclc tutto dalle ciarle e dal caso. E ne vengono i frutti che il caso e le ciarle possono produrre. Dovremo dunque metterci in campagna - e non

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