Critica Sociale - Anno XV - n. 18 - 16 settembre 1905

282 CRITICA SOCIALE la grande, è invece molto incompleta nei riguardi della piccola e della grandissima industria. Le industrie tessili sono quelle che offrono il minor cti\,ario fra i risultati rlell'inchiesta e i dati ottenuti dal censimento. Tenuto conto di questo, vediamo che, delle 38.273 ope– raie sotto i 15 amli dichiarate, prese in comJliesso) il 34 1 9° 10 ha un rnlario inferiore n 50 centesimi, il 48 1 9 ° 0 un salario rlai 51 ai 75 ccnt. j il 13,8 °/ 0 da cent. 76 a t lira; il 2 1 4 °lo da L. 1,01 a L. 1 1 50. La maggior percentuale dei salari sotto i 50 centesimi al giorno la troviamo nelle Calabrie, nelle ~!arche, in Sicilia, nella Campania. La Lombardia ha il 35,7 °lo cli ragazze così ben pagate. La media dei salari per queste ragau;c sotto i 15 anni è, nel Rcgno 1 di 59 centesimi; nel Piemonte e nella Liguria, di 66 cent.; nella Lombardia 1 di 58 cent.; nel Vtineto e ncll'l~milia, di GO ccnt.; nell'Italia centrale, di 51 cent.; nell'Italia meridionale ed insulare, di 49 cen– tesimi. Nelle industrie tessili abbiamo 60 cent. in media per il Regno 59 cent. per la Lombardia, 6$ cent. per il Piemonte e la Liguria, 61 cent. per il Veneto e l'Emilia, 51 ceut. per l'Italia centrale, 47 cent. per l'Italia meri– dionale ed insulare. Nelle provincie di Milano, Como, '.l'orino, l3ergamo, Xo\•ara, il salario medio delle indu– strie tessili è rispettivamente di 58 1 60, 72, 57, 71 cen– tesimi al giorno, e la percentuale delle operaie sotto i 15 anni rispetto alle operaie di ogni età ò rispettiva– mente 26,3, 26 1 4 1 H,4 1 26 1 1:S, 17,5 °lo- Forse i bassi salari delle provincie di Milano e di Bergamo possono, come dicono gli operai, attribuirsi in parte anche all'azione di assen•imento che in esse esercitano e preti e suore unite in dolcissimo ed evangelico connubio cogli indu– striali. Queste cifre dimostrano la nostra miseria e quanta strada si debba ancora percorrere nel campo rlella poli– tica sociale dell'organizzrudone e della legislazione ope– raia. . • * Se tristi sono le condizioni delle piccole operaie che hanno meno di 15 anni 1 non molto migliori sono quelle delle operaie adulte. Per ciò che riguarda l'età delle 197.482 operaie di oltre 15 anni, intorno alle quali l'inchiesta fornisce dati piit completi, il 38 1 5 °. 1 0 ba un'età in feriorc ai 20 anni, il 44,7 °· 0 ha da 20 a 35 anni, il 1-l- ¾ da 35 a 55 anni e il 2 1 8 % un'età superiore ai 55 anni. La Lombardia pre– senta la più alta cifra nel Regno delle operaie sotto i 20 anni (41 1 6 ¾\. Fra le industrieJ le piì1 alte percen– tuali delle operaie sotto i 20 anni sono date dall'indu– stria del cotone (43,2 °/ 0 ), della pagùa (43 1 -l_¾), da!Pin– dustria tessile in genere (41 1 4 °/ 0 ), e scendono poi a 38 °lo per le sarte e cucitrici, al 33 1 7 % per le industrie della carta e poligraflche 1 al 27,1 °/ 0 per le industrie chimiche, al 12 1 4 °/ 0 nelle manifatture dei tabacchi. Le operaie oltre 55 anui d'età sono generalmente ra– rissime. Eccezion fatta per le manifatture dei tabacchi (ove le dette operaie sono in tiumero di 15,4 sopra 100 di oltre 15 a1111i) 1 la percentuale non raggiunge il valore di 5 per nessuna delle altre classi industriali; è minima in Lombardia, eguale ad li9; e si eleva gradatamente mano mano che si procede verso il Mezzogiorno. Mentre le operaiei sotto i 15 anni 1 impiegate nell'in– dustria tessile, sono più frequenti nella piccola industria che nella media, più frequenti nella media che nella· grande - ciò che dimostra che la piccola industria, che più facilmente si sottrae al controllo legislat.ivo, cerca di sostenere la concorrenza colla grande sfruttando il lavoro giovanile - vediamo che l'etìL media delle ope- raie oltre i 15 anni decresce man mano che dai piccoli opifict si passa ai medl, ai grandi ed ai graudissimi, tanto che, mentre negli opifici con 20 operaie troviamo il 20,1 ¾ con età. <lai 35 ai 55 e ancora il 4,4 °lo con età oltre i 55 anni, negli opifici con 500 e più operaie non troviamo che il 9,8 ¾ delle prime e 1'1 °/ 0 delle altre. Per ciò che riguarda i salari, troviamo che 1 in tutto il Regno, 3169 operaie, pari all'l,6 °/ 0 delle 197.482 ope· raie oltre i 15 anni rilevate dall'inchiesta, guadagnano meno di 50 centesimi al giorno; che il toii ¼ delle ope, raie guadagna da 51 a 75 cent., il 280/o da 7Ga 100 cent., il 40,7 °lo da 101 a 150 cent., il 13 1 4 °/ 0 da 151 a 200 cent., il 4 1 5 ¾ da 201 a 250 cent I l'J,l °lo oltre 250 contesi mi al giorno. r,a percentuale dei bassi salari cresce col proce– dere da settentrione a mezzogiorno, e precisamente è 5,8 nel Piemonte e nella Liguria, 12,2 in Lombardia, 13i1 nel Veneto e nell'Emilia, 21 1 1 nell'Italia centrale, 23,4 nell'Jtalia meridionale ed insulare; im·ece la per– centuale degli alti salari è massima nell'Italia centrale, eguale a 12,0, per la relativa importanza numerica delle ta.bacca:e è di 9,2 nella regione piemontese, di 8,6 nel– l'ltalia meridionale ed insulare, sempre per effetto delle tabaccaie, e di poco superiore a 3 nel resto dell'Jtalia continentale, dove predomina l'industria tessile. Prescindendo da variazioni regionali 1 i bassi salari, sotto i 75 centesimi, sono 'più frequenti nelle industrie agricole (59.3 °/ 0), uelle industrie della carta e poligra– fiche (25,5 ¾), nelle industrie minerarie, mineralurgiche, metallurgiche e meccaniche (18,2 ¾), e meno frequenti tra le tabaccaie (1 1 4 °lo), le cotoniere (4 1 4 °/,.), le lanaiuole (7,5 °1 0); d'altra parte, gli alti salarì, superiori a 2 lire al giorno, non sono stati osservati tra le operaie agri– cole, sono rarissimi tra le setaiuole (1,4 0/ 0 ), le trec– ciaiuole {li9 ¾), le addette alle cartiere (2 1 7 ° 0 ), relati– vamente frequenti tra le addette a.Ile industrie delle spoglie e dei residui animali (11 1 6 °' 0 ), e raggiungono la massima frequenza tra le tabaccaie (32 1 1 ¼). l salnrì migliori sono pagati dall'industria dei tabacchi, una nuova riprova che lo Stato non è il peggiore dei padroni. Se ci fermiamo sull'industria tessile, troviamo che le Marche, la Campania, le Puglie, le Calabrie o la Sicilia. pi-esentano le pili alte percentuali delle operaie che guadagnano meno di 50 centesimi al giorno (dal 6 1 5 °lo nelle Calabrie al 9,2 ¼ in Sicilia) e che i salari oltre le 2 lire al giorno uon sono stati rile\•ati che in Piemonte (8,8 ¼), in Lombardia (2 1 1 °/o), nella 'l'oscana (2 °,: 0 ) 1 nel Veneto (1 °lo), nelle .Marche (0,G ¾), nell'Emilia (0 1 5 °, 0 ), in Liguria (0,3 °/o). Cifre cho servono ancora una volta ad illuminare il JH'0blema meridionale. Le provincie di Bergamo e di Milano sono quelle 1 nella Lombardia, che banno la maggior percentuale di donne ehe guadaguano meno di 50 centesimi (O,7 °lo); Dergamo è la provincia che ha. il minor numero di operaie che guadagnano oltre 2 lire al giorno. J salari bassi sono più frequenti nell'industria della. seta. che in quella della lana, e 1>it'1 frequenti nell'indu• stria della lana che in quella del cotone. I salari alti sono ra.rissimi nella seta, un po' meno rari nel cotone, e abbastanza frequenti (14,7 °lo) nella lana, nel quale ramo si incontrd anche il maggior numero di opernie adulte. Nelle maglierie e nelle lavorazioni speciali (saggio delle sete, cordami; ovatte, ecc., tessuti elastici, d'in– treccio, ricami, ecc.), troviamo il maggior numero di ope– raie che hanno meno di 50 cent. al giorno di salario; nella tessitura il moggior numero di operaie eon oltre 2 lire al giorno.

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