Critica Sociale - Anno XIV - n. 7 - 1 aprile 1904

100 CRITICASOCIALE Ora, onchc questa formulazione delle riforme è ar– ~omento di dh1sidio. Per noi, che intrudiamo la riforma come il soddi– sfacimento cli un detcr111i11nto hisog-no della classt> prolet11rin, in un llnto ~p:1zio e in un dato tem1Jo 1 non tutt(' lo riforme sono o~t.rC'ttodella nostra azione. }'ra tutte qucllr clw noi reputinmo giovevoli :.1Imo– vimento prol('tario o capaci di trasformare nella dirc-ttivn :sOdHlbta la struuurn sociale, noi scegliamo quello che rispondono ad un bisogno attuale cd ur– ~cnto e eh(' sono mature per rnttuazionc. Quindi c'è nella no~tm oprm la preoccupazione continua di ordinare cronolog-iramcntc la scrio di trasformazioni inscriito nel nostro programma, tenendo conto non solo dello mute,•oli ncccssW\. del prolC'tariato, ma anche dC'lle mutoYoli condizioni dell'ambiente. Quei rivoluzionari invcce 1 che alTettnno un plato– nico amore J)C'I'k riformo, 1>cr poi deridere le " ri– formotto" e" l'erba, trastulla., o i " pannicelli caldi "' non solo non si curano di segnare i contorni dello riformo che dicono di volOl'0 1 ma disdegnano di coor· dinnrlo ni bisogni o alle possibilit1\ ciel presente. Se, ad esempio, un ost11rolo 1>olitico si attenua e permette lo svolgimento cli u1ùudono chP prima era subordinata nl suo abbattimento. non importa: hisogna ripetere la pre~iucliziale cli primn, per una pretesa coerenza che fa fii pugni col buon senso. Se, fra un gruppo cli riforme, occorrC' trasceglierne una già mi.ttura per la sua attuazione, non si dcv<' intensificare la lotta su quest'mrn, ma dir<' che le vere riforme sono .... quelle nitre. Se una riforma deve attuarsi a gradì, e se occorre sapiC'ntemente limitarla al punto dove è pos– sibile tmdurlu in ntto, ò bene si continui a procla– more che simili attenuazioni nuociono alla fierezza, e che è finezza machir1Vcllic1t chiedere 100 per ott.e– nere 10. In tal modo la riforma ha. un perfetto sa• pore rivoluzionario 1 pcrchè lascia a bocca asciutta coloro che l'11tte11dono inrnno. :Ma un tale metodo starC'nnno per dire una tale ftlrsa - ha 1111 cfl'ctto anche piì.1 curioso: acco– muna il rif'ormismo rivoluzionario a tutte le infinite forme di riformismo borghese. Quando infatti si ha della riforma il concetto di qualcosa cli estrnneo 11lhtsostanza dC'Isocialismo, così lla non sentire il hisogno di metterht in relazione con i fi,~i prossimi o remoti del movimeuto operaio; <1uando ht riforma pare tanto pili utile quanto piit colpisco per la 1-1mL mole, senza che noi giudizio C'ntri l 1 ap1,rezzamento deg'li interessi proletarì; quando infine il segreto dis1>rcgio delle riforme esonera dal loro esame paziento e dalla loro formulazione pre– cisa, ò naturalissimo che i programmi di riforme formulati dui partiti democratici vengano accolti) senza alcuna rc\'isione critica, diti riformismo ri,·o– luzionario. C'è, ad esempio, u11 1 agitazionc dei liberisti per il libero scamhio. EhbC'ne, il riformismo ri,·oluzionario si unir:\ nel C'hicdere questa riforma, senza preoccu– parsi, neppure per un minuto, degli effetti che avrebbe una improvvisr1 mutazione della politica doganale sopra molte cntegorie cli lnvorutori, e quindi senza studiare in qunli modi o in quali limiti la riforma gioverehhe al prolctnriiito. Xella. politica tributaria questo riformismo rh·oluzionario affaccia la stessa prC'giucliziale della diminuzione delle spese abilmente messa innanzi ch1\lc cltlssi consenatrici, in maniera che Luigi Luzzatti, <'On il suo: " prima la COJl\'01'– sione del dC'hito e poi le riforme 'l' ha oggi trovato un insperato nllcato in coloro che atfcrman-.i: " prima. lu diminuzione dclk spese militari, e poi la riforma dei tributi .,. Xò divcr~o è il c11so per la politica estera) J}l'r la. politica di emigrazione, per quella che si convenne di chiamare politi<'a economica. Da.quale interesse pro– letario si ò dedotta l'tl\'\'Cn;ione alla 'l'riplico? Si purte forsC' dal desiderio di assicur11.re la pare, o non piuttosto dalle rC'miniRcenze irredenti:;te degli antichi partiti~ I~ per la C'lllig'r1tzionc operaia e la politica coloniale, non si rip<'tollO anrora I<' frc1.siereditate, or è, un ,·entcnnio, d1tll11democrazia e dal suo Patto di Honm'! E quale è il pensi(•ro dedotto dagli intc– n•ssi proletari che muo,·<' il FNri nella. sua propn– g'!lt1da nel )lezzogiorno, do\'e promette lo riforme capaci di redimerlo? 1~; forse riformismo proletario il credito aJ,!ricolo idcnto !,ulla falsari;,!a del Ferrnri~:' In veriri', il riformismo o è socialista, o è hl pii1 allegra turlupinatura che si conosca. Solo chi intende lo riform<' come l'nzionc norma\(' del movimento opC'roio, può Hll'opern riformatrice mantenere H<'mprr il cnrattere e Jlimpronta proletaria. Oli altri 1 eh<' predicano le riforme come un trastullo in attesa della futurn, rivoluzione 1 possono acqui– star(• i loro balocchi in tutto le botteghe e da tutto le ditte. :Ma noi, frnncamente, a questo riformismo rivolu– zionario, preferiamo il nichilismo degli anarchici. Al– meno questo 11011 inganna nessuno. [,'.\N"Of; 80NO.m. <rollaborn3ioneN classi Dall1amico prof. Ceccaroni - il nostro Gregario - riCO\'iamo la sej!uente: CllrO 1'11rllti, Quando eo,ponesti il concetto della <'Ollaborazione di classi - e tutte le ocho a custodia dello spirito rh'o• luzionario si misero a strillar13 - come strillarono an• cho (paro impossibile!) i mazziniani sacerdoti delle \'ecchie armonio sociali - non era difficile intendere che tale collaborazione non contraddiceva alla lotta di classi. Lasciando anche andare che duo forze - per quanto antagonistiche - danno luogo a una resultante che non è flglin pili doll'unn cho dell'altra e perciò si può diro Il prodotto dolla loro collaborazione; noi \'O– diamo cho la ,•ita del mondo organico e del mondo su– perorganico ò fatta di adattamenti e di doviazioui. La linea rotta non solo esula dallo forme esteriori degli organismi, ma auche dai movimenti delle loro particelle costituti,•e. Il ritmo è la leggo uni,•ersale del cosmo e il capitolo, che penccr vi ha dedicato, rimarrà celebro come una 1lello parti più importanti della sua opern. li socialhm10 ha. come due anime, l'anima che nega e l'anima che afferma, l'anima che distrugl!'e e l'anima che crea. (lunndo una delle due si oscurasse, resseuza del partito \'errcbbe trasrormatn. Ecco perchè, ad esempio, mentre il parlito tendo all'abolizione di ogni esercito permanente, si sforza oggi di ridurre le spese per la guerra e spinge l'occhio indagatore nelle 8pesc della marineria. Il discorso di Ferri alla Camera per la ridu– zione del bilancio della guerra ru tutt0 un omaggio a questa tattica, chi) ,•ol!i'Cla lotta di classi a cooperazione di classi. Il dissenso potr1'l 1Hlscerosull'opportunitìt d'in– sistere su una. anzi che su un'altra riforma, o sulla quanlitìt di (òrzo ohe a ciaicuna si deye dedicare, Può darsi, per es., che l'aver tenuto il giornale del partito dicci mesi occupato sulla questiono Bcttolo, e l'avere consumato tanto tempo o tanto denaro per ottenere il resultato della misera inchiesta votata dal Parlamento, possa parere a qualcuno un 1 esugerazione e una tattica da prodighi o spensierati. ,\la e'!Senzialmente la condotta. del partito ò sempre quella: la lotta cli classi ohe riesce a una cooperazione di olassi. J\ncho fra il ,·enditore di

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