Critica Sociale - Anno XIII - n. 23 - 1 dicembre 1903

CRITICA SOCIALE 361 gna.mento occlosiastico miri ad imporro agli spiriti unn concezione del mondo o della storia umana, che non s'accorda col prodotto del lavoro scientifico degli ultimi secoli i fino a tanto che sembri ai recloli di poter offender Dio e d'aver mali pensieri, col solo ratto dell'esercizio clel loro pensiero, e dell'nmmettere nella fllosofla, noi la scienza, nella storia conclusioni ed ipotesi non preve– dute dai teologi del medio evo; fino a tanto che lo scienziato cattolico parrÌL un raneiullo tenuto in freno e che non può rare un passo innanzi senza esser hnt– tuto dalla sua nutrice. r,a più snggia dolio politiche, In piì1 generosa sollecitudine por le cla,sl popolari non manterrebbe presso di noi saldo l'avvenire del Cattoli– ch1mo,se questo 1 essendo una religione eri una rede, si presentasse sotto le apparenze diuna. dottrina e d'una disciplini\ opposte al libero slancio dello spirito umano, già animato eia.Ilascienza, isolato e isolanti in mozzo al mondo che vuol vivere, istruirsi o progredire in ogni cosa. Non ci sarebbe f1rnileil riprodurre tutti i p11ssi, in cui, come in questo, rifulge una vera.monte straor– dinaria arditezza di concezione . .Ma citarne d uo o tre altri non sarà gran male (>el nostro scopo. A.cl esempio, ò notevole, in uno che continua a vo lersi 1>rofessnre cattolico, 11nsserzione che il metodo di osservazione è il migliore dei metodi per studiare i fenomeni, fmche religiosi. Ovvero il muovere.domande come le segucn ti : Tuttavia l'evoluzione della fllo~ofia moderna tende sempre 1>il1 all'idea del Dio immanente, che non ha bi• sogno d'intermediari per ngire nel mondo e nell 1 uomo. La conoscenza attuale r\oll'Univorso non suggerisco ossa una critica dell 1 idea di creazione? La conoscenza dolia storia non ~ug-gerisceuna critica dell'idea di ri\•elaziono? La conoscenza dell'uomo morale non suggerisce una critica dell'idea di redenzione? li lavoro teologico <lei primi secoli cristiani ru, a J'ìuo modo, una critica, una vera. critica esercitatasi sulla tradizione religiosa o sullo. scienza del tempo..... Il Loisy si domanda 1>erchè non si debba ammet– tere, che una critica piil riflessa o motoclica, come ora è possihile fare o come ora si rende necessario cli fare, non possa. a.pproda1·e, analogamente, niente– meno elio ad una "" religione dcll'lwvonirc " che, pertanto, non sarebbe quella del presente. Non solo. Va fino a dire che il problema cristologico è ancora attuale o richiede una nuova. formulazione. Gli spiriti superficiali possono ritenere che non si tratti che cli quisquilie. Noi pensiamo invece che queste qt\isqnilio possono servire allo storico co,ne SiH'flzr.i di luce sulle passate lotte tra lo spirito teologico e Jo spirito scientHico, lotte riconosciute dallo scrittore in que– stione nientemeno che in questi termini: La Chiesa e la teologia non hanno favorito il movi– mento scientifico; l'hanno piuttosto ostacolato, per quanto era in loro, in certe occasioni decisive; lo dico sopra– tutto che l'insegnamento cattolico non si ò mai associato nè accomodato a questo movimento..... ; che la teoria dell'e,•oluzione non è per sò stessa. contraddicente ai dogmi delln. Chiesa, o non 9 nè contraria nè favore,•ole alle rede,e corriSJ>Onde a un dato stadio della scienzn 1 ccc. Renan disse che l'amore degli studi storici è trn. { più aristocratici di cui ]a natura umana sia. ca.– pace. Ebbene, lo osservazioni che faremo sulla cri– tica. cli Loisy, non sarirnno inutili por chi, animato dA,questa. passione vog-lia utili1.znrc 1 pc! passato, la luce che emana dal presente. otee,a G no 1arco li motivo fondamentale della difesa del Loisy è l'indipendenza del significato storico dei testi biblici dall'inteq>retazioue tradizionale teologica divenuta filosofia ufficiale della Chiesa.. li Loisy protesta di non voler mcnomamonto occuparsi di questa filosofia o teologia ufficiale, ma di voler soltanto valersi del suo diritto di storico per fare la storia elci dogmi, dello sviluppo della Chiesa, ecc. È una questione por noi secondaria quella so egli sia rimasto fedele a questo programma. [ passi ci– tati per sò stessi dimostrano all'evidenza. che no. Ciò che invece ò per noi importante ò il fatto dell,, somiglianza che questo movimento, nel suo punto cli partenza, offro con tutti i movimenti che in ogni epoca intesero ad affrancare un dato ramo dello sci– bile dall'incombente tirannia dell'apriorismo teologico. Non forse gli scienziati della scuola ciel Galilei o lo stesso Oalilci si afl't11111arono a dimostrare l'indipen– denza e l'indifferenza dei risultati dei loro studi per rapporto alla religione e alla mornle? Non forse ana– logo fu il contegno di molti dei pionieri e volgariz• zatori dell'evoluzionismo ne' suoi primordi? .Non fu• rono le stesse ragioni che per qualche tempo go– vernarono la stessa tattica. dei socifLlisti? La questione sì fa anche pii1 scottnute se ci si domanda: poteva il T...oisy rimaner fedele al suo pro• gramma? Però Fintcgralo adempimento di questo programm11. non conduce a conclusioni anticattoliche, alla democratizzazione dei metodi cli elaborazione della dottrina e dell'azione cattolica per Pavvenire? Se qualche scrittore cattolico s'occuperà della no– stra risposta a questa domanda vorremmo che non se ne occupasse in modo da eluderla, perchè vi ò implicita tutta la questione della rigida, completa, irreprensibile applicazione del metodo storico ai fatt.i religiosi) col concomitante impiego delle legittime analogio, induzioni, comparazioni o deduzioni. ~ qui hLsuprema proya) non solo della com1>atibilit:\ tra scienza e cattolicismo, ma pur di quella tra scienza e religione in generale. li problema si riduce a questo: 'E possibile una interpretazione completa– mente a vosteriori. del Cl'istianesimo, che non esclncln ogni elemento ap1·iwistico ed e,~tra-storico per lo innanzi reputato come insito in esso? Vediamo a che cosa è condotto il Loisy dal suo metodo. ·1~g-li è condotto ad ammettere che, storicamente, non vi ò nessunR. prova che il fondatore del Cristitrnesimo abbia in scgnftta h1 pro1>ria diviniUi, sia risorto, abbia fonda.ta una Chiesn, ccc., ccc. Tutto questo non co– stituirebb e, a parer suo, che il risultato del Javorlo a grado a grado ingigantitosi delle generazioni cri– stiane, delle loro comunità, dei loro Concilii, le quali ed i quali trassero praticamente le conclusioni im– plicitamente contenute nell'opera cli lui, che nei propri caratte1·i aveva C'prnnto bastavr1 per convin– cere a poco a poco un crescente numero di spiriti del.l'esistenza cli un rnppodo mistico tra ]a sua per· sona e la divinità. La Chiesa sarebbe la continuazione della socieU~ apostolica; l'insegnamento cli lei la con– tinua,,;ione dell'insegnamento cli lui. La teologia cat• tolica sr~rcbbu in sò vern, pur non essendo storicH.• mente vera; essa esprimerebbe in fonn.a sistematica verità, che richiesero molto tempo por divenire uni– versale convinzione cristiana. t per questa. via che il Loisy crede di avere con· futato l'llarnack. 1/evoluzione storica ciel pensiero e dolio istituzioni cristinne culminanti nella Chiesa di Roma, sarebbe poi 1>orla fede la manifestazione esteriore dell'aziono dello spirito divino sull'uomo. La loro legittimità sarebbe giustificata dalla loro realt.à ed efficacia spirituale. Non vogliamo indugiarci sulla grande affinità. nella natura delle conclusioni clell'llarnnck o cli quello deJ Loisy. Per quanto il primo concepisca inclivi-

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