Critica Sociale - Anno XIII - n. 23 - 1 dicembre 1903

Critica Sociale f? IVIST.fl QUINfJ/C/N.flLE 1J8L SOCl.f/USMO Nel Regno: Anno L. 8 • Semestre L. 4 - All'Estero: Anno L. 10 . Sorncijlre L. 5,50. Lettere e vagUa aWUfflclo di CRITICA SOCIALE - MILANO: Portici Gallarla V. E. 23 Anno Xlii - N. 23. Non si ven<le a uumert S6JXU'ati, MIiano,1° dicembre 1903. SOMMAl~IO Attualità. I Com,w, (I. COll(ll'tSSQ (!VASO>! IIONOJ.11). Il 1><1rtito de1t 1opt11to11tmUUll (l,A CnlTICA O l'lo:S,\tU: IMl'HRIAI,►'., de• J)UlafO), l,t 11/Hlt mUit(H"t sotto U ilfl11Ute1·0 Zam1rdtlU-Glouta; Il {SYl,\'A \'i\'IASI}. Studl sociologici. {,(I 1wu1."tt t:r~, dtl '/H118kr0 eattolM:O (l)OU, .\SOKLO ciu:w1). l,'ai-tt, lt 8Ht 11pplkaz/.o11t ind111h•kJU t it 10t:la/l.$1,w (Pror. ETTOR•; l'Allll\TTI). Fllosofla, leUerat.ura e varietà 1''1•aUb,-t t lfio'8te: ~ Ln fr1uit'h\ dalla lle&tauraztono RIIR rondR• ztono della tcr:i:11 Re11ubbllc11. • di IJ1•luoltll"fl (~:. ~',\llll!:TTI). 111/JIJVltcfl dl propogomlt1, T COiUlJNI A CONGRHSSO li nostro amor proprio cli congressisti non ci ft1rà tacere la. verità. li recente Congresso dei Coniuni italiani tenutosi a Roma 1 se, per nlcuni Iati, sogna un notc,·ole progresso sui congrci;si precedenti, ha tuttavia dimostrato che la nuova nssociuzione non ò ancora uscita. dalla giovinozzn 1 e non può ancora C'imontarsi con fortuna. contro gli ostacoli che si propone di superare. rnftltti chi ha. assistito al Congresso non ha 11.otuto non osservare il calore con cui ,,enivnno discusse le propm,te di ordine interno e regolamentare, nonchè tutti i propositi di roi3istenz1~e Ili lotta contro lo Stato 1 e lo scarso interesse con cui venh·ano invece accolti i temi pH1 gravi e 1>011derosi.Questa preva– Jpnza. della 1>arte combatti,•n 0 1 diremo quasi, entn– gclica. sulla pa1-te sostanzi11l0 e programmatica, in– dica appunto che l'associl,ziono dei Comuni non ò anrom un organismo così forte ed adulto da escr• citare subito un'azione cospicua nella \'ita polith.:1~ ib1liann. Di ciò le ragioni !!On molte. A tacere di quclltl ohe è la maggiore, i pochi a1111i di vit11.dell'assoch1- zione, non è da dimenticare che questa dc\'C ere· acero pHrallelamentc allo s"iluppo della clemocr,nìa. Bonchò l'associazione rtei Comuni itnliani non abbin un determinato colore 1>olitico, e possa, per la na tura. dei suoi scopi e dei suoi mezzi, accog-liere in– differentemente uomini di varii cd OJ)J>~stipartiti, pure è certo che essa è nata. dallo spirito nuovo della democrazia, e anche - pe1·chò 11011dirlo? eia un ce,·to vento di fronda sollc\'atosi da alcuni mn,rrgiori Comuni ib11iani, già 1:onquistati alla. domo– Cl'flzia1contro lo Stato a11cora - idmeno fino a poco tempo addietro - reazionario cd opprcssorn. Ora, la. democrazia. d'Italia. essendo ai suoi primi passi, anche un'11ssociazione chC' ò nata da lei non può com• piore il miracolo cli mostmrsi udulhL e gagliarda. La tela non può essere migliore del filo di cui ò tessuta. Ma da ciò derh'a. mù\ltra dobolczza, che alcuni giornnli romani hanno messa in luce senza spiegarla. li Congresso di Roma ò apparso 1>revalentcmonte set. tentrionale. La llemocraziu 1 che si è sviluppata quasi soltanto nei Comuni doll'aJht Ltalia 1 ha costituito i quattro quinti del Congresso, ccl ha ,•oluto che il Comitato direttivo non Rbhfwdonasse Milano. Dato lo spirito da. cui è sorta l'associuzione, tutto ciò ò nnturnle, ma certo non conferisce carattere nazionale ad uo1i1ssociazione che, per operare yroficuamente 1 deve aver radice in tutto le terre d 1 1taHa. .A 11zi 1 e questa non è certo l'ultima ragione della insufficiente maturità del Congresso, questo carattere rC'gionale e precisamente nordico, se da una parte ridesta, con le gloriose memorie dei Comuni, una opposizione un po' trop1>0 retorica e qualche volta anche inconcludente contro lo Stato 1 dall'altra, per l'ignoranza. dei bisogni del Sud o pci· l'assenza di una larga e sintcticit concezione nazionale, non sa difendersi da quello spirito vrovinciale che è carl\t• teristico della politica che si fa nei maggiori centri del Settentrione. . . . ~:saminiamo alcune delle pHt importanti delibera.• zioui del Congresso, e precisamente quelle che si riferiscono alla finanza comunaJe 1 un argomento che ci paro - se il nostro amore a questa materia non ci ronde parziali - di gran lungtt superiore a tutti gli altri di carattere pu1·11mentoAmministrativo. I.I Congresso è entrato a vele spiegate nel gran mare delle spese comunali. ITa riconosciuto 1 e non poteva fare altrimenti, che le SJ)C80 addossate ai Comuni sono andate crescendo con una rapidità \'er– ti~inosu, che lo Stato ha costretto i Comuni ad esor• bitaro dalle loro naturali funzioni, che nella lotta fra lo Stato e gli enti locali, per la ripartizione di molte spese, quest'ultimi hanno do\'uto subire la vo• lontà del pii1 forte. Ma quando si è trattato di tracciare i confini frn lo funzioni proprio dolio Stato o quello proprie dei Comuni, ht insufficiente preparuzionc del Congresso si è subito palesata. Nella relazione Colonna è alfer• mato che l'istm zionc elcmcntnro è "ormai, per opi– nione genera.le, ritenuta. un servizio dello Stato. ,, ~fa n el l'ordine del giorno apprO\'nto non si parla che cli " spese di competenza dolio Stato " scnz,l speci– ficare se "i si debba comJ}rondere nuche l'istruzione clementnre. riacuna notevolissima, che ris1>ecchia il silenzio mantenuto dai congressisti - all'infuori di due clericali - su questo im1>ortantc e delicato ar• gorncnto. L'unica deliberazione concreta ò stata que!Ja. por il l'ichiamo in vigore cloll'nrt. 270 delhi leggo 10 feb• braio l889, secondo il quale talune spese, fra cui quollf\. relati va al c asenna:rgio delle guardie di P.S.: dovrebbero passa.re allo Stnto. J\la quando si pensi che tale spesa im porta a.p1>cna3 milioni e mozzo por tutti i Comuni del Regno, si stenta a capire come su questo punto si sia specialmente fermata l'11tte11zionedei repubblicani, i quali hanno proposto

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