Critica Sociale - XIII - n.18-19 - 16 set.-1 ott. 1903

B 276 CRITICA SOCIALE pera - oh cooperazione di classe! - alla campagna cli }'erri) sulle in~orcligio insaziabili della 'l'emi? Ncppm· per sogno. Questa folla non yuole la pesante politica socialista vista attraverso ai complessi inte– ressi di classe; essa vuole appassionarsi alle dubbie sorti di un singolare certame, essa esige le emozioni dei duelli giudiziarii, essa reclama i corpo a corpo: l◄"'crri contro i trentacinque, E'crri contro Dettolo, Ferri contro lo Czar. Prr questo le si offrono i pro– cessi celebri, e le fischiate non celebri ancora. Ma intanto clavo andiamo? Noi siamo ad uno svolto di strada, in cui la nostra. politica può seguire per vie larghe o maestre, o perdersi ancora pei viottoli ciechi, in fondo ai quali forse sta la reazione in agguato. 7.anardelli è finito e il suo Ministero è af. flitto dallo stesso male: la senilità. Chi verrit dopo di lui? Gli uomini non contano, ma contano i par– titi. Ora, nella situa:done attuale ci pare affatto impossibile che gli possa succedere 1111 Governo ra dicalo, aperto a tutte le correnti nuove, sicuro di sè e sutliccntemente forte per resistere ai gruppi della Destra o del Cent.ro. Por vivere, un simile Governo avrebbe bisogno della cooperazione di tutta la de– mocrazia, o il rivoluzionarismo socialista non ammette transazioni. Per essere sicuro di sè bisognerebbe che il proletariato pro1cdessc senza impazienze, senza esplosioni, confidente nella virtù delJa propria orga– nizzazione, e il socialismo rivoluzionario diffonde i1wece la ditliclenza, l'im1>azienza, il desiderio della novità e del rumore. Oggi trionfa la. politica del fischio, e questa poli– ~ica non pub generare nulla di vi goro so e di sano. Ci pub portare soltanto a questo: a.cl e ssere fischiati. IVANOE BONOlll. UNO OHE PARTE Documento per lastoria delpartito socialista inItalia L'articolo cho seguo non ò roba nostra. È tagliato fuori dalla N1tova 'l'erra di Mantova. Noi lo vogliamo togliere al brovo ambiento dello campagne mantovano pe1· farlo mediti\fo ai socialisti amici o ai socialisti che ci sono - senza mala fede - nVYorsarìi. Chi parte ò Egidio Bernaroli. Di lui si ricorda il vi– brante discorso, tutto cose, tenuto nella prima giornata. <lei Congresso di Jmola. Quel discorso, tessuto d'espe– rienze, materiato del lavoro sudato da molti anni n prò <lei contadini, scosso l'assemblea e preparò magnifica– mente la ,·ittoria dol dì appre~so. Di lui sarà. ricordata a lungo nel lllantovano l 1 0J)era modesta, tenace, indo– mabile di organizzo.toro, cli redentore, di apostolo. td egli se no parte, vinto dal disgusto, spossato nc,n dalle difficoltà obietth'e della missione che s'è dato, e nepJ)uro dngli attacchi degli anersnrii, ma dalla sorda guerra dei compagni dell'altra tendenza - la tendenza della 1i cordialità II o u fraternità II socialista ~ e più ancora, forse, clnll'inerzia 1 dalla tepida solidarietà clegli runici... tlei quali in un luogo lamenta. il disinteressa– mento o l'abbandono. Ebbene, questo documento non parla del Mantovano; esso parln di ogni luogo d'Italia; mutate appena qualche nome, ritoccato qunlche circostanza accessoria., es~o fa la storia più recente del partito e la storia nostra. ]~un ~l~~u;~c~~~t~~;ib~:eÒ ni~~ 1 \~o:l~\zodidiq~~1u1:0 ! 1 !ie~ 1 11~e1~\~~ suggerirebbero - ehi non stesso ben in guardia - la ,,mà del pianto. LA C. S. Ailavoratori rganizzati delMantovano. Nell 1 a.tto cli lnscillfe per sempre il posto al quale, or sono duo anni, M•eto voluto chiamarmi con un voto di Cong-rosso,io sento il bisogno ed insieme il dovere <li rivolgen·I la parola per spiegarvi i motivi delle mie dimissioni. Non lancerò invettivej non farò requisitorie; nè 1 mollo meno, chiederò In testa di alcuno. Sarò calmo, nell'es1>osiziono del mio J)ensiero. Soltanto, nulla tacerò, nulla nasconderò delle cause che mi hanno spinto a compiere un atto di cui io, prima di ,•oi, ho mi• surnto tutta la gravità. Siamo giunti ad un punto - io penso - in cui il si• lenzio o soltanto l'occultamento di una J)arte tlella verità. possono mutarsi In complicità in quell'opera di demoli– zione, alla quale una~parte di noi 1 da qualche tempo 1 si ò data con un ardore che non YOglioqualificare per non compromettere quella che ancor oggi chiamano (oh, la ironia clelle frasi!) l'unità del partito. Siamo giunti ad un punto in cui bisogna parlarci chiaro e scindere bene l'o1>oradegli uni da quella degli altri, porobè un giorno si J>Ossano stabilire nettamente, se sarà necessario, le rispettivo responsabilità.. Uno sguardo retrospettivo. Prima di entrare ad esaminare questo disgraziato pe– riodo di vita proletaria. e socialista mantovana 1 trnspClr– tiamoci, per un momento, n. quel periodo dolla nostra organizzazione cho ò contrassegnato dalle prime con– quiste J)roletarie. Era il periodo in oui i lavoratori, come animati da una nuova fede, ed incoraggiati dai 1>rimisuccessi, accorre– Yano alle riunioni: Il periodo in cui tutti - conferen– zieri, organizzatori, segretari, comitati - facevano il loro dovere. SI discutevano tariffe; si inserì vevano elettori i si esaminavano e studiavano i primi tentativi di legi– slazione sociale; si tenevano comizt; si facevano girare per le mani dei lavoratori le petizioni al Parlamento. Invano voi cerchereste in quel periodo un punto solo di disaccordo rra i socialisti della. nostra provincia. 1 1; non ò da dire che, la questione delle cosidette due ten– denze non fosse ancora sorta: a Milano era già un anno e forse più che, nello assemblee del partito, se ne discu– teva1 bene spesso in una forma cho non a,·eva nulla di civile e di socialista. Al Congresso di Imola. Jn quoste condizioni, io J)Otovoben affermare ad lmola ehe,per conto nostro, quella. delle due toudenze non era che una creazione artificiosa, tanto artificiosa che là dove si la– vorava ad organizzare ed elevare le plebi a dignità di J)Opolo,lù. dovo la vit11.vissuta delle nostre organizzazioni metteva in luce l'immensità del lavoro eiacompiere, là. la questione delle duo tendenze non era sorta, nè pote,,a sorgere. La gran leggo della vita - uscita non dal cer· vello dei pensatori o caduta dal cielo delle metafisicherie, ma invece sgorgata dai ratti, era quella. - afferma\'O in quell'occasione - che ci tracciava la via, giorno per giorno 1 nel nostro lavoro. E soggiungevo: non ò vero che la coscienza. socialista nel Mantovano sia il frutto di un molodo piuttosto che di un altro, rtel\1intransii;fenza piuttosto che della transigenza. Nel Mantovano si ò fatta della. intransigenza e della transigenza, si ò ratta clelln organizzazione politica. e dell'organizzazione economica.; si sono fondati Circoli o si sono costituite Cooperative, si sono organizzato Società climutuo soccorso e Leghe di resistenza; insomma quel poco che c'ò laggiù - dicevo - non ò il prodotto di un princiJJio prestabilito, ma. invoco il prodotto di un 1 opcrn varia, multiforme. Spiegavo i nostri regressi elettorali dovuti all'azione delle Leghe che, con la lotta di classe (t]Jplic(l/<t invece che 11ndicata, avevano prolctarizztito, pili <liquello che non rosse 1 il partito socialista j e ftnh·Q richiamando i socia-

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