Critica Sociale - XIII - n.18-19 - 16 set.-1 ott. 1903

CRITICA SOCIALE 275 lotta di classe si è affacciata sulla tragica arena ed ha coperto col suo immenso rumore tutto il vario frastuono di prima. Ora, chiederemo noi al Governo d'Italia di aiutare in Russia la classe degli oppressi contro quella degli oppressori? E se anche Io persuadessimo a questo, corno lo potrebbe? Con le armi forse? Con le arti della diplomazia? Ma Ja Russia, che non è 1a 'J'urchia, non ascolterebbe neppure le nostre più sommesso esortazioni. La dimostrazione contro lo~Czar non può avere dunque che un solo intento: affermare la nostra simpatia per gli oppressi, esprimere il nostro orrnre per i massacri recenti, augurare alla Russia un'èra di libertà e cli pace. Esclusa ogni efficacia diretta ed immediata, rimane soltanto un'affermazione ideale, una generosa esplosione del nostro sentimento e delle uostre convjnzioni liberali. Ma allora, perchè questa dimostrazione non abbia a perdere della sua forza ideale, occorre che non rechi il marchio di un solo pR.rtito. Che importa al~ l'opinione pubblica dell'l~uropa che i socialisti fi– schino lo Czar? Essa sa della loro avversione prima ancora che l'annunzio del fischio corra sui fili del telegrafo. L'augurio di libertà può suonare alto nel mondo soltanto se tutta J'Jtalia liberale - l'rtalia della rivoluzione - si levi concorde a pronunciarlo. Ma i socialisti delPAvanti!, fra tutti gli infiniti modi con cui si esprime un pensiero, si grida una protesta, si pronuncia un augurio, hanno scelto un modo, di cui hanno anche scritta la teoria: il fischio. To non discuto la novissima estetica del fischio: ma so che a questa sorta di dimostrazione hanno già dichiarato di non aderire i radicali, e tutta quella grande frazione di borghesia che, in una così solenne affermazione ideale, poteva e doveva essere cou noi. Gli oppressi clolla Russia ci aveva.no chiesto una corona di fiori fragranti per confortare i dolori della Junga vigilia: i socialisti rivoluzionarii, per Ja vo– luttà di rimaner soli, non potranno inviaL· loro che un povero fiore appassito. * • * B lo potranno inviare? o a qual pror.r.o·? .Conon voglio fare pronostici. lUcordo soltanto che !lorna non è Parigi, e nemmeno Vienna, Londra, Berlino. A .l{oma non vi sono grandi masso operaie, nOn vi è altro proletariato che non sia quello degli impieghi e della burocra.r.ia . Ora, è a questa gente che le poche centinaia cli socialisti dovranno dirigere il loro appello per tmscinarla a fischiare. 11: se co– storo, che non hanno mai avuto nemmeno il modesto coraggio di votare pei candidati popolari, si rifiu– tassero cl i seguirli ? Io credo, che gli organizzatori della fischiata avranno pensato anche a questa eventualità molto probabile. Non è lecito, a chi vuol capeggiare uu partito, lanciare rumorosamente una sfida, senr.a avere la certezza di non dovere venir meno all'a– spettazione non solo dell'[talia ma dell'Ji]uropa. Se fosse altrimenti, coloro che a,•essero, con tanta leg– gere;-:za, preparato un così clamoroso insuccesso, avrebhero recato al partito un'offesa irreparabile. l[a, fischiando, hanno essi ben misurate lo conse– guenze del loro atto? JI Governo - ed era da at– tenclenrnlo - cercherà. cli impedire acl og11icosto la dirnost,razione contro Pospite imperiale. La stampa conservatrice cercherà di riversarn sopra i socialisti tutti gli incidenti che possono verificarsi in simili circostanze. Von. Ferri ha creduto cli correre al ri• paro separando Ja sua responsabilib\ da quella cli tutti i pazzi ed i criminali che possono infiltrarsi nella dimostrazione. Ma è un riparo molto fragile, e che non ha mai impedito alla slealtà. degli av– versarii cli attribuirci una complicità in tutti i cri• mini politici, e di affliggere per molti mesi il nostro partito con una indigna.zione artificiosa. 'l'utto questo - nessuno vorrà dubitarne - non è fatto per accrescere la forza nostra. Floquet che, senza vanterie e senza congiure, grida allo Cr.ar: Vive la Pologne, mousieur, è applaudito . .Ma un par– tito, che persiste, contro l'opinione cli tutti gli altri, in una dimostrazione che gli attira l'ira del Governo e di coloro che fin qui furono i suoi alleati, nou si rafforza, ma si isola. E gli giova isolarsi, proprio nell'ora presente? L'on. ll'erri, che non ama dispiacere ai suoi udi– tori, parlando agli avvocati che da diversi campi politici erano convenuti a sua difesa nel recente pro– cesso di Roma, ebbe a levare un inno a quella coo– perazione cli clnsso, che diventa poi una eresia nei suoi articoli .. E questa cooperazione di classe, egli la. salutava e la invocava in quella lotta contro gli spel'peri e le baratterie deJ!e amministrazioni mili– tari, di cui il processo di Roma doveva essere un minuscolo episodio. Ma ecco che, mentre non è per anco spenta l'eco della proclamata necessità di questa cooperazione, l'on. Ferri taglia i ponti fra lui e gli affini, salvo a riabbassarli ancora alla vigilia del processo Bettolo. ~fa gli riuscirà di adescarli un'altra volta? Gu– glielmo Ferrero ne dubita. . .. [o non vorrei spiacere troppo a quelli che - beati loro! - hanno scoperto " il metodo o la mòta nella campagna di Enrico Ferri "' ma parrni che la poli– tica inaugurata da lui non abbia altra bussola che un grossolano empirismo. [I nocciolo della, sua campagna dovrebbe, secondo gli interpreti più autoriz;i;ati (vedere in proposito il pe– nultimo numero del Socialismo), consiste1·e nella. lotta contro gli sperperi militari. Questa lotta dovrebbe sostituire la " grande illusione,,, creata da noi con le T,eghe di resistenza dei contadini, e dovrebbe nelht politica parlamentare prendere il posto di quel– J'altra " grande illusione della legislazione sociale r· ·g tutto ciò, si comprende, non soltanto ed esclusiva• mente per il nostro interesse cli classe (coteste pic– cole quisquilie degli " immediati vantaggi ,, i:iono le miserie deJ riformismo), ma per costringere la borghesia nostra" all 1 impicgo pl'Ocluttivo delle proprie energie"' per aiutare "l'incremento della ricchezza" e per porre fino alla immaturità del nostro capita– lismo. Dalla ricchezza e da.Ila maturifa degli altri dovrà. poi venire la forna. nostra. Ora, questa sarebbe, bencilò imperfetta, una con– cezione rispettabile, se coloro che credono interpre– ta.riti non fossero nello stes:::10 tempo i pili verbosi negatori di quella cooperazione di classe n cui essi medesimi fanno appello nella loro propttgnnda. e nella lorn azione. Contraddi:,done questa, che li porta. a correre al l'impazzata fra un estremo e l'altro: ora. a compiacersi della solidarietà dell'Eistrema uella lotta contro gli sperperi della marina, e ora a pro– clamare la più assoluta intransigenza elettorale e parlamenta.re; ora a ra.ccogliore nella lotta contro il militarismo tutte le forze della democrazia, e ora a sbararnzzarsene di colpo come nella fischiata aJlo Czar; ora a magnificare la organizzazione di classe come quella che può scinderci da tutti g-li altri par– titi borghesi, ed ora a sorriderne come di uno stru– mento arrugginito, appena degno elci musei dclh nostra preistoria. litobilità, superficialità, empirismo, ma sopratutto aclat.tamento ai gusti della folla. La folla. è mobile, è superfir.iale, fa della politica di sentimento, e bi• sogna accontentarla. Credete voi che questa folla, oggi che si parlà tanto di succhio11i, legga gli ar– ticoli dì Free Trculer (un liberista borghese che coo-

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