Critica Sociale - XIII - n.18-19 - 16 set.-1 ott. 1903

274 CRITICA SOCIALE Poi - colla lezione delle cose - la resipiscenza Yerrà, la vendetta ,•errà. inesornbile. Raccogliamo intanto i documenti della triste ora che passa .. LA Cnt1'ICA SOCJAU:. Scrivendo in questa Rivista, non è d'uopo riaffer– mare la, nostra solidarietlL coi rivoluzionarì deUa Uussia. Quando - or sono pilt di due anni - la " ri– scossa slava,, divampò sulla terra contristata dallo assolutismo impel'iale, in queste stesse colonne Fi– lippo 'l'urati espresse il vaticinio e l'augurio. E 11011 era la querula. pietà, con cui ora il socialismo rivo– luzionario vorrebbe sollecitare la vecchia o lacri– mosa sentimentalità. borghese, ma. era la visione chiara dei tragici confiitti di classe, onde è tutta intessuta la storia recente della Russia che si rin· nova. Oggi non è in noi alcuna apostasia. Quello che :lllora sentimmo e pensammo rimane inclelebilo nel nostro intelletto e nel nostro cuore. Oggi, come ieri, noi affrettiamo coi voti una Russia, dove le genti 1 liberate dalla ignoranza. e cla.lhl superstizione, non pili plebe ma popolo, non consentano il pauroso dominio di un imperatore pontefice. ·Ma quando alcuni uomini ciel nostro partito - a cui nessun Concilio Jrn. ancora attrilrnito il dono dell'infallibilità - ci invitano acl esprimere questi nostri voti con una rumorosa dimostrazione, che può avere gravi ripercussioni su tutto il movimento pro– letario d'Italia, noi ci permettiamo cli dubitar forte so la nostra qualith di socialisti e la nostra non sconfessata solidarietà coi proletart della. Russia ci facciano obbligo di seguire ad occhi chiusi la tattica che essi - senza interrogare il partito - hanno creduto di adottare. So questo dubbio non avesse altra ragione di sorgere, basterebbe a legittimarlo il diverso contegno 1 che in simili circostanze, hanno creduto di tenore i socialisti degli altri paesi. La Francia socialista ammonisce. I socialisti fran– cesi non sono tutti degli " addormentati "' secondo il grazioso nomignolo che la frater.nità dei rivolu– zionari ci ha appiccicato. Esiste una frazione guesdista che non la cede per intolleranza giacobina a tutte lo nostre cOteries pHl rabbiose. Ebbene, questa fra– zione, che, se a Parigi non è molto cospicua, è però sempre pili numerosa delle poche centinaia di socialisti romani 1 che dovrebbero essere i protagonisti della dimostrazione, non ha creduto di scendere - armata di sirene - sulle piazze di Parigi, a salutare con una salva cli fischì l'alleato della Francia. E noi, proprio noi, dovremo essere più rivoluzionari elci rivoluzionari francesi 1 più guesdisti cli Guesdo? Anche i socialisti tedeschi hanno fama cli rivolu– zionarì. Anzi oggi è cli moda citarli spesso, e magari a sproposito 1 come esempio insuperato di inflessibi– lib\ di intransigenza, cli fedeltà cieca ai principii marxisti. Jtppure questi socialisti, che sono così t.eutonicamente sentimentali da infiorare le pareti della sala che li accoglio a Congresso con clei motti che paiono quelli cli una religione nuova; che te– mono - essi, che hanno tre milioni di voti! - cli profanare il candore della loro fede con qualche fugace contatto col Raiser 1 non si sono mai lasciati trasportare clall 1 impulsivWL, nè inebbriare dal senti– mento antimonarchico, fino a concertare una fischiata a qualche sovrano o a qualche suo ministro - e di questi Berlino ne vide parecchi - macchiati di sangue proletario. Dell'opportunità di una dimostrazione a fischi 1 quale fu propugnata dall'Avanti! è dunque lecito dubitare. 1~ poichè questo dubbio riflette le nostre preoccupazioni per l'avvenire del partito, crediamo nostro dovere - quale che sia per essere Pacco- B1b,ate a Gino H1ar o glienza che ci verrà. fatta - di esprimere senza re– ticenze tutto il nostro pensiero. La causa• proletaria non ò monopolio di alcuno: ò un patrimonio comune che anche noi abbiamo il diritto di tutelare. * -· . Io non sono contrario alla protesta col fischio per considerazioni di politica internazionale. Certo - ed ebbi occasione cli scriverlo di recente in queste stesso colonne -- è assurdo voler intromettere noi rapporti o negli aggruppamenti internazionali le nostre sim– patie o le nostre a.vversioni per gli ordinamenti in– terni cli questo o quello Stato. Una tale politica potò avere fortuna ai tempi del Mettemich e della Santa Alloanr.a, ma oggi è un anacronismo, e, risuscitata dai partiti della democrazia, attesta non della loro moclernità 1 ma della lol'O esiziale serviti1 alla tradi– zione superata. Anche è da notare - e lo scriveva il Bissola.ti nel Tempo - la inconsapevolcz:u1. di molti di coloro chc 1 pur essendo nemici giurati della 'l'riplice 1 si apprnsta110 a. fischiare il rappresentante ufliciale della Hussia. Lo Czar a Roma. può essere per PAustria una minaccia ben più seria, che non le rumoroso climostrnr-ioni irredentiste fatte in gran parte da quelli che - incappando in una nuova contraddi– zione - combattono il militarismo e accarezzano il sogno di una nuova guerra liberatrice. !iln 1 ripeto 1 tutto ciò ha ben poca importanza di• rotta. Mo lo perdonino gli organizzatori del fischio ma, io ere lo che i nostri rapporti politici e com– merciali con la Russia non subiranno alcun muta– mento in seguito alla lorn fragorosa dimostrazione. Allzi, cli questa mancanza di effetti serii e profondi è così persuaso - chi lo crederebbe? - lo stesso on. Ferri, che egli può assicurare fin d'ora a.i demo– crntici cli Palermo che il commercio della Sicilia con la Russia non soffrirà danno da qualche fischio sba– razzino. Non è su ciò, dunque, che si può discutere profi– cua.mente, CQme non è qui i! caso di esaminare se i nemici della Duplice - i nemici che sono al di qua o al di là delle Alpi, e non tutti meno cosacchi dei cosacchi autentici - potranno giovarsi della si– bilante politica estera dei socialisti italiani. La que• stione per noi è un'altra: è di vedere se la nostra simpatia pei rivoluzionari della Russia poteva tro– vare espressione pii, adeguata e più efficace, e se, essendo scelta una forma di manifestar.ione che può avere un contraccolpo sulla nostra politica interna 1 noi siamo ben sicuri cli non aver giuocato, con una leggerezza di fanciulli, i più gelosi interessi del nostro proletariato. Un popolo può influire direttamente sul progresso politico cli un altro, in un solo caso: quando la na• tura della rivoluzione, che in questo popolo arretrato si compie, o la sua debolezza militare, o la sua, direi quasi) minorità politica 1 permettono un intervento armato od un efficace aiuto diplomatico. Tale era il caso dell'Italia durante il periodo del suo risorgi– mento. Le dimostrazioni di Parigi (e anche la bomba di Orsini fu, a suo modo, una. dimostrazione), le simpatie clelPfnghiltorra per l'Italia e per i suoi profughi, age\ 0 olarono la guerra del 1859 e gli aiuti provvidenziali della diploma.zia inglese. Ma ben diverso è il caso della Russia. Qui si tratta cli una lotta interiore fra le duo forze estreme che, in tutte le societi\. moderne, si disputano, con forme e con intensità. diversa, il dominio poli– tico. Anzi, <lacchè l'industria moderna ha piantate le sue tende sui confini delle steppe desolate, la lotta non è più soltanto fra borghesia liberale e borghesia reazionaria, ma è fra gli operai, guidati clallr~ intellettualità borghese 1 e l'impalcatura ancora dura e resistente dell'antica monarchia orientale. La

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