Critica Sociale - XIII - n.18-19 - 16 set.-1 ott. 1903

CRITICA SOCIALE 295 n dimostrare, quando pretendano pregiudicati non solo i loro diritti presenti ma anche tutti gli ipotetici diritti futuri. Ecco, dunque, un altro grave problema da risolvere prima di por mano n qualsiasi rirorml\: tutelare le scuoio 1u·csonti o future dalla mnn\n, nelle intenzioni riforma– trice, negli effetti sovvertitrico, ond'ò tH\turale che sieno presi, in mancanza di freni legali alla loro onnipotenza, gli uomini portati dalle vicende parlamentari al Ministero dell'istru:,.ione, e nello stesso tcmJ)o non irrigidire e pie– trifl.cnrc gli ordinamenti scolastici in guisa da rendere impOssibili le riforme ragionevoli e per unanime con– senso neceesnrie: assicurare, insomma, alla scuola la stabilità, senza pregiudizio della perfettibilità. Il quale intento non si può oi;tenere che n. un patto: affidando cioò la funzione di concretare o interpretare e svilup– ))nre le rnassime generali decretato dal Parlamento non a un uomo solo, elle per necessità di cose de\• 1 essere un uomo politico e, nella sua provvisoria permanenza al Oovorno, non può nulla iniziare che non debba. abban• donar poi al capriccio dei suoi successori, ma a un corpo tecnico permanente autonomo, ilwestito di quella 1mrte <li eovranità. scolastica, che il Parlamento non ha tempo o attitudine a esercitare. E questo corpo tecnico dev'es– sere il Consiglio Superiore della pubblica istruzione, eletto parte dagl'insegnanti nnivorsitart, parte dai professori secondari, parte dai maestri elementari, e investito di larghissimi poteri. Quando il Consiglio Superiore sia la espressione legale del pensiero e della esperienza di tutta. la classe insegnante, e nessuna riforma extrapar– lamentare si possa compiere senza il suo parere ravoro– vole, e gli sia riconosciuta la facoltà di proporre al Mi• nistero lo riforme, che la opinione dogli insegnanti elettori creda di \'Olta. in volta. necessarie, in modo ohe nulla si possa improvvisare a casaccio o nulla, dopo essere stR.to rondato, pos!ia essere a cMaccio distrutto; allora, creato l'organo naturale del rinnovamento sco– lastico, il rinnovamento verrà. epontaneo, sistematico, continuo. J◄:d ò questa, 1>er la riforma del Consiglio Su• perloro, io erodo, la prima campagna, che la nostra classe organizzata dovrà iniziare insieme a quella pel rinnovamento del materialo didattico non appena abbia cousegLtite migliori condizioni economiche o morali. Ma per ora, invece di fabbricar nuovo scuole per darci lo spasso di ,•ederle senza tregua sconqua.ssate come lo antiche, non sarebbe meglio so lnscio.ssimo riposare in pace lo antiche? La resistenza degli interassi locali. Escm1•idi "buone intcnzioui ,, lcgislntiYe. 1,;,anche ammesso che il Pnrlnmcnto abbia il tempo di discutere la riforma didattica, no avrà la voglia? Ogni vasta e complessa rirorma scolastica - ricordi a• mocelo - non solo deve lottare contro le opinioni pe• dagogiche tradizionali, ma abolendo, rico.stituendo, fon– dendo fra loro i vecchi ietituti, non può non ledere più o meno direttamente i mille piccoli interessi che intorno alle scuole tradizionali vegetavano abbarbicati. La scuola unica governativa, por esempio, qualunque debba esserne il piano, nello città in cui finora è vissuta accanto a una scuola classica govornntiva una scuola tecnica comunale o vico, 1 ersa, vuoterebbe di tutti gli alunni la. scuola comunale, assorbendoli nell'unico ero giuolo degli ordinamenti propri; nelle oitt.1. im•ece, in cui la. scuola comunale vivo\'a senza concorrenti, essa dovrebbe per vivere adattarsi alle disposizioni della nuova legge: e tutto questo uon solo perturberà gl'in· n a o teressi <li molto persone, ma 1>rodurrì~uno spostamento non lcggioro nelle finanze degli enti locali, che manten· nero flnora le vecchie scuole. J~ gl'lntorossi materiali non ragionano; e gli uomini politici, In cui base elettorale si fonda su questi interessi, ragionano anche meno: e una riforma che, invece cli procedere a grado n grado, per via di lente ~onquisto, protonclcsse di attuarsi in blocco o subito, sarebbe come un uomo ohe, dopo essersi legata al collo una macina, si buttasse nell'acqua immaginan– dosi di poter nuotare. È stata questa, come osserva,•a acutamente il nostro collega Leonardo Bruni nel Congresso cli Firenze('}, 111. rngione per cui nessuno elci venti grandi progetti di riforma scolastica presentati al Parlamento dal 185!>ad oggi ò arrivato a buon porto. Uno solo fu sul punto di toccar la riva, quello presentato dall'on. Coppino al Senato nelln seduta del IO novomlu·e 1887 o approvato dalla Camera alta nel gennaio successivo - e fu uno tlei più sinceri o lodevoli tontntiYi che siano sta.ti mn.i f.itti per migliorare orncacemonte lo condizioni econo• miche dcgl'insegnanti; ma nella Camorn dei de))utati nrenò: e nulla meglio che la storia della prima fortuna e del finale naufragio di questo progetto potrebbe met– terci al sicuro dalle antiche e - si vede - non ancora abbastanza sfatate illusioni. La parte Jlrincipale del J)rogetto era dedicata appunto a mìgliornr lo stato economico degl'insegnanti delle scuole clMsiche; al qual proposito la relazione ministe– riale conteneva le seguenti assonnato o - diciamo cosl - commoventi considerazioni: 11 So di molte istituzioni si JJUÒ dire che la loro bontà teorica è insurfloiente ad assicurare la boot:\ dei frutti che se ne hanno n sperare, dipendendo ciò grandemente dalla qualità degli uomini chlnmati n. J>Orle in atto, questo J>rincipalmonto giova ricordare nelle cose della istruzione . . Non v~ha 1·eyolame11to e 110,i leggecosì difettosa, ttè progl'amma così en•afo, che 110n possa110essere cor– retu dall'abilità dei doce,1li e dei c<1JJi d'islituto: ma 11iwia virth che sia 11elletre cose sttd(lette t:ale a cornygere lu 11uibUiteì, aet maestro. La quale nbilifa o inabilità nou solo va considerata rispetto allo cognizioni e alla dottrina, tn(t per co11foanche della volontù eflicacementedesiderosa del bene e sapieutementea{fezio11ataai 1»-01wialmmi. Perciò 1'1\1,ionodel Ooverno <lebb'essere intesa a due cose: ali aver maesfri. addottri11ati 1 e<La mantenerli volonterosi. Non ripeterò quello che ognuno ea intorno alle poco liote condizioni economiche di questa profedsiooe, e come essa non offra, in generale, quei compensi onde l'uomo oho vi si ò consacrato abbia sicurtà di vitn. discretamente comoda per sò o per i suoi. Quesl1ultimo punto è di yrossa -im])o1·ta11za; imporocchè, nel seno della famiglia, tra le gioie sue, ed anche tra i suoi dolori, si impara a conoscoro i teneri animi <logli educandi, a distinguere per qunli vio si penetri nello diverso intelligenze: por dir tutto in una parola, si ama negli alunni la memoria dei cari ohe ci aspettano a casa. Lo necessità della vita vincono sposso quell'ideale che uno si fa dell'ufficio di educatore e della carriera, la. quale a lungo andare prostra gli animi J)iù torti, ohi la rtebba. percorrere in mezzo a continui stenti o prh,azioni. Chi voi si 1·appre– s,.11ta il lavoro che si llo,wmda {Ji11sJa111euteall'iuseg11autc, vel q1,ale egli tma tu11ga parte del [1ior110 deve occu1xu·e 11ella scuola, tma parte <Lbbasta11za t1olei·ole 11ella ncisione d('(Jli scritti <leglialwmi in c<isa, non giudicherà indiscrete lo proposte nelle quali si procura di conciliare le ra– gioni della rortunapubblicacon le 001Hlizionieconomiche dei prore.ssori. - Noi domandiamo ngl'insegnrmti un detor– minnto numero di ore 1 tale numero che non istanchi la. loro operosità. scolastica, ma impedisca di sprecare in altro ocou1mzioni le forze della monte o del corpo. I~ proponiamo, JJer corrispettivo, che lo stipendio loro sia anche 11ei vrimi gradi sufliciente ai modesti desiderii tli (1)Primo Congresso nazlonalO dC@'II111,cgnanUdello Scuole medie, pag. 121.

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