Critica Sociale - XIII - n.18-19 - 16 set.-1 ott. 1903

éRITICA SOCIALE 287 e giuridicamente capace che, con lo scambio di ric– chezze e con la creazione di Yincoli giuridici, acquist.l beni che non ha, e diritti di fronte ad altre 1>crsonc patrim.onialmcntc e giuridicamente citpaci. Fuori ciel rapporto di servizio cessa <1nindi la dipendenza ge– rarchica e Ja disciplina che ne fa. ptuto intcgrnlc: subentra il diritto comune, In. giustizia comune, la magistratura comune a tutti gli altri cittadini. Conosciamo l'obbiezione che vuole riconoscero alla così dcttasouraniU, dello St1\to il diritto di sindncnro la vita dei suoi funzionarl, al di fuori del rapporto di servizio. Rispondiamo: uno Stato sottomette tutto sò stesso al diritto, anzi l'autorità dello Stnto non ò che una conseguenzf\ dcll'csiston1.a del diritto 1 inconcepi– bile senza una sanzione. Ora, il diritto ò uao 1 la giu– stizia è una, deriva claJla lcg-go, o non dall1arbitrio 1 dall'interesse individuale o di partito, come potrebbe avvenire, se si sottraessero gli impiegati ai loro giu– dici naturali. " Che diritti son quelli, si domanda l'on. Sncchi ( 1), cli cui l'uso ò sottoposto interamente al giudizio dei superiori, i quali non possono inspi– rarsi che ai vropr'i criteri cd n quelli imposti da ehi governa, in una materia assolutamente indefinihile, e dovo il giusto o l'ingiusto, l'e<1uo o l'iniquo sono cli apprezzamento s,·ariatissimo a seconda dei partiti 1>olitici." }'u ossenato all'on. Sacchi che, so egli riconosceva la piena libertà cli cittadini agli impiegati di Stato, cadeva poi in contraddizione negando loro il diritto cli sciopero. Noi erodiamo cho il pensiero clcll'ono– rcvolc Sacchi, e cli tutti coloro che propugnano la equivalenza dell'impiegato fuori cli sen•izio a qua– lunque altro cittadino, sia stato frainteso. n diritto allo sciopero, lo ha eletto o ripetuto anche l'on. 'l'u– rnti, non ò contestabile; lo eccezioni sorgono appunto sulla. sun. efficacia. a seconda che si tratti di una o di un'altra categoria di cittadini. La lotta. cli elnssc dcg-li 01>crai e degli impiegati di Sto.to, pur avendo nn identico fondo economico od una finalità. comune, si può differenziare nei motocli, perchò diverso sono le condizioni in cui essa si svolge. Contro gli operai stanno i capitalisti, contro gli impiegati stanno i rn1>prescntanti dei pubblici poteri; dtL una parto le controversie hanno 1>ct·baso il salario, dall'altra lo !Jtipendio. Ora, mentre il primo si può determinare in rapidi accordi arbitrali frn. le parti contendenti, il secondo, itH'cce, essendo fissato per legge, non può modificarsi che con una riforma della medesima. A ciò si richiede un'opera continua, paziente o lunga di pressione sul potere politico, ondo preparare l'in– tervento del 1>oterc legislativo: lo scioJ>cro, <1uincli, non avendo efficacia immediata e dirotta, perde la sua qualità. più terribile come armo d'offesa. All'infuori dello sciopero, Pnzionc cli tutela di classe si svolge iclcnticn così per gli operni come per gli im– piegati: l'elaborazione, prima, dei pro,•vedimenti legi– slativi che devono conquistare la pubblica coscicnz11 1 Ja pressione politica, in scg-uito, per tradurli in ntto. Vi può essere un limite a questi diritti por gli impiegati? Oli statuti delle loro Associazioni sono cli pubblico dominio, nò alcuna restrizione fu im1>osta.dall'auto– rità competente. In quegli statuti si parta cli tutelare con tutti i mezzi legali gli interessi della clnsse; niente dì_strano quindi che il giudizio iu merito venga discusso dagli int01·essati o che il loro ver– detto possa trovarsi in a1>erta opposizione con quello cloi temporanei rappresentanti elci potere esccuti,•o o legislativo. La sentenza definitiva spetta al corpo elettorale, cli cui gli impiegati fanno parte; non ò quindi logico che essi tentino cli conquistarlo alla loro causa? ( 1) L'ar,itazfomi tllll pen1011(1ieJIOlllale l#tql°aflco (nel glor1111\e Il nmpo, N. tS& di quou•anuo). e i\la allora, si obbietta, fanno della JJolitica. l,n frase, data la concezione dello Sta.to moderno, ò sompliccmento sciocca. So 1>ernon fare della,1JQlifica il cittadino dovesse disinteressarsi a tutti gli sva– riatissimi problemi che riguardano ht. colletti\'ità, allora dovrebbe ftlre a meno anche del diritto di voto, giacchè il ,:oto presuppone un 1>reesistente giudizio su di un programma che può essere o non essere quello dei ministri in carica. So, quindi, tnle giudizio è permesso col voto, perchò si vuol nieg11rc agli impiegati di Stato di procurarsene gli clementi parteci1>a11doalla vita pubblica? Per un riguardo alle funzioni cho esplicano? Criterio folso e menzo– gnero, pcrchò ncs&un funzionario, che si aclopcrnsso pubhlicamento a senizio elci ministri e del loro partito, avrebbe mai punizioni e rimproveri. Ben dice lo Jaurès che il funzionnrio viene con– siderato tutt'ora come strumento cli partito, cioò, assai spesso, 11110 schiavo incaricato cli fnrc altri schiavi. Quando egli non riceverà pili delegazioni di tirannia, cessort~ di essere egli stesso un tiranneggiato. Quando non snrà più uno strumento contro la. libertà degli altri, diverrà libero egli stesso. (1) Questa eman– cipazione, secondo lo J·auròs, si viene preparnndo dalla giurisprudenz!l, ma piit che altro, secondo 11oi, sorge dalla. evoluzione cho il diritto pubblico ed il diritto amministrativo compiono attualmente verso l'abbandono dello prerogative 1>crle quali lo Stato restavi, una istituzione di comando o di coercizione. Scrittori di op1>ostescuole, da Lcroy-Bcauliou a Von• dcnelcle, ammettono la distinzione fra. istituti ed atti e funzioni cli imperio da una parte, e istituti, atti e funzioni di gest.ionc dall'altra. Da questo punto alla dottrina cho allo antiche prerogative dello Stato so– stituisce le regolo per le quali lo Stato diviene una istituzione pacifica per la produzione ed il godimento elci beni e delle aziende di carattere pubblico, la strada ò hrcve. L' attual e agitazione pcl' la libertà degli impiegati di ·to.to vi imprime un passo gigantesco. K S1::n:rt1NO. (1) Al mlul&lro (lfllhnberfl Il (1-*RIO, JICI suo d\Reorso (Il Cuneo, 81 ,•a\O\'fl dOll'Rutorlli\ di scrittori soolnllsll A glu&llllilllro lo suo teorlo rca:clonRrlc sulltt 111.>orlll degli hn11IC;-Rtl, conslgllnmo di lcggoro l'e&llu· rlo11to monograllll del lii.lor: 1/J.:tal 1odaU.st1 d Ili tltiorl1 J111·1a1111e de ltA OOIIOH. (He1111e SOckllUte, 11\IIIIOrl 228 O 221 di quest'anno). Ilproblema primario della scuola secondaria A Cremona, in questi ultimi giorni, si è tenuto il 2° Congresso nazionale degli insegnanti delle scuote medie, i cui temi abbiamo annunciato, nel fascicolo precedente, in nota all'articolo di x. Y.: Lotta <li classe 1n·ofessorale. li Congresso, pei suoi precedenti o con– comitanti, e per tutta l'opera. della Federazione lt cui si coordina, ebbe un'importanza politica e socio lo cli prim'ordine: in esso suonarono trombe che ripete– ranno i loro squilli in Parlamento alla riapertura della Camera. E la questione grossa., hi questione appassionante, che trascende la cerchia dell'insegnamento secondario e che ò - mutatis mutandis - la. questione cli tutte le organizzazioni cli lavoratori dello Stato, fu quella ciel tema L 0 , formulato modestamente così: "Se ora sia possibile ris0l\'ere coutemporancnmente, con un unico disegno di legge, tutto il vasto e complesso problema dell'insegnamento medio 11• Su tale questiono l'opinione nostra fu sempre re– cisamente negatiYa. g quando, ai I2 cli giugno, venne, dopo lunga atteso, all'onore della discussione clcllit Camern, la. famosa mozione Di Stefano, eccitante il Governo a

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