Critica Sociale - XIII - n.18-19 - 16 set.-1 ott. 1903

CRITICA SOCIALE 283 muovendo i più economici impieghi dell'energia elet– trica, la navig1lzione interna, e così via. l<.: tutto ciò pili che mai s 1 inquackerehbe in quella funzione cli rimozione dei voli cuoprenti ogni politica di classe, che è Pessenza stessa della scienza economica, e contribuirebbe a fare sempre pii't una realtà di quel concetto dello Stato, superiore a ogni dominazione cli classe, che finora non fu che un 1 astra.zione 1 preci– samente perchò solo alcuni interessi vi erano rap– presentati, non equilibrati da altri. Il quadro, come si vede, può essere grandioso, e chi non è cosciente di questa grandiosità non sente il momento storico che Pltalia attraversa, non sente che per l'Italia va approssimandosi un momento si– mile a quello che provocò il mutamento d'indirizzo della politica commercialo inglese verso la metà del secolo scorso. Le organizzazioni proletarie, cui paro di non aver nulla da fare, potrebbero far propl'io questo còmpito e fornrnre il centro d'un colossale e irresistibile esercito, a.Ile cui ale sarebbero la piccola borghesia, le industrie o le colture dimandanti nuovi mercati. Ponete, per esempio) che in ogni piccola città., in ogni villaggio, ogni domenica un propagan– dista. faccia il conto di quanto alla. fin d'anno ognuno paga in tributo ai produttori protetti, in piit del va– lore delle scarpe, delle calze, della camicia, degli abiti, del pane, del petrolio, dello zucchero, del caffè, e che ciò duri por quattro o cinque anni e sia la piattaforma di due lotte olettorl !il.li ; e si può metter pegno che il protezionismo italiano ò sconfitto. In Italia tutti sono penetrati da un tale spirito cli tol– foranza e di equanimiHL che rcsiste1rnc fortissime non si incontrano pressochè mai; è forse per questo anzi che tutto dura poco ccl ò vero ancora oggi ciò che cantava il 'l'asso che nlln virtì, lntina o nulla manca o aol la disciplina. B nel nostro caso la. fede poserebbe su fatti, avrehhe il sussidio dello cose, non sarebbe un pleo– nastico epifenomeno 1 ma una efflorescenza. degli in· tcrcssi industriali ed agricoli, una vera o propria epigenesi della nostra struttura economica e della fase che aUraversa. , Perchè il partito socialista non la fa sua? 1~ vero che da qualche tempo sembra cfowccupato e invee chiato pl'Ccocemente. Ma gli è appunto pernhò s'è troppo chiuso in sè, perchè s'è appartato dalla bu– fera che ma.i non ro15ta a lui cPintorno. 'l'orni all1an– tico, ritocchi, come Anteo) la terra che gli fu madre 1 e gli ritornerà anche 1 con la giovinezza 1 la fede. EMPEDOCLE. L'IN'rRICODOGANALE e la questione del Mezzogiorno (Replica a Ivanoe Bonomi) Garissimo Bonomi, Nulln mi sarebbe pili piacevole che discutere amiche– volmente con te intorno agli effetti, che i prossimi trat– tati di commercio possono avere sull'equilibrio economico e socia.le del MezzocU; ma mi sembra. che fra noi clue non vi sia alcun fondamentale dissenso, che possa dare origine a una vera e propria discussione. 'l'u riconosci, in miii compagnia, chB 1 u quando il Mez– zogiomo potesse trovare una più ampia arena alle sue lotto economiche, avrebbe modo di scuotere quel suo sonno di morte, e ammetti che una politica doganale 1 la quale adOJ)erasse l'abolizione graduale del clazio sul e 1no B1arcc grano e la riduzione dol protezionismo industriale per ottenere concessioni favorevoli ai prodotti agrari del Mezzodl, sarebbe appunto la politica adatta allo scOJ)O. Solamente tu osservi : 1 ° che un siffatto regime do– ganale non può essere il toccasana per tutti i molti nostri malanni, e che noi commetteremmo un grave er– rore se ci illudessimo di poter conquistare senza lotte e senza rischi gli ~Itri mercati solo in grazia dei trattati di commercio, riportando facile vittoria. sugli altri con– correnti; 2° che è molto probabile che" gli Stati, con cui abbiamo maggiori commerci, non vogliano sa.perno di concessioni e si ostinino nalla politica protezionista, e specialmente nella protezion~ agraria,,, nel qual caso i nostri desideri sarebbero come il matrimonio di Pulci– nella con la figlia del re: Pulcinella voleva sposarla e perciò clice\·a che il matrimonio era mozzo combinato, ma non riusciva mai a metter insieme Paltra metà con la sua. Contro il primo gruppo delle tue osservazioni io non ho nulla da. ridire: se hai avuto la pa:,,ienza di venir leggendo i piccoli lavorucci, con cui da molto tempo a questa parte mi sono sforzato di richiamar l'attenzione clei lettori della Critica ora sull'uno, ora sulPaltro lato del problema meridionale, avrai - spero - notato che appunto uno dei miei sforzi costanti è stato quello di reagire contro il semplicismo ,li molti meridionali 1 po• nendo in luce la. enorme com})lessità dil problema, affer– mando che esso non si può risolvere nè in un giorno nè in un anno 1 e perciò ... insistendo coi settentrionali porchò - considerata. la lunghezza della via - comin– ciassimo subito a. metterci in cammino. _g nello stesso articolo, che dà occasione a.questo nostro gradito scambio d'idee, avrai notato che ho fatto dipendere " in buona })arte,, l'avvenire economico e politico del Mezzodl non dal solo regime doganale, ma anche dal regime ferro– viario, e llo chiesto la bellezza di venti anni di tempo per ridurre alla miseria il nostro buon amico, marchese Di Rudinì. Come vedi, le mie soluzioni non sono poi ecces• sivamente pronte; e in riga di sollecitudine è senza dubbio più Uravo di me l'on. Sonnino; la qual cosa ap– parirà naturalissima, quando si pensi che l'on. Sonnino si preoccupa in modo speciale della. conquista. del Go– verno, laddove io - si parva magnis compon~1'elicet - mi preoccupo delle miserie, inenarrabili e conosciute un poco anche per esperienza personale, del mio paese in• felice. Che se in questo momento tu mi ,•edi isolare la questione dei trattati dalle altre, devi attribuirlo al fatto che la prima ci sta dinnanzi im1)roL·ogabile 1 e le altre possono aspettare; e se in questa campagna. mi vedi forzar qualche volta la. misura, attribuiii'Cilo pure allo sdegno che mi I)rende nell'osservare come i mille pro– tettori e !'lalvatori nostri si affannino, con una grande aria di sufficienza e di sollecitudiue 1 a spacciare per le nostre malattie tutti i rimedi e cataplasmi possibili, mentre si preparano sottomano a dare alla nostra ,•ita economica, col nuovo regime doganale, un nuovo colpo terribile. Nò io m'immagino, caro Bonomi, che basterebbe sem– plicemente un ritorno a.Ilo condizioni anteriori a.I 1887 per veder senz'altro risorgere la produttività del Mezzo– giorno, Sarebbe questa una. troppo grossa. corbelleria. Oià 1 lo stesso augurio espresso da\Pon. Oiusso nel suo discorso di Napoli, per un ritorno al vecchio regime do– ganale di libero scambio pili o meno tem1,erato, non si deve - mi sembra - 1mmcler proprio alla. parola, ma va consiclernto come un semplice principio generale di couclotta, il quale va necessariamente messo in rapporto

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