Critica Sociale - XIII - n.18-19 - 16 set.-1 ott. 1903

B, 282 CRITICA SOCIALE poi l'on. De Viti De Marco nel suo discorso di Lecce e nella sua conferen:za (19 aprile 1903) di Napoli, dichiarando che il nostro urcuuleinteresse è quello cU combattere il p1·otezionismo su tuflct la, linea. Per l'ar– gomento che ci riguarda, le ragioni Jiberistiche raf– forzano e rendono più efficaci,sotto lo schema di una teoria, le risultanze empiriche del Fontana-Russo. E dunque ad~ esse che dobbiamo chiedere buona pnrte dell'efficacia della. campagna da aprirsi i ad esse, che in fin dei conti non sono che assioma– tiche verità logiche. Immaginate che in centinaia cli conferenze e di opuscoli si insegni a distinguere tra interesse di una industria e interesse della industria nazionale, a tener presenti le ripercussioni tra le vicende di una e cli tutte le altre industrie; a vedere che i prodotti si scambiano coi prodotti e che è falso che gli stra• nieri ci spoglino del nostro oro, sì che la importa– zione di beni esteri in Italia equivale a domanda reale di prodotti italiani e solo nominalmente a do– manda di oro; a capire che, col metodo della cosi– dotta reciprocità, si agisce come se l'esportazione dei nostri prodotti dipendesse .'lolUmto dall'inasp·ri– mento delle tariffe forestiere e non anche da quello delle nostre, sì che le due tariffe agiscono come due cause indipendenti cli effetti che si sommano; e, pur prescindendo dai risultati immediati,avrete creata una opinione pubblica, che ora non esiste, sul problema; avrete aperta Ja via a una risoluzione non pilt so• greta ed oJigarchica ma prof on lamento democratica - nel metodo e nel contenuto - di esso problema. Se c'è cosa che intralci la via ad uua politica positiva del partito socialista) gli è proprio la quasi assoluta ig1l(lranza di ciò che è economia, di ciò che è legge naturale nei fenomeni economici. E ci si presenta l'occasione più propizia per cominciare ad ovviarvi. Ma il partito socialista alle ragioni tecniche degli empirici e a quello astratto dei liberisti può aggiungerne delle proprie; può, anzi, inquadrar quelle nella visione internazionalistica. dei rapporti sociali che gli è propria e nella teoria, che gli è propria. del pari, che il monopolio è a fondamento di ogni fenomeno di distribuzione della ricchezza. Perfino ciò che di vero e di buono ò in un ben in• teso unitarismo patriottico s'accorderebbe meglio con uno schema cli questa agitazione socialistica.mente inspirato, che con ogni altro. Ed allora, occo i mo• tivi della. campagna, ecco lo schonrn, che, secondo noi, quando sia convenientemente svolto dai eingoli propagandisti, può riuscire più efficace: a.) In Italia, come in ogni colletti"ità., non tutti partecipano alla gestione degli interessi collettivi, e, tra coloro che vi partecipano, coloro che detengono i1 monopolio della coltura, della ricchezza o del po tere prevalgono su gli altri, fino a che questi non ne li spoglino. Di qui una concorrenza tra le classi per la distruzione del monopolio altrui prima e por l'erezione d 1 un monopolio proprio poi. li'ino ad oggi il monopolio fu tenuto dai grnppi più forti cli indu– striali e cli agrarii. b) Questo monopolio si ò esplicato per mezr.o specialmente del protezionismo ad oltranza, consa.• crato nella tariffa ciel 1887 tuttora vigente. Esso, nel mentre affrettava lo sviluppo, del resto già ini– ziato primai di alcune industrie manifatturiere, o mentl'C poco o nulla influivu. su alh·o, sacrificava allo sviluppo industriale buona parte dei prodotti agricoli del Mezzogiorno (vini, frutta., agrumi), non proteggendo che la cerealicoltm·a col piì1 alto da.zio sul grano che esista in Europa. 'l'uttociò, oltre a fa. vorire produzioni d'un genere a scapito di altre, oltl'C a. determinare artificialmente investimenti di capitale in industrie e in colture in cui la mano d'opera richiesta è minore, elevava tutto il costo della vita in Italia. ULv ,u L aree li propagandista qui dovrebbe elencare gli effetti della protezione sul ferro nell'alto costo dei trasporti terrestri o marittimi; quelli della protezione sul co– tone e sulhi lana nel prozio degli abiti, delle len– zuola, delle valigie, dei rna11ufatti d'ogni specie; quelli ,lolla protezione dei prodotti chimici nel prezzo delle m.eclicine, dei concimi, ecc. Dovrebbe dimostrare come, dove tutto è protetto in una corta misura, gli effetti della protezione reciprocamento si annullano, o piuttosto non rappresentano che una passività. È questo il punto saliente dell'efficacia dimostrativa di questa propaganda, culminante nell'affermazione che questa perdita secca è pressochè tutta soppor• tata dai poveri (costretti all'uso cli prodotti inferiori), nel mentre i va11taggi toccarono solo ai produttori protetti. e) Ciononostante, vi furono miglioramenti agri– coli e industriali 1 e si è arriYati a un punto in cui molte industrie più non abbisognano (almeno nella misura attuale) di protezione; anzi non possono estendere i loro sbocchi nel paese se non a condi– zione che nel Sud i prodotti agricoli (vini, frutta., agrumi) si estendano sempre piiL a spese dei coroali e po~sano essere esportati in crescente quantità; e non possono crescere i loro sbocchi all'estero se non a patto cli consentire a una importazione di merci alimentari meno care che da noi. Ne segue la giustificazione d'una lotta contro tutto l'attuale sistema protettivo ed ispirata al ristabili– mento dell'equilibrio turbato dal protezionismo, mu– tatis mutandis. Ora gli sbocchi esteri ai prodotti a.grico1i attualmente in incremento nell'Italia del Sull non ei possono ottenere che mediante trattati commerciali in cui si riduca almeno sino a L. 5 al quintale il dazio sul grano, come avviamento all'abo– lizione totale del dazio; in cui si riduca pure note– volmente il da.zio sul ferro, per diminuire il costo dei trasporti, e si falcidii d'assai quello sul petrolio, di tanta utilità per Io classi povere, specie del Sud. In questa guisa le sorti del Mezzogiorno e della nuova rtalia sud.americana si farebbero sempre più solidali, e la cresciuta produzione medclionale, con– sentendo una intensificazione cli traffici con Finclu– stria nordica, diverrebbe un potente fattore per la risoluzione del problema pili grave che ora tutti affanna, e che solo il lavoro paziente cli anni e cli anni potrà torre di mezzo. Solo per questa via unst Jlal-ia- ccoiiomicci comincerà ad avere esistenza orga– nica, e solo a questo prezzo non sarà crudele ironia parlare di istituire nuovi organismi di credito agrario. rnfatti, siccome il capitale disponibile co1To verso gli impieghi pili rim.unerativi 1 e questi non sono oggi gJi agricoli, così, accioechè un organismo cli credito agrario non rappresenti una pa~sività o un trasferimento puro e semplice (\i capitali da uno ad altro impiego, è indispensabile che gli impieghi ngricoli diventino i piit rimunerati,•i e sia, per così dire, messa in funziono la pompa aspirante d'oltre Oceano. Solo por questa via ancora, a.nche nel Sud sorgerà un vero e proprio proletariato, che porrà termine, per le leggi stesse della sua. esistenza e del suo sviluppo, allo spagnolesco feudalismo politico che rendo colà un puro flatus vocis ogni preteso ac• cenno a clemocrnzia. Dove poco si produce, poco o nulla si ha da dividere a eia lottare per dividere. Il problema dello sviluppo d'un socialismo meridionale ò essenzialmente quello dello !viluppo di una pro• duzione meridionale secondo tutti i dettami della scienza agraria moderna, ù) r1 quarto punto del nostro schema dovrebbe f'iguarclure la confutazione dei più noti sofismi pro• ter.ionistici riecliti in nuova veste per la circostanza: la paurf\ della disoccupazione 1 la dipendenza dnllo straniero in caso cli guerra, ecc. Per l'Italia, a.nzi 1 una maO'giore reale indipendenza si acquista pro-

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