Critica Sociale - Anno X - n. 16 - 16 agosto 1900

CRITICA SOCIALE 243 usurpazione, e di ricusare lo forze della religione in appoggio ai partiti sedicenti dell'ordine. Rimbeccano i clericali, facendo ad un tempo le loro e le nostre voncl<itte: la prima e pili vera sorgente ciel regicidio essere nel pensiero laico, i11staurato nelle scuole, nel Governo, nell'amministrazìone, dai moderati per i primi; essere, per l'appunto, nell 1 usurpazione terri– toriale, che pone il Pontefice in conttitto collo Stato italiano. Pei cattolici intransigenti aJla don Albertario, se si stupra o si ruba o si uccide, la colpa, si sa., non ò tanto dei socialisti - questi attuano il loro programma! - è invece di Kant, di J(egcl, di Negri, di Vigoni e dei rndattori della Perseveranza! In questo carosello di improperi -- dimostrazione eloquente dell'altezza dei concetti e della nobiltà cleisentimenti dei giostratori - i pii, bersHgliati, s'intende, come quelli che sono la più forte delle Opposizioni, sono i socialisti. li C01-riere della sera, ad esempio (8 agosto) - giornale, da un po 1 in qua, reazionario temperato, J)CL' ragioni dj dist.ribuzione della clientela - toglieva arg·omento dalle parole pronunciate alla Camera da chi scri\'c queste lince, por accusare la predica,.-,ionc (sic) della lotta di classe; la quale, se nel nostro pensiero " può non parere criminosa ,, (.-;ic), nella mente dei proseliti rozzi, che l'accolgono senza le restrizioni e senza i correttivi onde noi ne circon– dfamo il concetto, diventa odio, anarchia, distruzione, regicidio. - Così, non altrimenti 1 ponendosi al livello intellettuale di quel Crispi, il cui ultimo articolo sembrò pubblicato per insultarne la canizie, argomen– tavit il savio e ponderato Corriere. Col quale ragiona– mento anche si dimostrerehbe: che il principio mo– narchico, caro al Corriere della, sera, essendo inteso dai proseliti senza i.: correttivi ,,, conduce alPassas– sinio dei Presidenti di .Repubblica; che l'amore, idea– lizzato dai poeti, conduce allo stupro; che l'igiene, consigliando le bevande toniche, è responsabile del– l'ubbriachezza: pcrchò - come scrive quel giornale - voi non potete dar cfa bere a gente assetata) e pretender che sorseggi a centellini il liquore che of– frite con profusione, e dire che non avete colpa se essa si ubbriaca ,,. Ma. il Corriere ignorR. anche una cosa: non Pigno– rerebbe se leggesse gli scritti degli anarchici, o al meno i nostri scritti pubblicati contro l'anrt1·chismo: ed è che di nulla gli anarchici, specialmente gli anar– chici amorfisti (i soli colle cui teorie sia in qualche modo compatibile la violenzR.personale), di nulla son pii'1 fieri avversari e deniµTatori che del concetto per l'appunto della lotta <li classe; la quale ove sia, non già " predicata ,, (non si predicano, o esimii dottori del Corriere, le leggi della natura e della storia), ma conosciuta ed intesa, riesce essenzialmente organizzatrice, e disarma per necessità le violenze personali, le quaU, è ben chiaro, non mutano i rap– port.i di classe, storicamente fatali. Non solo; ma il concetto della lotta delle classi conducendo, nella dialettica socialista, al termine necessario della gra– duale abolizione delle classi, colla loro fusione in una sola classe di lavoratori, è anche Punico concetto del– fevoluzione socia.le che freni le impazienze degli op– pressi e dei diseredati, colla non mendace promessa di una soluzione redentrice - lontana e faticosa a conquistarsi, mft. alla quale non si arl'iva per altra via. Questo è che accanisce contro noi gli anarchici amorfisti - smaniosi d'inclividua.lismo e d'azione personale - quegli anarchici la cui mala pianta, se– condo i dottori del Corriere, " spunta sullo stesso terreno su cui poggia il socialismo ,, ! . .. Ma questi sono zuccherini, sono rose e fiori, rim– petto agli sproloqui degli energumeni dell'ordine, dei teppisti, come. li chiamammo in capo a queste pagine - dei piccoli boxers italiani, per dirla col– l'Avanti!. Mentre, cli fronte al regicidio, tutti i par– titi onesti (l'aggettivo ò forse d'avanzo) si facevano pensosi e esprimevano rispettosamente la protesta o il dolore, essi soli, i piccoli arfasatti, non riescivano a celare, sotto le istrioniche smorfie, la loro trasmo– dante allegrc,.-,,.-,a. Ah! alfinc era scoccata la loro ora! Alfi.ne, della cacciata dai Comuni, delle sonanti scu– laccia.te elettorali, della avversione profonda. dei con– cittadini, memori delle loro suggestioni di massacro e di galera) poteYano tentar Ja ra1}presaglia, specu– lando sulla santa repugnanza popolare al delitto! Un branco di loro> che in Milano, nelle ultime ele· zioni, aveva tentato rifarsi una verginità. politica vestendo la pelle degli agnelli della libertà., in se– greto accordo coi peggiori arnesi della pii'1 turpe reazione (e il trucco era così palese, che dalle fi– schia.te popolari dovemmo noi salvarli, intervenendo a. loro difesa in nome della libertà cli parola e di opinione), tenne il record dell'oscena gazzarra, spriz– zando fiumiciattoli di veleno contro di noi. Un leoncino di quel serraglio cli neo-liberali trovava a un tratto, iJ 20 luglio, nel rimbombo augu.rale elci.letre revolve– rate di Monza., l'ardire che gli mancaYa la vigili.a, per porre la sua candidatura nel collegio cli Budrio, contro Bissolati " complice del regicidio ,, j predi– cando libertà e programma minimo socialista sotto il patronato della Gazzetta clell'Rmilia. A. Gonzaga, contro Lollini, la. stessa arma corta. Gli elettori ri– sposero, in ambo i luoghi, a dovere. La campagna invereconda non languì per questo. Se parlammo, per sign.ificare un pensiero di partito, rispettoso cd onesto, la nostra 1:ia,rola,nel veleno elci loro inchiostri, fu impudenza e cinismo; se tacemmo, il silenzio fu confessione e pama; Pastensione di– ventò gesuitismo. Fummo al tempo stesso timidi e spavaldi, mendaci ed incauti. Si volle disputarci il diritto di essere e di rimanere, negli atti e nelle pa• role, socialisti e repubblicani, avventando che esser tali, seguire "Marx.o J\Jazzini, Victor Hugo o Gari· balcli 1 ò dar mano ai pugnalatori di Re. ,Si scrisse che la sommossa era nell'animo nostro, era am,i il debito nostro; che ci è mancato il paese. Se un dei nostri 1 dopo un lungo esi.lio speso a combattere g-li anarchici e a organizzare le misere masse dei nostri emigratì, torna per brev'ora all'estero, d'accordo co11 tutti noi, per sottrarsi all'inutile perditempo del cal'cere preventivo, in attesa della riforma d'una con– danna di Tribunale di guerra., si insinua che fugge, complicato nel regicidio. A raccattare tutta. questa lordura non si finirebbe così presto. Un'accusa di complicità. in assassinio) aperta o larvata (I), una istigazione ad ogni yiolenza, non escluso il colpo di Statoi si tenta contro tutto un partito, contro un gruppo cli partiti, contro una. parte della nazione (altro che odio fra le classi!), operante apertamente sotto l'egida della legge comune, senza che i Pro– curatori ciel Re, affaccendati a sequestrare le parole generoso di Pra.mpolini, mostrino di adclarsenc. B i Procuratori del Re diciamo che fecero bene, pur dando prova con ciò che in essi il senso politico fa i.I paio col senso giuridico. Perchò permisero così il denudarsi completo della. schietta grinta reazio– naria sotto Ja appiccicata maschera. neo-liberale . .Il vento di commozione, che consente la. specuhw,ione sul delitto, giit incomincia a tacere; ma le calunnie dei teppisti, ma. le invocazioni di violenza. rcst\ltO scritte; saranno rammentate a suo tempo. Appena, dunque, metterebbe conto ormai di ])al'– larne. 11 Governo, il Re stesso, meglio avvisati dei ( 1) Ancl1e nperla. Illtlea Uberale (!ncclnmole !I \>lacero (Il nomi· 111\rln !) rcgo.li~ dcll'aSS(ISSilll lii Conslgllcrl ROCl/11\St!di Torino che, J)rotcstiu1do contro li mlsrntto ,11 Mom(fl, si nstc1111cro <hl\ prCS(lnzlnr1• 1n111 S(l(luh1, dcst111M11 (t \'Oi!lrc onoranze di cnraitcrc politico.

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