Critica Sociale - Anno VII - n. 8 - 16 aprile 1897

120 CRl'l'ICA SOCIALE Dalla statistica procodento risulta che il 70 °/, di essi ralll; e elio solo il l0 1 / 0 ebbo esito favorevole: è per questo che insisto sulla opportunità. di convertirli in scioperi economici I ossia per aumento di mercede, quanto volte è possibile (o lo è quasi sempre). Por esempio: un capo introduco un nuovo metodo di lavorazione cho richie do magg ior tensione mentale o dovrebbe quindi ,•enir paga.lo di più: sarebbe allora opportuno scioperare por otlenero questo giusto au– mento di mercede, che il proprietario accorderebbe senza grande difllcoltù, stante l'evidente equità della cosa. Invoco molto sp esso gli scioperanti so la pren dono con il capo: su t.li che è difllcilissimo che il pa– llrono ceda. Qui entra in giuoco, oltre la necessità por il padrone cli mantenere a ogni costo la disciplina, il sentimento della propria. forza e una certa solidarietà di class e, che sono ostacoli insormontabili. Del resto, qun.nd' anche il padrone ,•onisse a patti e cacciasse il capo, lo sostituirebbe corta.monto con un altro che lo varrebbe. Il capo ò un servo, o in rondo Ioga. l'asino dove vuole il padrone: la lotta tra operai e capitalisti dove essere una lotta economica, non di personalità. e di ripicchi. Che un capo sia. più. o meno umano, ciò non camb ia. molto la posizione economica dell'operaio. In ca.si siffatti, meglio gion. a ricorrere a semplici protesto, o sporgere, nei casi pii, gravi, regolari que– rele avanti il giudice. Ecco un ca.so abbtlStanza evi– dente di inabilità. da parte dogli operai : A Como, il 6 dicembre 1&>6, gli operai di una fab– brica. si mettono in iscioporo pretendendo il licenzia– mento di un loro capo. Soltanto dopo due settimane si do<'illono a sporgere querela per maltratt:Lmenti, dichia• rancio al padrone che solo dopo la sentenza avrebbero ripreso il lavoro. O non vale,•a meglio presentar subito la querela, e,•itando la inutile raJ>prosaglia di due set– timane di scioporo1 E di un'altra cost\ debbono persuadersi gli operai : che i saorifl:ci o i rischi, incontrati in nome della soli– dariotù., por quanto nobili e morali in sè, devono essere risparmiati quando siano palesemente inutili. Per con– tinuare col recente esempio di Como: il padrone, per ripigliare gli operai, imJ>Onoloro di firmare una carta, in cui si obbligano a riprendere il la.,•oro con quelle esclusioni di personale od a quelle condizioni che egli vorr.t Gli operai si sottomettono mo. con una. re.– strizione .... dichiarando cioè al padrone che si impegna· vano tra loro a ,• orsa.re il 20 '/ 0 dei loro guadagni a favore dei compagni che restassero disoccupati. Ora si sarebbe capito che col padrone avessero fatte delle ri– sel'\'e sul salario, avessero domandato che la mercede e l'orario rimanessero gli stessi. Ma che bisogno di intralciare la possibilità di un accomollamento, osten– tando un atto di scilldarieL.\ che nessuno d'altronde po– teva loro impe,lire ! La solidarietà. è mezzo, non fine, e troppe occasioni si presentano spontaneo agli operai por metterla alla prova. Faro o proseguire dogli scioperi unicamente per porre in mostra cosiffatta virtù non ò più savio del dar ruoco alla c1,sa.per mostrare il coraggio di gettarsi in mezzo allo fiammo. (Continua), OINA Lo.,nmo~o. LOSTATO E LESUEFITNZIO~I nella nuova Zelanda\') « L'Australia, disse il Leroy. è di,•enuta in questi ultimi anni un teatro di esperienze sociali di ogni gene1·e; essa può offril'e al vecchio mondo preziosi insegnamenti ed evitargli dolorose delusioni. » - Queste parole, per quanto suonino amare in bocca del Leroy, che l'autore anonimo di un pregiato opuscolo della Fabian Societ.vsi compiace designare col nome cli culvoccttus diaboU, non possono a meno che eccitare la cU1·iositàe l'interesse di quanti ten– ~ono addietro all'estendersi dell'azione dello Stato in questo scorcio tli secolo. Le riforme sociali, che da qualche anno si suc– cedono senza interruzione nei paesi amdraliaui, sono di una im1>ol'tanza decisiva ed eccezionale; individualisti. come il )... eroy, sono obbligati a rico– noscere la logica ineso1·abile dei fatti, mentre i SO· eia listi possono, dal veder in atto ed applicate molte delle riforme contenute nel loro programma, trarre motivo di utile insegnamento. Lo S\'ilKppo economico-sociale dei paesi anglo– sassoni situati agli antipodi assunse in pochi anni propo,•zioni colossali. I loro principali prodotti l'oro e la lana - finoa ieri trascurabili movono oggi aspra concorrenza sui mercati di Europa. Ci troviamo qui di fronte allo sviluppo di un paese affatto nuovo, nel quale mancano questioni di razza e di religione; in cui tradizioni storiche, spesso profondamente ra– dicate, non alterano, come nel vecchio mondo, l'a- · zione delle forze naturali economiche; nel quale le istituzioni militari non soffocano, nè distraggono a scopi antisociali le energie del popolo: esso ci si presenta nelle condizioni pili favorevoli per potervi cogliere con sicurezza la vera direzione del movi• mento sociale. I rapporti ufficiali, mentre attestano il notevole progresso delrenergia collettiva, sono ben lungi dal lasciarci suppo1•1•e la personalità del colono co– munque rep1·essanelle sue manifestazioni: il colono ci appare sempre dotalo di quello spirito av,•entu– roso, intraprendente. attivo, che costituisce uno dei caratteri più spiccati della razza. La Nuova Zelanda ha eclissato le colonie sorelle por il numero e la varietà dello riforme, colle quali essa ha esteso le funzioni del suo governo: epperò di questa voglio parlare in ispecial modo. •'• L'arcipelago della Nuova Zelanda, situato agli an• tipodi della Spagna, comprende due grandi isole. e sopra una superncie uguale alla met..'\ di quella della Francia si trovano sparsi 700 mila abitanti. La popolazione è composta di inglesi, scozzesi e irlan– desi; il numero scarso degli indigeni fa si che la questione di raz1.a vi sia pressochè ignorata. Il paese è lungo. stretto, montuoso: ricorda per la sua l'orma e sopratutto per il suo clima l'Italia. Pre• mettiamo subito, pe1· non esser fraintesi, che il si– stema economico-sociale della Nuova Zelanda non ha carattere collettivista, per quanto si trovi sulla via di divenirlo: esso è sempre capitalista e bor– ghese. Lo Stato concorre sul mercalo, ma solo come il (1) Fablcm Tract N. 74 e The State aod ile functiom lo New · I Zt!alnnd •· LABANCAROTTA DELLO STATUTO Journol ofth< Royol S1ot1,t1co1soe1,1v, ""•mb,o tS>!;• SIAte E:11)erlmPnr1 in New ZPaland • by Sir Robert S1out. di1coni di F11.1rro TURATI alla Camera italiana, nei I Tht 0111rtt1l Yrar 11001:. or s,w z.-111nwt, 1891-1~96. giorni 8 e 9 dicembre I 96, di1Ctttenrto1i le ùuerpellan:c The Journat or 1he (;,·,no Zentand) l>epa,·tm.,rii or fAbor. ,ulla politica interna. (Dai resoconti slenogratlci). P1nM.a 1,11Rov-Bov1..1au • L'Australle et la Nouvelle ,e1ande. Un volume/lo cli 64 pagine, cente,im.i ~r,. Rtt}mi cle• De11a: Monde•. glugno•agoato-tettembre t896. u

RkJQdWJsaXNoZXIy