Critica Sociale - Anno VII - n. 8 - 16 aprile 1897

6 Critica Sociale RIVJSTA QUINDICINALE DEL SOCIALISMO SCIENTIFICO Nel Reguo: Anno L. 8 • Semestre L. il- All'Estero: Anno L. 10 · Semestre L. ti,&O. LeUe1•e,vaglia, cai·toline-vaglia all'Ufftcio di CRITICASOCIALE - MILANO:Portici Galleria V. E., 23 (2. 0 OlaDO GODIie) Anno VII - N. 8. .1Yon ·";, venete n 11,n11icri. 1'Ciuu •a.ti . Milano, 16 aprite 1897. SOMMARIO Attualità .. Ve,·,JO lo. SU1erta (fllLIJ'l'O TUllATI), Una t:OCeda/Ul tomba (l..:0MKSIC0 Sl'A00NI), ,\ppuntt dcscartsttca etetto,·ate \Nor). St.ucll ■oolologlol. L'Imposta f)rog,·u1ica: a propo1Uo dl un ltbro rerenM (C', H&ssr) I c<>ef{itle,iti della citro,·la flt:DlE scioperi, I (GINA l.OMIIROSO). 1,0 Stato,: ltl .Jl!t: {ml:Eont Ht'lla nuora 7.rlll'Ylda (GlOIU.ll SOi.Ani) La me.z:adrta nell'(imlwla. I (EVELINO l...:ON,U\01}, Il nw;,co parr101t11mo: a 1,ropo.rlto dt1lla pace a/riama; Il ,Ro– scius). La crt1a:1011t1dt1I plceottp,-op1·1t1ta1i e ft1conom1a sociale (V1TT01t n'Uoo ltACC.t). Flloeofta, letteratura e varietà. BOlletth'IO blbltO!}t'O/fCO: • Delinquenll IICAltrl e fortunati • di I,. f'~Rltl.lSI (A. ZtmlJ00LI0}. - • La 11clonza sociale• di \'1- 0SK!:1 ("'"). Pul>llUca.rlonl J')et'tlt/H1tte In dono. VERSO LA SIBERIA Mentre il Minislero lasciava sbizzarrire la Ca– mera, e di rimbalzo il giornalismo paesano, in una innocua quanto reto1·ica discussione sul principio di nazionalità, i diritti della Grecia, il concerto europeo e l'eventuale isolamento dell'Italia - di– scussione slabbrante e dilagante da ogni lato, perchè fondata sul vuoto, cioè sulla perfetta ignoranza degli impegni, dell'azione vera e delle intenzioni occulte del 1·0 d'Italia e degli autocrati d'Europa, che soli hanno, in diritto ed in fatto, il maneggio della poJitica eslerio1·e - il Senato, fra la disat– tenzione universale, approvava, dapprima (Oaprile) l ,er alzata o seduta, il di appresso nel segreto del– 'urna, con 74 voti favorevoli, 14 contr·ari e l aste– nuto, la nuova legge sul domicilio coatto - quanto dire un nuovo st1·appo allo Statuto, un nuovo passo sulla via scellerata, che avvicina sempre più l'Italia alle altitudini costituzionali e civili dell'impero degli czar. Ben ave\rano ragione i deputati socialisti, nella tornata del 13 corrente, di astenersi quando fu posto in votazione l'emendamento Cavallolti, ten– dente a l'isuscitare, colla risposta al discorso della Corona, la questione cosidetta morale. E ben ave– vamo noi ragione, sullo scorcio dell'anno deco1'SO, di annunciare da queste colonne « l'allegra ven– detta» e il ti-ioufo reale di Crispi, reinca1·nato al Gove1·no.egli e la sua banda nefasta, mutati sol– tanto i nomi e le maschere. L"esosa figura del dittatore è sempre là, sulla stessa polh·ona, mentre ad arte ~i disvia l'attenzione pubblica dietro lo scandaluccio innocente di un mandato di compari– zione sospeso sul suo capo e menti-e la notizia diffusa di sue misteriose apparizioni, che fanno Ul JI IU '-' squagliare spaventali i giudici istruttori, tende a costituirgli l'apparenza d'un alibi. Del trucco pare il paese non ancora si accorga, o non si impensierisca. Da tre giorni noi andiamo frugando tutti i giornali per avere esatte notizie della discussione avvenuta al Senato; per conoscere almeno il testo del disegno di legge da esso appro– vato. E non uno dei tanti fogli liberali, democratici, radicali del bel paese, non uno ce ne ha dato con– tezza. La promessa e poi disdetta •!?gregazione del mandamento di Centoripe al circondario di Catania ebbe assai pili largo onore di 1·endico11li. Eppul'e, se v'è qualcosa nell'àmbilo legislativo cui possa darsi il nome di delitto. è bene questo disegno di legge, che mette cli nuovo a repentaglio la libertà e la sicurezza di migliaia di onesti citta· dini, affidati all'arbitrio di una procedura segreta, limida della luce, strumento sicu1"0di tutte le ven– dette e le rappresaglie dei sop,·anàttol'i, cli tutte le violenze e le follie ciel neo-borbonismo peggiorato della nostra polizia: è bene questo disegno di legge, che crea e consacra la nuova Siberia politica per l'Italia popolare pensante e volente. Il domicilio coatto s'insinuò nella legislazione italiana, come fanno tutte le cose turpi e vergo– gnose di sè, per la porticina segreta del provvisorio e ~ella menzogna. E, se non erriamo, nella legge Pica (1861) diretta alla rep1·essione del bt·igantaggio, che se ne trovano i primi accenni: quella legge per altro non doveva clurar·e oltre l'a1rno. li miuistro Per111.zi, pel' incor– po·rare quel provvedimento nella legge di P. S. del "65,disse che con ciò non faceva se non dare al ~linisterodell'inté,·no la facoltà, che indirettamente, per via di esclusione, era già. conrerita ai prefetti coll'art. 01 dell'analoga legge del '39. La bugia era Oagl'-ant..e. L'arL Hl dava al gove1·11alore(oggi pre– fetto) la facolt,\ di negare all'ozioso ed al vagabondo l'autorizzazione di stabilire domicilio nella città da lui scelta, ogni qualvolta il divieto fosse consigliato dall'interesse della sicurezza generale. Era quindi una specie di blando esilio locale, mentre quello pmposto dal ministro ei-a la rera e propria depor– tazione amminist1·atiYa. Olfre a ciò, mentre la fa– coltà concessa ai p1·erettidalla legge del ·.::A) limita vasi ai soli oziosi e vagabo,uU, il ministro la estendeva agli ammoniti quali sospetti in genere, quando si fossero resi colpevoli di contravvenzione al mònito e fossero stati perciò condannati. Sotto gli auspici della menzogna il pro\lvedimento passò - dichiarato sempre provvisorio dai ministri - bestemmiato dai giuristi - limitato. ad ogni modo, a colpire i pregiudicati. che ripetute condanne pe1· reato comune e il concorso di numerosi delitti av• veratisi, senza repressione possibile, nella loro sfera d'azione, denunziano come veri professionisti della delinquenza. Sono notevoli a questo proposito le parole del Crispi, nella relazione a quel disegno di

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