Critica Sociale - Anno VI - n. 12 - 16 giugno 1896

180 CRITICA SOCIALE IlMinistero galantuomo egli "uomini pratici ,, ~lette conto di stmlciare dalla pii, recente dello cronache. sempre brillanti, che Vil(redo Pareto manda al Gtoniale deglì 1::conomtsli (giugno), al– cuni brani che caratterizzano l'attuale momento J>Olitico con parole che, se ,·enissel'o da noi, non sfuggirebbero alla taccia di eccesso pal'ligiano. Ma il Par-eto ò, come ognun sa, un avver.:iario dichia– rato del socialismo. Egli comincia dal constatare ciò che il Ministero lludini Ol'a nnlo per fa1•e e non ha fatto. Ecco la lista di questi peccati d"omissione: li ministero Hudini non volle elle si pubblicasse I& sentenza nella causa intentata dal Cavallotli al Crispi, respinso la proposta <li mettere in istato d'accusa. Il ministero Crispi, non volle che il processo Daratieri si racesse in Italia, non volle liberaro dal domicilio coatto innocenti illegalmento condannali, non prese alcun provvedimento per impedire che si rinnovino i furti e le concussioni compiuto dalla banda Crispina; o per lai modo, un Ministero, che ò certamonte di gnlan– tuomini, rocò ai malfattori il più valido, il più desi– tlorato aiuto, ed ,~prl la via a nuove rapine. Ecco il fe– nomeno cho occorro di spiegare. C'ò chi dice che lutto ciò seguì per impegni che il Rudinì do,·ò prendere quando divenne ministro. E può drrsi che, in parte, sia questa la cagione prossima. li ministro Costa disse alla Ca.mera che non aveva solo da darsi pensiero della giustizia e del diritto, bensì anche di difendere le e istituzioni •; e si sa cho le sullodato istituzioni volentieri fornicano coi meno onesti, e da costoro sono rette. Inoltre, si può aggiungere, che il mi– nistero Hudini stimò dovere conquistare parte della maggioranza. crispina, e perciò ricorse a quelle sole arti che con quelle bra,·o persone possono gionrc. E ciò reco pel minor malo: poicliò stimò che era meglio la.– sciare impuniti furti antichi o permetterne nuo,·i che lasciar tornare al governo la banda crispina. Fatta una bre,•o analisi teorica dei sentimenti che spingono gli uomini, che hanno voce in capi– tolo, ad int1ufre, in senso più o meno egoistico, sulla pubblica cosa, prosegue il nostro economista colla fìsioloi;ia di quelli ch'egli chiama gli « gli uomini pratici » - o che sono poi, camuflUti in una veste o in un'alfra, i nostri padroni borghesi politicanti: I dottrinari o gli uomini p,·alici, se la cavano barat– tando le parole. La. libertà. del commercio è ottima, di· cono, in teoria, ma non si 1>uò accogliere in Jlr&tica. Cosi contentano lutti. So vi JJrova.te a dimostrare loro l'utile e il bene che può recare la liberti1, vi rispon– dono: e Ma so sono con voi. Chi più liberale di me1 • B intanto ammiccano chi vuole privilegi e gli dicono: « Lasciate correre, voi volete ratti, non parole, e ratti da me avre1e •· Da costoro, i rantnatori di zucchero otlen• gono premi e da.ii protetti,·i; da costoro, mercò il do· vuto compenso s'in1ende, banno favori le imprese di navi– gaiione, le società di ferro, 1 ie, lo acciaierie, le fabbriche di lana o di cotone; nò sono dimenticati i ricchi JlOS– sidenti, ai quali, in nome della libertll, si concedo di imporrR tributi sulla rame. Del resto tutti possono ot– tenere simili 11rivilegi 1 purchè abbiano di che comprarli. Ma la mente umana è tanto imperfetta che prova il bisogno di ricoprire con qualche onesto velo quei turpi mercati. Ed il velo non manca mai. Talvolta è l'ordine religioso, tal altra l"ordine morale; sicuro! Si ruba per B1b1otec~ e no B1ar o tutelare l'onestà.! Ma da noi ora ser\'O specialmente l'onore nazionale e l'amore di JlO.lria. Se lo guido d'acciaio si pagano alle acciaierio di Terni il doppio del prozzo che hanno in commercio, è por difendere la Jlt1lria ! Nessuno si ò mai provato a S(>ie– garo come ciò giovi alla. difesa. nazionalo, ma non im– J}Orla.Si butta là. quell'asserzione, o bas1a. pei gonzi. Un ministro ò preso colla mano nel sacco. Si è fa.ilo dare i denari por una onoriflconzo, ha ricattato la Banca romana. Non so ne dovo discorrere, per non offendere l"onore nazionale. Per lo stesso motivo, nulla si deve rare per togliere che, in avvenire, nuovi falli simili accadano. Sicchò pare che chi compie furti e rapino non offenda monomamente l'onoro na.zionale, al qualo solo reca danno chi vorrebbe punire i malfattori. Per corrompere gli elettori, la banda crispina spoglia le \!asse dello Stato. Slo,·na 12.000 dal capitolo iO per la repressione d~l malandrinaggio. Preleva (che eufe– mismi!) lW.118,86 dai Condi di proprietà. dei detenuti· P,·eleva 15.001 dal fondo della Società. a1,tricola delle Tre Fontane. Se un qualche disgraziato, ridotto in mi• seria dallo tasse, 111·clcvas!e qualche lira dalla cassa dell'on. Sonnino, lo manderebbero in carcere. Ma ai ministri ò lecito 1n·clcval'e ciò che vogliono dalle casso o,•e stanno i denari che sono dei detenuti. Che bella giustizia, che onestà, che morale! Con decreti reali da convertirsi in legge, la banda crispina aveva, il 19 settembre e il 20 ottobre 1805 1 sta– bilito un certo fondo di riserva; ma &ltl'oera l'intento vero, altro quello che si voleva dare ad intendere, e da quel fondo l'onesto governo crispino prelevò 350 mila lire, con provvedimento che il senatore Astengo dico sen1.a )>recedenti nella storia dell'amministrazione italiana. Se non fosse lecito di disporre dei danari dei contribuenti con decreti reali, tali abusi non acca– drebbero. Ma stia certo il lettore che la Camera non vorrà concedere nò che i colpevoli sieno puniti, nò cho si proneda per togliere che fatti simili si rinnovino. Quei denari, infine, furono sposi 1>er difendere i privi– legi, i furti, le rapino della borghesia, e non può la borghesia giudicare che sieno stati male spesi. Come si corrompano gli elettori si sa da molto tempo, ed ora ne abbiamo nuovo esempio in una elezione che la Camera \'Olle annullare, non si sa percbò. Se si ,·o• lessero annullare tutto le elezioni fatte in quel modo, quasi tutti i deputo.ti crispini dovrebbero andar via. Unica ditrorenzo. tra le elezioni crispine e quella di Cologna Veneta, è Corso che per questa spendevano Jlrivati cittadini, e por quelle paga.vano i contribuenti. I nostri privilegiati sono tanto sicuri della supina rassegnazione del 1>opoloche non temono di raro note le arti colle quali si ranno le elezioni nel bello Italo regno. La relazione sulla elezione di Cologna Veneta - esempio mirabile di cinismo incosciente - ha ratto il giro dei giornali e non metto conto riprodurla. Il Pareto, relicomento ironico, piglia la diresa di quei « buoni elettori »: Ma uno di quei buoni elettori potrebbe rispondere: e Non mi stato a seccare. La vendita dei voli è l'unico beneficio che abbiamo avuto dallo vostre istituzioni. Voi, signori privilegia.ti , vi partite ogni anno milioni e milioni, che rubate a. noi, o se tentiamo di resistere, il vostro esercito ci uccide, i ,·ostri tribunali ci con– dannano; non ci invidiate dunque un poco di salame, un poco di vino, e quelle tre lire che ci riesce di ca– vare fuori dai candidati alla deputazione. Tutto l'anno

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