Critica Sociale - Anno VI - n. 12 - 16 giugno 1896

CRITICA SOCIALE 179 dire, in Italia, sarebbe stato la loro riabilitazione e il loro trionfo. Era questo che i socialisti dovevano agevolare? È questa « la volontà della maggioranza del par– tito •I .. Ma si replica - e qui si tocca al secondo que– sito - con una obiezione di massima. « r socialisti non devono mai dare voti di fiducia al Ministero ». E con ciò si allude - poiché se ne fa questione di disciplina - a un certo ordine del giorno votato dal Congresso di Reggio, il cui paragrafo 8. 0 dice appunto non altro che questo. Forse sarebbe lecito domandare se il deliberato di R•ggio sulla tattica parlamentare abbia ancora vita in ogni sua parte, dor,o che tante coso sono mutate, in Italia, nel partito e fuori del partito, e di tanti altri di quei deliberati non rimane pili che la memoria. Sarebbe anche da ricordare quali fossero i mo– tivi - nei quali è il limite e il criterio interpre– tativo - che suggestionarono quella decisione. Si era fatta appunto allora la questione del deputalo Maffei - la cui fiducia noi Ministero, in opposi– zione all'atteggiamento dei colleghi, era sistematica, e mossa da speranze e da teorie che il partito ri– pudiava. Ma tutto ciò si può anche trasandare, poichè la questione è assai più sostanziale e pilt ampia. Noi neghiamo che il divieto dei voti di fiducia, inteso striclo sensu - avulso cioè allo spirito che emerge dall'insieme dell'ordine del giorno di Reggio (sfi– ducia nel complesso dell'azione e delle rifo,·me del governo borghese) - sia una massima accettabile; e neghiamo, per giunta, che il voto del De Felico possa battezzarsi - senza violenza alle parole e alle cose - un voto di fiducia. Cel'to non era amico di Rudini quel Comizio di popolo a cui De F'elice spiegò il significato del suo voto e che gli rispose con imponente ovazione. Il significato di un voto - tanto pili quando si tratta di un ordine del giorno puro e semplice, che nulla dice per se stesso - è dato da un complesso di circostanze, fra le quali primeggia la dichiara– zione di voto che lo spiega e, quando questa non sia possibile, la qualità della persona che lo da. Cosi, quel giorno, nella sua dichiarazione di voto, disse, assai giustamente, l'Agnini: « Nessuno, cre10, potrà confondere il nostro volo con quello dello– norevole Sonnino e de' suoi sostenitori ». R l'Jt:co del Popolo, biasimando i radicali che non vo~rono con Agnini pel timore. che il lor~ v_otofosse rnter• pretato come approvazione del cr1sp1smo: « povera Estrema - esclama - se essa può dunque anche temere che il popolo l'accusi di clemenza v_erso il partito crispino ! ~- Or perchè questa teoria non dovrebbe valere anche pel De Felice! Forse perchò, essendosi deciso mentre si era già in votazione, non poté mate.-laimente far precedere il suo volo da una dichiarazione verbale 1 Ma, se il voto di Agnini e_di Sacch~ n~n potev~ essere inteso come approvazwne a Or1sp1,per pari ragione il voto di De Felice non poteva intendersi come fiducia in Rudinì. La questione era stata posta assai netta ed esplicita e da Cavallolti e da Sonnino e da 'l'orraca e da Rudinì, cosi netta da servire anche eventualmente, come indicazione alla Corona; si traitava di dectde,·e fra ta passata Ammini· strazione e la presente. Agli oppositori di entrambe la logica sug:geriva di scegliere il 1nin01· male. Cosi decise 1I De Felice, mosso anche dal riflesso che le forze avverse si bilanciavano, e un voto, anche un solo voto, poteva essere il decisivo. Con ciò non pretendiamo che pc1·alt1·e conside1·azioni - come . B'b 1otecaCJ1no B1arco quelle che guidarono l'Agnini ed il Sacchi - non si potesse anche votare diver3amonte. Ma si può egli sostenere che, non facendolo, i princip'i sociit· listi ne fossero lesi 1 Sarebbe anche staio deside– rabile, dacchò due soli socialisti erano alla Camera, ch'ei si fossero previamente accordati. l\'[a se, perchè il voto, come ognuno ricorda, fu di sorpresa, o per qualsiasi altro motivo, l'accordo non fu possibile o non fu potuto tenere, doveva perciò l'uno dei due votare contro coscienza 1 E perchè De Folice o nou Agnini 1 Il voto di Oe Felice non si può dunque in ve– runa guisa qualificare voto di {i.du.cia nel senso p1"0prio - fiducia positiva nell'indi1·izzo di go– verno - nel senso che dovette avor di mira l'or• dine del giorno di Reggio, se questo ha da interpre– tarsi a norma del senso comune. Esso fu piuttosto un voto di disperazione, il voto di chi, posto fra due mali, quello ò costretto ad eleggere che gli pa1·e di gran lunga il minore. Soderiniana era l'astensione, la quale poi ha in oetncrcto, sempre, l'eOlcacia di un voto. Voti di fiducia di questo genere - e anche di portata assai più larga - diedero e danno ai l\li– nisteri tutti i partiti, socialisti del mondo. Fu in g1·azia di questi voti che si sostenne per beo sei mesi il Ministero Bou1·geois contro la coalizione reazional'ia, e i socialisti italiani non trovarono oarole che bastassero a lodare la condotta « abile o intelligente• dei deputati socialisti francesi. O non si pronunciarono questl pel ì\'linistero pel'sin quando, messo al muro dall'insidia avversal'ia che voleva ro,•esciarlo, dichiarò, ponendo la questione di fiducia, che non intendeva pel momento di abo– lire le leggi eccezionali contro gli anarchici? Nò varrebbe opporre che quello el'a almeno un Mint– stero radicale: il deliberato di Reggio non distingue; ed ò pur da tener conto della ben diversa vita po– litica di Francia e d'Italia. Ma e il Gabinetto Caprivi, che non era affatto radicale, non fu cento volte soslenuto e difeso - conti·o il bismarkismo all'agguato - dai deputati !~~~l~Na~oesf:~~ 1~,~~;0° ~i 0 ~~t c~iffi~~~l/ 1 ~~ Liebknecht, Bebel e compagni! O forse noi, socia– listi italiani, siamo tanto più d.oUi o spol'imentaU da insegnai· loro la via 1 Or ni:>iqueste cose diciamo - e l'abbiamo a esu– beranza dimostrato in principio - non peL·difesa di una persona ·e neanche per la pretesa di risol– vere, in concreto, il dubbio ehe potò libra1•si sul caso speciale preso in esame. Le diciamo perchè in questo caso - come nel caso della tattica. elet– torale - ci pa1• di notare, con dolore, una deplo– revole tendenza all'applicazione semplicista e tutta materiale della « formola » ai casi complessi della politiea, e uno spirito d'intolleranza e dogmatismo che precede e sopprime la discussione feconda. Questo ò de) burocratismo autoritario in seno al partito. Con esso non si « dominano lo ~;tuazioni complesse» o ci si smarrisce por l'appunto in quei « labirinti della politica borghese» che sono pieni d'insidie e che converrebbe ben studiare e cono– sce,·e per non rimanerne captivi. LA CRITICA SOCIALE. Il nuovo saggio del prof. ANTONIO LABRJOLA sulla concezione mate,•fallstica della storia: Di– lucidazione prelizninare, è uscito ap– punto in questi giorni e lo slianw attendendo da Roma. Si pot,·à avere dal WJsh·o Uflicio invtcindo L. i,50.

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