Critica Sociale - Anno VI - n. 12 - 16 giugno 1896

178 CRITICA SOCIALE conto nostro, due no molto recisi, e ci lusinghiamo di convincei·e quei lettori che non siano animati da pa,·tito p,·eso. • I motivi che spinsero i nostri confratelli al giu– dizio severo che l'Ìfel'immo, per quanto riguarda il valore inh-inseco del voto1 sono molto semplici e si riducono essenzialmente a quei medesimi che determinarono il radicale deputalo Sacchi, (lodato perciò dall'Eco ciel popolo), a separarsi in quell'oc– casione dall'Estrema sinistra votando contro il Mi– nistero; motivi ch'egli spiegò in una sua lettera inserta nel Secolo del 9 giugno. 11Ministero Rudinì, si dice, non accettò la messa in istato d'accusa, proposta dal Sacchi e dai socia– listi, del Gabinetto precedente e con ciò si ò fatto complice dei costui delitti; non diede la piena am– nistia, non liberò i coatti, continuò, in fatto di li– bertà, i metodi del Ministero caduto, fece anzi presentire nuove restrizioni al dil'itto di associa– zione ... È dunque un'illusione che il Ministero Rudinì sia diverso dal i\•rinistero Crispi: sono due camorre che in. sostanza si equivalgono; e il rovesciarlo non sarebbe che un togliere di mezzo gli equi\•oci e le ipocrisie. Così si espl'ime molto nettamente la Lolla (li classe, secondo la quale il voto contrario dell'Agnini dimostrò « che la co– scienza socialista sa dominare le situazioni più com– plesse, nè teme di smarrirsi nei labirinti della po– litica borghese •- Questo, quanto al significato intrinseco del voto. Quanto alle conseguenze concrete possibili - dalle quali, politicamente, non ò lecito faro astrazione - la Lotta dt classe ò di parere che da un voto con– trario al Ministero .: il nostro partito avrebbe avuto tutto da guadagnare », poiché « si sarebbe imposta immediatamente(?) la rnluzionedell'appello al paese>, e ciò f( menti-e ò ancor vivo il dolore della politica africana e la nausea della questione morale. su cui il Rudinì tentò di porre il pietrone dell'oblìo •- E il Sacchi aggiunge, per proprio conto, che indub– biamente (!) la immediata (!) convocazione dei comizii avrebbe dovuto farsi dallo stesso Ministero Hudinì, colla piatlaf01•ma delle responsabilità del– l'Amministrazione Crispi nelle ultime catastrofi africane, la cui eco, anche solo a ottobre, sarebbe già troppo amevolita. - Queste cose si affermano con la pili sicura asseveranza, come se chi le enuncia tenesse fra le dita tutti i fili della politica, non pure di Montecitorio, ma del Quirinale. Che il Gabinetto di lludini sia, e non possa non essere, uu Gabinetto essenzialmente reazionario, noi non aspettammo a persuadercene dopo ch'ebbe 1·oietto la messa in accusa di Crispi, dopo le sue dichiarnzioni relative all'amnistia, ai coatti, alla libertà di associazione. Fin dal primo giorno - quando cioè temevamo che delle illusioni a questo proposito allignassero fra i nostl'i compagni - noi avvel'iivamo nell'articolo« Il domani » (Crilica, 16 marzo) come« nulla noi dobbiamo attendere da esso, 11eppu1·eil rispetto della legge e quello del pcnsie1·0 ». Non ò dunque certamente a noi che insegnerà qualche cosa 1'1',:co del popolo, ad esempio, quando esce fuori esclamando: « Non era certa-– mente un governo Rudini quello desidemto dal popolo insor·to in ogni parto d'ltalia dopo la cata– strofe 3fricana! » Questo Governo, fin da allora, noi definimmo non soltanto reazionario, ma pro– priamente « semi feudale •, e notammo, postillando una cel'ta lette1·a di Umano (Crtlica, 1. 0 aprile), come « un Gabinetto si era sostituito all'altro senza che le ragioni profonde che spalleggiavano quel– l'altro fossero radicalmente , 1 enute meno»; onde traevamo argomento di p1·0,•isioni e di suggeri- Bib 1meca rn ,u 01arco menti, ai quali i fatti indi verificatisi non fecero che accrescere attendibilità. ì\fa da questo al concluderne - come fa la Lotta di classe - che dunque i due regimi si equivat– r1ono, che le due situazioni sono esattamente le stesse, c'è di mezzo l'abisso: e per varcarlo con– vien chiudere gli occhi alla. realtà più palpabile e più quotidiana. Che il Gabinetto lludinì possa es– sere, n.elfaninia sua, altrettanto reazionario - anzi, giungiamo a dir questo, più abilmente rea– zionario del suo predecessore, è un conto; che la relativa libert.\ di propaganda - incomparabilmente maggiore che per l'addietro - della quale oggi godiamo non sia affatto un dono spontaneo e vo– lont.eroso della sua simpatia per noi, anche questo ci appaPe ph'.1chiaro del sole; ma che dalla persi– stenza, per ora, del Gabinetto Rudinì, sia che ri– manga, com'è adesso, a mezzo prigioniero della Estl'ema Sinistra, sia che bandisca le elezioni ge– nerali, noi abbiamo da attenderci assai mino1•i danni che non da una ripresa di crispismo pill o meno mascherato - questo anche ci pare così cvi• dente, che il volerlo dimostrare sarebbe fare in– giuria ai nostri lettori. Vilfredo Pareto, conclude un suo articolo, di cui diamo pit1 innanzi alcuni brani, col propo1•si il dubbio se, per la causa della libertà e della morate, non valga meglio, al postutto, un Governo di de– plorati e di mal,•iveuli, come quello di Crispi, che svela tutta la putredine della classe dominante, anziché un governo di galantuomini che, impotente a disinfettarla, la dissin:tula col pt·estigio della pro– pria personale onestà. E questo un punto di vista che ci spieghiamo nel Pareto, ultra.liberista, come ce lo spieghiamo negli ana1·chici, pei quali quanto in peggio precipitano le cose ed è tanto meglio. Ma. è questo il punto di vista logico e coerente deJ partito socialista? F. perché allo1·a avremmo tanto combattuta la dominazione c1•ispi11a?Quella reazione ci giovò in qualche modo, anzitutto perchò breve, poi perchò tumultuaria nei metodi, infine perchò associata a .una serie di scandali e di misfatti che avvalorarono potentemente il profitto che noi ne traevamo. l''atela soltanto un po' pili durevole, più accorta, come l'esperienza e l'interesse della classe dominante l'av1·ebbero resa senza dubbio, e sappia– temi dire che cosa rima1·rà, con essa, delle famose « affermazioni » e della propa~anda socialista, al– meno per dieci o quindici anm ! Che la caduta del Gabinetto Rudinì volesse dire convocazione immediata dei Comizi, senza neppure attende1·e l'ottobre, e convocazione - secondo af– ferma il Sacchi - ad opera di questo stesso Ga– binetto, ò questa u11a.mera ipotesi, che, se non ha altro fondamento che lo cosiclotte « buone norme costituzionali », ahimè! ci tranquilizza ben poco. A buon conto, 0011 erano di questa o'pinione quel centinaio almeno di pretti crispini che votal'ono contro il Ministero nella tornala 30 maggio, ossi che, come non dissimulano i loro giornali, nulla più temono che le elezioni generali, massime se manipolate da un Ministero avversario. Che anco1· essi non sappiano f( dominare le situazioni com– plesso » e siano loro ignoti « i labirinti della po– litica borghese »? - Non s'ò ma.i dato caso, cre– diamo, che le elezioni gen01•ali s'indicessero nella stagione estiva; la necessifa di esaurire la discus– sione dei bilanci, non fosse che in via amministra• tiva, si sal'ebbe imposta e sal'ebbe seguita la va– canza estiva della Camera. fn ogni caso i CI'i– spini contavano (secondo noi, con fondamento) che, o prima o poi, il « fare le elezioni » - è questa la frase consacrata e significante - sarebbe toc• cato a un Ministero del 101·0 cuore; il che vuol

RkJQdWJsaXNoZXIy