Critica Sociale - Anno VI - n. 11 - 1 giugno 1896

• ÒRIT!CÀ sbcrAtiì: prio orrore contro il confusionismo, affermando la pro– pria convinzione anti-affi.nista, e magari dandomi ra– gione per l'Umbria. Io sono già convinto di queste buone intenzioni nei difensori dell'ordine del giorno battuto a Brescia. Ma occorre invece che da loro mi si dimostri come la inevitabile conseguenza della tattica elettorale, da loro in quel modo intesa, non dovrà essere la con– fusione più deplorevole fra i socialisti umbri. Con questa aggravante, che, per combatterla, neppure po– tremo negare che le risoluzioni votate dal Congresso possano ad essa servir di pretesto. No; si convincano il proponente dell'ordine del giorno e il suo generoso paladino, dal Congresso di Firenze non deve uscire una deliberazione ambigua; ma la re– cisa dichiarazione della necessità di una tattica eletto– rale intransigente, almeno a primo scrutinio, verso tutti i partiti. E, me lo permetta la Critica Sociale, bisogne– rebbe pure -- dato che il Congresso decidesse in questo senso - rispettare il deliberato anche a parole, cercando di non fomentare le velleità di ribellione, o la debo– lezza dei semi-coscienti, con polemiche e attacchi, che hanno una grande influenza morale sui compagni noEtri, per l'autorità del nome di chi se ne fa l'autore. Ed ora mi si conceda di guardare anche al di là della cerchia azzurra dei monti umbri. Anche perchè non mi si accusi di pretendere che, per le esigenze del partito nostro, si debbano sacrificare quelle delle altre regioni; nè mi si rimproveri di reclamare una risolu– zione rigida, non adattabile alle condizioni varie in cui queste regioni si trovano. E, per cominciare dalle provincie limitrofe alla mia, Marche, Toscana Sabina e Lazio, io domando: quanto sono mai differenti le condizioni generali del ceto ope– raio in questi paesi, da quelle dell'Umbria, per potere venire a conclusioni differenti~ È l'artigianato che ago– nizza la base del partito socialista in tutta l'Italia cen– trale; e in nessun luogo io vedo per quali doti possa attribuirsi al partito così detto radicale un valore tale da dovergli abbandonare ancora la prevalenza che esso possiede su quel ceto, quasi che esso in realtà -volesse o potesse anche esercitare qualche azione diretta o in– diretta a beneficio di esso. Dai vart collegi dell'Italia centrale sono stati man– dati in Parlamento alcuni deputati radicali; ma basta avere una superficiale conoscenza dei luoghi per con– statare, che se esistono colà deputati radicali, non vi è dietro a loro un vero partito corrispondente. Essi sono stati eletti da una coalizione di opposizioni le più variopinte, alla quale pur troppo anche i compagni nostri si sono spesso mescolati. Io vorrei dunque sapere per quali ragioni i socialisti di queste provincie, che non possono ancora lottare indipendenti, con la sicurezza di vincere, debbano però assoggettarsi a questa de1ninutio capitis in favore di quest'accozzaglia d'interessi, che sono spesso l'uno al– l'altro contraddittor'ì, ma che per transitorie cause lo– cali si trovano momentaneamente concordi. Del resto anche nell'Italia centrale è venuta l'ora di iniziar la battaglia per conto nostro. Poichè, se anche una sconfitta dovesse attenderci per I.a prima volta; non così avverrebbe nel secondo esperimento. Ma in– tanto, nel mentre si mira alla vittoria, noi riusciremmo a rompere i legami che sempre più stretti si fanno fra il deputato radicale e gli elettori; giacchè senza colpa del primo, il quale può essere anche uomo di buona fede, è fatale conseguenza della mancanza di un partito, che debba sostituirsi ad esso una clientela, BibliotecaGino Bianco mantenuta unita per mezzo di una fitta rete di pri– vati interessi e di favori. Quanto ho detto per l'Umbria e per l'Italia centrale può essere ripetuto dai compagni di altre regioni, che riconoscessero esistere in esse uguali condizioni econo– miche e politiche. Anzi io mi auguro che questa polemica·sia svolta prin– cipalmente in forma, di relazione sullo stato degli operai nelle singole provincie, affinchè il Congresso, chiamato a decidere la contesa, lo faccia con cognizione di causa. Sopratutto spero che si tenga gran conto dell'impor– tanza maggiore o minore della così detta Democrazia, in confronto agli interessi del nostro Partito. E coeren• temente a questo mio desiderio, se non sono troppo ardito, voglia concedermi la Critica Sociale di ricor– darle, a mo' di conclusione, le parole amare ·da essa scritte, appena si era spenta l'eco delle agitazioni anti– africaniste, nell'articolo Il Doniani, sulla dejìcienza as. saluta di un partito repubblicano vitale, organizzato in Italia. A questo giudizio, io sottoscrivo pienamente; ma nel mentre ne deduco la necessità per il nostro Par– tito di lottare ovunque esclusivamente e direttamente per sè, poichè è una vana illusione il fida.re su di una Democrazia che non esiste; la Critica Sociale, invece, arriva a conseguenze opposte. E le ragioni, che la spin• gono a tale convinzione, sarebbe bene che venissero più estesamente spiegate. Curando sopratutto di dimo– strare, magari in contraddizione a qualche giudizio già dato, che esistono un partito radicale ed uno repubbli· cano, rispondenti ad una reale differenziazione di classe, e talmente organizzati e vitali, da potere, con la loro a:'.ione politica, giovare indirettamente allo sviluppo del partito socialista. ANGELO BlDOLLI. POSTILLA. In un fascicolo nel quale, sullo stesso tema, i lettori troveranno gia, ahimè!, parecchie altre co– lonne (è questa una fatalità, alla quale non potremo sottrarci, temiamo, fino a Congresso di Firenze compiuto), ci manca il coraggio di aggiungere qui una risposta minuta ed esauriente alle osser-va– zioni del compagno Bidolli. 'l'alune, come la nostra pretesa « incoerenza » fra le premesse rigide e le applicazioni o le glosse ch'egli chiama « ambigue », si confutano, chi ben guardi, da sè: le « alleanze », gli « scambii di voti », gli « spedienti che adulte– rano », ecc., erano ripudiati in capo come in coda dell'ordine del giorno Bisso lati; e la duttilità, da noi pregiata, non poteva essere questa, che espres– samente escludevamo. Ad altre osservazioni rispon– deranno altri articoli, che differiamo a bella posta . per non 'doverci ripetere troppo. · Soltanto, del compagno Bidolli fermiamo due pre• ziose ammissioni. La prima: che questi argomenti non debbono trattarsi partendo da principi apriori– stici, ma da criterii positivi, quali ci vengono dal– l'osservazione »; la quale egli vorrebbe fatta, in ogni singola provincia, sulle condizioni degli operai e dei partiti, ecc., ecc. Or, se questo non vuol es– sere un lavoro inutile, se questa sua proposta non è tendenziosa, ma ispirata all'impassibilità del ma– terialismo economico, essa esclude a priori, ci ~embra, la bontà di una tattica uniforme, in con– dizioni necessariamente disparate. - La seconda ammissione emerge dalla cura ch'ei si dà di dimo– strare che i partiti radicali dell'Umbria, cui rifiuta l'appoggio, soho di sedicenti e di falsi radicali; sono « larve insidiose » (la frase era nostra) di partiti. E allora non ci è più, non ci potrebbe pii'.1 essare dissenso: ma la distinzione fra i veri e i'falsi-'

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