Critica Sociale - Anno VI - n. 11 - 1 giugno 1896

ritica • oc1a e RIVISTA QUINDICINALE DEL SOCIALISMO SCIENTIFICO Nel Regno: Anno L. 8 · Semestre L . .a - .. 1.ll' Estero: Anno L. •o - Semestre L. 5,50. Lettere, vaglia, cartoline-vaglia all'Ufficio di CRITICA SOCIALE • MILANO: Portici Galleria V. E., 23 2.° (piano nobile) Anno VI - N. ti. \I Non si vende a numeri separati. Il Milano, I." giugno 1896. SOMMARIO Attualità. Prodromi biechi: il diritto d'associazione in pe1•icolo (LA CRITICA SOCIALE). . La libertà di parola ai professoi•i (Prof. CESARE LO~IBROSO e I.A CRJTJCA). Laparola ai contraddittori/ La tattica ambigua (ANGELO BJDOLJ.J). - Postilla (NOI). Il Sillabo clei sempltr:isti (Prof. EDOARDO BONARDJ). Dii-itto costituzionale del partito: gli imperaliui categorici nei nost1•i Congressi W1L1PP0 TURATI). Studi sociologici. Il materialismo storico; I (BENEDETTO CRCCE). Jlfo1·ale privata e morale politica: una pubblicazione di Scipio Sighele; I (LEONIDA BISSOLATI). P·reghianio yli abbonati in rita'rdo, che 'riceve– ranno in qttesti gio1•ni a niezzo postale la nostra quitanza, a volere dispo1·1·e pel pagamento. Ogni invio di quitanza che f'accianio così, per lo1~0coniodo, ci costa qualcosct più di mezza lfra, olt1•e il pe1•ditempo. Non vogliano q·uindi, cagio– na-rei il dltnno di doverla 1·ipetere. PRODROMI BIECHI IL DIRIT'l'O D'ASSOCIAZIONE IN PERICOLO L'incidente Cerutti-Sineo, nella tornata 23 maggio della Camera, ha scoperto, senza che alcuno lo volesse, un lembo dell'anima segreta di questo Ministero Rudinì, che siede intanto su due seggiole, ma anela a respingerne una, tosto che sull'altra si senta abbastanza ben piantato. Il lettore ricorderà che il moderatissimo deputato per Treviso, avendo interrogato il sottosegrntario per gli Interni circa la convenienza di obbligare tutte le associazioni esistenti a presentare al prefetto gli statuti e l'elenco dei soci, ne ebbe risposta che il Governo « non sente questo bisogno, avendo già dalla polizia ele– menti bastevoli per esercitare la sua vigilanza, senza menomare la libertà dei cittadini ». Al che il Cerutti poté replicare che ben altrimenti avrebbe risposto, se avesse risposto in persona, il presidente del Consiglio. Ulteriori informazioni accertano che (luesti infatti fu sorpreso della risposta, non con– certata, data dal suo alter ego, e coglierà una prossima occasione per dichiarare come egli non abbia affatto dimessa l'intenzione - già adombrata nella sua lettera del maggio 1893 agli elettori di Caccamo - di imporre alle associazioni quello che il Oerutt.i domandava. L'incidente non destò interesse e commenti se non per riguardo alla Massoneria, cui era rivolta evidentemente la frecciata dell'intert·ogante, e pe1· l'insolito zelo spiegato dal presidente di quella se– duta, Finocchiaro-Aprile - un « Gran luce» o qualcosa di s~mile d~lle loggie italiane - a spez- BibliotecaGino Bianco . zargli in bocca la parola non appena scattati i cinque minuti regolamentari. In verità, se l'oggetto della campagna che si minaccia non dovesse essere che la Massoneria; se tutto dovesse limitarsi a snidare dalle simboliche officine i « serpenti verdi » ed altri graziosi anjmaletti che vi si appiattano e vi strisciano, non sarebbe una ragione per noi di strapparci i cap,elli dal capo. A parte anche il ridi– colo dei riti, sopra,vvivenza d'altre età e condizioni sociali, in contrasto aperto con lo spirito dei tempi nei quali viviamo, i nostri lettori intuiscono quel che pensiamo di un sodalizio, che è in sostanza - e non può essere altro - che una mascherata società di resistenza borghese, fondata sull'intrigo e sulla sopraffazione. La poca fortuna dei ripetuti tentativi delle estreme sinistre massoniche (fra le quali s'indugia ancora qualche illuso nostro com– pagno) di spingerla sopra altra via, è una riprova di quel che affermiamo e dimostra come alla Mas– soneria sia esattamente applicabile quell'aut sit ut est, aut non sit che vale per una corporazione non molto dissimile per quanto avversata da quella - tanto più avversata quanto meno dissimile - quella dei Gesuiti. In astratto, possiamo anche consQntire col presi– dente del Consiglio circa l'immoralità dei poteri occulti, la necessita che tutte le associazioni svol– gano la loro azione in piena luce; - questo è d'al– tronde il principio, al quale, anche fra le persecu– zioni più fiere, si ispirò sempre il nestro partito, il quale dunque parrebbe non aver nulla da temere. In realtà, però, quello che si vuole - e che si avrà quand'anche non si volesse - è tutto diverso, è l'opposto anzi di quel che si dice: è l'abolizione. senz'altro, del diritto d'associazione degli elementi popolari. Una breve riflessione basterà a farlo pa– lese. E noi non stimiamo sia troppo presto per dare l'alt'erta, su di ciò, ai nostri compagni depu– tati e a tutto il partito. Perché non vorremmo avvenisse a1rnhe in questo caso quel ch'è già avvenuto più volte, quel ch'è, diremmo, sistema del sistema che deliziosamente ci regge. Una piccola disposizione inavvertita si trafora nella discussione di una legge, i cui motivi sono i più legittimi, le cui intenzioni sembrano, e magari sono, le più oneste; e quella piccola dispo– sizione, votata fra la disattenzione della Camera e dei partiti, altera e rovescia, nientemeno, lo Statuto del regno. Questo avvenne in occasione della nuova legge di pubblica sicurezza, questo avvenne in cento altri casi. Andate poi ad abolire quella legge, quando è munita dei sigilli dello Stato! Il peccato è. stato breve - semplice peccato di omissione - ma la penitenza sarà lunga e la sconterà chi ha per missione di scontare tutte le penitenze dei peccati altrui. * * * Quella che si propone è una legge sulle ·associa- zioni. Ma l'avverbio sulle è un eufemismo. Queste leggi, dirette a disciplinare ( come bellamente si

RkJQdWJsaXNoZXIy