Critica Sociale - Anno VI - n. 11 - 1 giugno 1896

CRITICA SOCIALE 165 benefizi derivanti dalle abili combinazioni offerte dalla meccanica politica, in confronto alla rigorosa dichia– razione di principì, che nell'ordine del giorno precede la formulazione dei voti da essere sottomessi al Con– gresso di Firenze i Ma, pur troppo, neppure nella riso– luzione stessa trovo la desiderata coerenza con le af– fermazioni generali premesse e sopratutto con questa dichiarazione essenziale: « che i .socialisti - nello stato « attuale della legislazione elettorale - non addi ver– « ranno ad alleanz,e elettorali, a qualsiasi lavoro elet– « torale comune con altri partiti nè a scambi concertati « di voti, espedienti, che sogliono avere per effetto cli « adulte1·are la propaganda e di indebolire pe1· vizio « d'origine l'azione clei socialisti che riescono eletti. » Infatti alla proclamata rigidità del sistema si porta un colpo mortale, autorizzando i socialisti ad appog– giare anche a primo scrutinio il candidato del Partito più avanzato e ciò « per salvaguardare le condizioni « essenziali di sviluppo del partito, nella varjetà dei « casi e delle condizioni locali e del momento. » Come si vede, l'ambiguità più dannosa regna sovrana nella proposta. Ma io non mi fermerò a fare considerazioni generali, poichè, ritenendo anch'io, che le questioni at– tinenti alla tattica elettorale non debbono essere trat– tate partendo da principi aprioristici, ma che si deve essere guidati da criteri tutt'affatto positivi, quali ci -rengono dall'osservazione, voglio limitare la mia critica al punto dell'ordine del giorno, ove si esprime il voto seguente: « Dove non .sieno in forza da tentare proficue « affermazioni con proprie candidature, i socialisti « del luogo avranno facoltà di appoggiare anche a « primo scrutinio il candidato del partito più avanzato << che offra le garanzie sovraccennate (cioè, che dia o « abbia dato affidamento di sostenere e difendere al– « cuno dei capisaldi del programma minimo socialista) « - escluso sempre ogni accordo per aiuti vicendevoli << da Collegio a Collegio, e purchè il possibile ulteriore « sviluppo del partito socialista sia salvaguardato da « pubbliche dichiarazioni e con una propaganda intesa « a rilevare il suo carattere d'opposizione fondamentale « a tutti i partiti della borghesia. » E la _ragione della restrizione, che io intendo per mio conto portare nella disputa, è chiara. Sono nato ed ho vissuto nell'Umbria, e quivi ho esplicato la mia piccola attività come socialista. E l'Umbria è appunto regione in cui le condizioni locali del partito nostro hanno già dato •luogo a tentennamenti sulla tattica elettorale ed a maggiori ne darebbero ancora, quando fosse appro– valo il sistema che ci viene. proposto. Il partito socialista, infatti, si sviluppa da noi col de– cadere dell'artigianato, e deriva quasi esclusivamente ùa questo, poichè, eccettuata Terni, rimane ancora esiguo il numero degli operai salariati nel restante paese. L'economia umbra, quella rurale compresa, su– bisce però la lontana e indiretta influenza del capita– lismo, e lentamente si trasforma. Cosicchè su quella massa di operai e di piccoli borghesi, che soffrono an– cora nel pe'riodo di transizione fra l'una e l'altra forma economica, facilmente si svolge l'azione della propa– ganda socialista. E l'esperienza, acquistata· con il lavoro abbastanza attivo degli ultimi due anni, ci sorregge in questa co.nvinzione. Ma la buona rluscita degli sforzi dei propagandisti si è ottenuta, e si confermerà in seguito, ad un patto: che il punto sul quale, con la forza della persuasione, si debbono maggiormente illuminare gli operai, sia quello della differenza enorme che :passa fra noi e i B1bl1oteca Gino Biarico radicali. Noi dobbiamo infatti liberare gli operai da quella triste malia esercitata su loro dai pochi onesti e dai molti azzeccagarbugli, che si dànno per radicali o per repubblicani. Noi non dobbiamo tanto contendere l'anima operaia al rude ma più sincero dominio politico dei proprietari borghesi, quanto dobbiamo sottrarla alle allucinazioni e ai miraggi, che sono opera di certi pseudo– democratici. E siccome ho accusato repubblicani e ra– dicali in genere, debbo anche per lealtà escludere dal– l'accusa tutti gli onesti seguaci dell'uno e dell'altro ideale. Io intendo parlare solo dei sedicenti radicali e dei sedicenti. repubblicani. Ma, fatta questa distinzione doverosa, debbo anche riconoscere, che la maggioranza, nell'Umbria, non è dei radicali onesti. Fra noi « it par– tito radicale non é che una masche1·a insidiosa », è « una larva di partito »; e lo è non solo nelle regioni campagnole, alle quali accennava lo scrittore di questi giudizì, ma pure nella nostra città. Ambizione personale unicamente spinge costoro; essi costituiscono locali consorterie, che non certo per un interesse di classe danno la scalata ai poteri pubblici. E i loro elettori, in massima parte artigiani e piccoli borghesi, non che essere i coscienti mandanti dei con– siglieri comunali e provinciali e dei deputati, servono invece come agenti inconsapevoli delle mire egoistiche dei nuovi padroni. Contro questo falso partito si combatte da noi con la maggiore intransigenza di principi e di metodi. E la necessità del distacco, anzi dirò meglio, dell'antago– nismo fra i socialisti e radicali, costituisce quasi sempre la mèta dei nostri sforzi di propaganda. Siamo riusciti nell'intento fino ad ora? Francamente bisogna confessarlo: no. E nel vero esperimento, nelle elezioni politiche ed amministrative, siamo rimasti in ben pochi a predicare inascoltati l'osservanza della tat– tica stabilita dal Congresso di Parma. Ma questo vuol dire forse, che per noi quella tattica non è necessaria, anzi non è l'unica adottabile? Se ad essa si fosse ri– bellato il partito socialista· locale con la consapevo– lezza di compiere un'abile mossa sullo scacchiere po– litico, avrei piegato la testa e riconosciuto che la tattica intransigente neppure fra noi era più applicabile. Ma in realtà dobbiamo dire che non una ribellione è stata quella dei socialisti umbri nelle elezioni poli– tiche, eccezion fatta di pochi collegi - sebbene la candidatura-protesta di Barbato si prestasse pur sempre all'equivoco - e di poche città in quelle amministra– ti ve, ma è stato un vero sbandamento degli organizzati. Ora, di fronte a questo fenomeno che sta ad indicare, che la coscienza socialista ancora non si è integral– mente formata, ma che è appena nata e tenera ancora, non dovremo noi persistere, col rigore intransigente del metodo, ad elevare - è la parola - quest'orga– nismo ancora infantile, facilitandogli lo sviluppo dei muscoli e del cervello, e allontanando tutto quanto può indebolire. o adulterare la sua fibra i Quale sarebbe invece l'effetto che produrrebbe ancora fra noi la concessione fatta ai socialisti, secondo !'or· dine del giorno accennato, d'appoggiare anche a primo scrutinio il candidato del partito più avanzato? Povere fatiche nostre di propaganda! La differenza fra i par– titi socialista e radicale, l'essenza veramente borghese e, posso dire per l'Umbria, assolutamente anti-operaia ui quest'ultimo, tante volte predicate e spiegate, di– verrebbero vane chiacchiere di fronte ai fatti più elo~ q uenti dei confusionismi elettorali. E non basta, che mi si risponda protestando il pro,

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