Critica Sociale - Anno VI - n. 11 - 1 giugno 1896

164 CRITICA SOCIALE • narchico, crispino anche dopo Crispi, massonico e militaresco; non é, diciamo, fuor della logica di tale sistema che dei professori, che a tale impegno contravvengono, siano, per lo meno, deferiti al Con– siglio superiore (dove del resto sono assistiti da molte guarentigie mora1i e non è probabile, salvo in casi estremi, che professore mangi professore) e arrischino - se fanno troppo i cocciuti - di per– dere la cattedra e lo stipendio. Poiché è di questo, :finora, che si tratta; e non ci vuol molta· audacia a metter pegno che, per esempio, al prof. Maffeo Pantaleoni, benchè deferito alle Assisie di Milano da una requisitoria che dice « evidente » il reato da lui commesso (tanto « evidente », infatti, che la ProGura generale lesse le sue lettere nel Secolo e non le sequestrò), non riescirà di vedere il sole a scacchi, come avvenne a tanti di noi. Egli è troppo tubato, troppo professore, e in possesso sovrat– tutto di troppi e troppo intimi segreti di alta poli– tica e di bassa corte, perché, nella peggiore ipotesi, rion si muova a suo favore, spontaneamente, la pre– rogativa, che è la più bella gemma della Corona, e le acquista in questi Gasi·pregio di clemenza senza togliere efficacia all'ammonimento precorso. Nè vale obiettare, come fu accennato, che il de– naro, con cui è pagato il professore, non viene solo dai latifondisti, ma anche e sopratutto dalle masse lavoratrici; lo stesso potrebbe dire il giudice, il soldato, il questurino, la spia, nè la logica del si– stema menerebbe loro buono un tale argomento; - o che, come metafisicizzò il Bovio, altro è il pro– fessore altro é l'impiegato; quello è pure un pubblico ufliciale se, durante o in occasione delle sue fun– zioni, avvenga che qualcuno lo ingiurii; sarà tale soltanto negli utili e non anche negli oneri? - o accampare come il Murri, che allora il precetto della legge Gasati dovrebbe applicarsi a quanti, af– fermando, nel campo extrasociale, verità positive, « sealzano l'ordine religioso)), il che sarebbe la strage della scienza e degli scienziati. Dei limiti della propria tolleranza è arbitro lo Stato, come qual– siasi contraente, e dei patti a suo favore esige l'os– servanza in proporzione di ciò che gli COI).Viene: nè l'altro contraente ha diritto o interesse a umo verne querela. Oggi il par·um de principe; domani si risusciterà il nihil de Deo: date tempo al tempo, non siate troppo frettolosi, e respirate quel tanto e fin tanto che vi si lascia respirare. Questa è dunque la contraddizione che, nel mo– vimento di protesta dei professori, salta all'occhio di chiunque. Essi hanno lasciato - parliamo in ge– nerale - che si facesse ~trazio della libertà di pensiero a danno di tutti; si potrebbe dire che i più di essi questo strazio, non foss'altro col con– tegno passivo, col complice silenzio, hanno inco– raggiato. Abbiamo visto qualcuno, che aveva scritto un giorno su una lapide che« scienza è libertà », farsi non solo lecchino di teste coronate, ma pub• blico encomitttore del più sconcio e triviale tiran– nello che abbia mai salito lo scanno del potere. Finchè il pensiero perseguitato non fu il pensiero diplomato, anzi il pensiero che promana dalle più alte tribune dello scibile ufficiale, quante furono le voci di protesta e di ribellione che uscirono dai sacra rii della scienza? potrebbero contarsi sulle dita di una sola mano. Nel campo_ 8tesso dell'insegna– mento, chi si occupò dei professori di liceo e di ginnasio cui fu niegata la conferma, o che furono balestrati da un capo all'altro del paese, per so– spetto di tendenze eterodosse anche solo fuori della scuola? Chi s'interessa dei maestri ogni giorno mo– lestati e imbavagliati da assessori e da curati? Ora nasce un poco di fermento perchè il pensiero col– pito è un pensiero universitario. Si domanda libertà, non pel pensiQro, ma pel pensiero di una casta. BibliotecaGino Bianco Ahimè! voi vi destate un po' tardi e la · vostra è una causa un po' troppo particolare. Egli è che la libertà di pensiero non si può di– mezzare; la libertà non può essere un monopolio « per la contraddizion che nol consente )>. Il ri– spetto del pensiero o si sente o non si sente; se lasciate in balia dei gendarmi l'adunanza popolare, non sognate che il gendarme si arretrerà davanti alla cattedra. Egli non vede differenze, ed a ra– gione; o, se le vede, è a vostro danno, perchè il pensiero che viene più dall'alto è più pericoloso. Egli non riconosce « diritto d'asilo )>, non vi crede investiti di alcun « diritto divino », ed in ciò è più democratico e men medioevale di voi. Gli ~}a– sciate H pensiero degli altri; egli se lo piglia; più tardi si piglia anche il vostro; ed è giustizia. Giustizia, si capisce, dello Stato borghe~ : lucus a non lucendo. Ad ogni modo è perfettamente lo– gica. Le « forze superiori )), cui accenna il Lom– broso sulla fine della sua lettera, agiscono fatalmente e, come impongono a un« ministero di galantuomini» di camminare sulla falsariga di un ministero di imbroglioni, così impongono a una nazione di ca– strati di subirsi un professorame di castrati e di castratori. Voi non dovete domandare la « li– bertà di parola ai professori >) ; dovete domandare la libertà di parola e di pensiero e di riunione e di voto e di vita per tutti i cittadini; la libertà dell'insegnamento dalla cattedra universitaria come dalla sedia di paglia che serve di tribuna improv– visata all'oratore della strada. Dovete fare quello che fanno i socialisti;. che reclamano libertà per tutti, anche per gli avversarii, anche per i preti, sicuri del trionfo finaJ.e dell'idea migliore, purchè sia lasciata libera la competizione delle idee. Allora sol– tanto sarete logici, e potrete essere forti, perchè non rimarrete isolati. Il prof. Lombroso, il Ciccotti, il Ferri, qualcun altro, son già su questa via. Ma sono rari nantes in gurgite vasto. Nel vasto gorgo professorale troppi nauJraghi volontarii si sono abbandonati alle ca– rezze lusinghiere delle varie Teti succedutesi alla Minerva. Hanno dato alle forbici « superiori » i loro organi genitali e son diventati de'tenori scien– tifici più o meno di cartello. Del tempio della scienza han fatto una Cappella Sistina. Ci ingrassano - ma le voci son magre. Noi pensiamo che la scienza - prostituita e rin– negata dagli scienziati - sarà salvata, un bel giorno, dagli ignoranti: dal popolo che vuol sapere; dal proletariato socialista. LA CRITICA. LAPAROLA AICONTRADDITT La tattica ambigua. La discussione iniziata sulla tattica elettorale con l'articolo: lt catenaccio al Partito, (1.) pare debba farsi sull'ordine del giorno che, respinto a Brescia; verrà in– dubbiamente riproposto al Congresso di Firenze, poichè esso rappresenta una corrente d'idee esistente nel Par– tito. Ma il testo della proposta viene accompagnato da una glossa, che ne dà un'interpetrazione così larga, da far palese come . il proponente e l'interprete appar– tengano a due ben diverse scuole. E chi volesse com– mentare tutto l'articolo si troverebbe imbarazzato, poichè avrebbe ben più da ridire sull'esagerata estensione che la Critica ha dato alla portata della proposta, che non sul merito di questa. Chi non trova infatti una con– traddizione fra la glossa, che s'intrattiene a lungo sui ( 1 ) CRITICA SOCIALE, n. \I dell'anno corr.

RkJQdWJsaXNoZXIy