Gaetano Gibelli - Considerazioni sopra un sonetto del Petrarca

-7n sè medesima, e quanto per essi ha per da più sè mede · sima , tanto ba mc per da meno. Appresso, con evidentissimo modo c'manifesta gli effetti, de' quali i sopracccnnati ornamenti gli erano cagione. , Son per me acerbi c ''elenosi s tccchi , , Ch' io provo per lo petto e per li fianchi. Questi versi fanno chiaro vedere il grande affetto del poeta verso la bella Avignonese ; ehè ben di leggieri per la forza del suo dolore si può comprendet·e la grandezza dell'amore, che a lei )?Orlava. L'innamorato poeta fermando il pensiero all'oro, alle perle, ai fiori di che la donna sua a vanitit si adornava (secondochè a lui parea), non può mantenersi composto d'animo; tutto si sente commosso a grande affetto; gli è forza allenl<lrc il freno alla immaginativa; gli è forza usare un linguaggio vivo, potente, efficace. La qual cosa, chi ben pensa, è al tutto secondo natura o secondo verit~ (chè il dire nalllm c verità è una cosa medesima ). Di che si vede come era necessario che il Poeta adoperasse altro stile da quello che prima avea tenuto ; imperciocchè lo stile, siccome quello che prende forma c qualit~ dai concetti , vuole al tutto essere accomodato allo stato dell'animo del f.wellatore . Mirabile è la forza del dire che si pare nel verso : , Son per me acerbi e velenos i stecchì ; ogni leggitore , se già non fosse un ceppo o altra cosa siffatta, di subito vivamente è compreso dall'affetto significato dal poeta ; ho detto di subito e vi11amente, imperciocchè due sono le condizioni che concorrono alla forza del favellare, come appunto notò il chiariss imo Colombo, il quale con senno filosofico mirando per entro le cose appartenenti alla elocuzione vide ciò , che altri

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