Gaetano Gibelli - Considerazioni sopra un sonetto del Petrarca

tONSIDEBAZIONI SOPI\A UN SONETTO DEL PETRARCA da G~E'I'ANO GIRELLI BOLOGNA 1846, PEI TIPI DI IACOPO MARSIGLI .

IMI'IlUIATUI\ fr. VASCIIRT'I l V, S. 0 . J . Archid. t•A ~5Afl0t'(n l'ro, , t:cn.

ALLA GENTILISSIMA DONZELLA LUIGJA DERSANI o' INCONTAMINATI COSTUMt MIRAlliLMENTE CO~IPOSTA CilE PER FEDE DI SPOSA SI LEGA ALL'ILLUSTRE GIOVANE AVVOCATO CARLO BOLOGNESI PER CIVILI E MORALI VIRTU DEGNO DI ESSERE POSTO IN ESEMPIO l COl'iSORTI _;,_ C. E G. G. UETISSIMI DI QUESTO CONNUBIO FAUSTO AVVENTURATO u; SEGUENTI CONSIDERAZIONI SOPRA UN SONETTO DEI. I. InJCO J'rALIANO OFFRONO IN DONO

sopra 11 seguente SONETTO L'oro , c le perle , e i fior vermigli c bianchi Che il verno dovria f.u longuidi c secchi, Son per mc acerbi c velenosi stcccni , Ch' io provo per lo petto c per li fianchi. Però i di miei fico lagrimosi c manchi , Chè gran duo! rade volte nvvien che invecchi; Ma più ne incolpo i micidiali specchi Che in vagheggiar voi stessa nvetc stanchi. Questi poser silenzio al signor mio , Che per me vi pregava , ond' ei si tacque, Vcggendo in voi finir vostrO desio. Questi fu r fabbricati sopra l'acque D'abisso , e tinti nell'eterno obblio , Onde il principio di mia morte nacque. Il Petrarca , che quosi ingegnoso piuorc nell' immort.•lc suo Canzoniere ritrasse dalla na tura c per conseguente dal vero tutte quante le condizioni o qualitb d ' un amoroso sta"to convenevole ad animo nobi le c s enti le, volle col Sonetto , che ora per mc si prende a coniidcrarc , far manifc&ti gli affetti , che in lui si dcst.wano al pensare come la sua donna era vaga di adornarsi con oro , con perle, con fiori . " come , per suo avviso , ello pigliava

- Gtroppo diletto del ' 'oglorgsiorsi olio specchio. Chi desse piena fede a quello r loc qui elice l'ornante poeta, dovrebbe tener per fermo clw b tanto virtuosa maclonM Laura , signora el i Saclò, poetessa provcn7.nlc , una del bellissimo numero delle dame che alla nobile corte cl'Amore prcsedcvano, fosse vanarclla anzi che no; ma qui , lasciando sL1rc alt re considernioni , giova por mente come gl i amatori il più delle volte uon vcggono , mn travegsono. Innanzi tratto il Poeta con quella nobile semplicità di stile , che si confaceva al suo animo riposnto (riposato però sccondocbè portava il suo stato amoroso), tocca degli ornamenti , dc' qual i In sua Laura mostravasi vaga. , L' oro, c le perle, e i fior vermigli e bianchi. Comechè la gelosia quasi mala p ianta sosl in germogl iai'C dove alligna amore, pure non per siffntta cagione (come n chi porr:• mente si farl1 manifesto) i sopraccennati adornamenti non erano accetti all' amante poeta , ma pcrchè gli era "''viso che per essi la donna sua si levasse in superbia. Per questa cagione egli aveva in dispetto i mento,•ati fregi, e perciò iucidentcmente soggiugnc rispetto ni fiori : , Che il vcrno dovr ia far languidi c secchi. Col '!ual verso ei viene n dire ; fosse in p iacer d i Dio che il ' 'erno li facesse languidi c secchi ! Dovrebbe il vcrno irrigidire i fiori, e condurli n tale che altri non ne dovesse pumo esser ' 'ago, la qual cosa ben mi sarebbe sommo ventura ; chè cosi mi sarebbe dato di veder' la donnn mia non lieta d i fiori , e meno altera d i sua bellezza. 1\t. di cosiffatto desiderio, no, non mi consola il ' 'erno: pure in tolc stagione ella trova modo di aver fiori vermigli c bianchi, di essi si ndomn , per essi piocc più

-7n sè medesima, e quanto per essi ha per da più sè mede · sima , tanto ba mc per da meno. Appresso, con evidentissimo modo c'manifesta gli effetti, de' quali i sopracccnnati ornamenti gli erano cagione. , Son per me acerbi c ''elenosi s tccchi , , Ch' io provo per lo petto e per li fianchi. Questi versi fanno chiaro vedere il grande affetto del poeta verso la bella Avignonese ; ehè ben di leggieri per la forza del suo dolore si può comprendet·e la grandezza dell'amore, che a lei )?Orlava. L'innamorato poeta fermando il pensiero all'oro, alle perle, ai fiori di che la donna sua a vanitit si adornava (secondochè a lui parea), non può mantenersi composto d'animo; tutto si sente commosso a grande affetto; gli è forza allenl<lrc il freno alla immaginativa; gli è forza usare un linguaggio vivo, potente, efficace. La qual cosa, chi ben pensa, è al tutto secondo natura o secondo verit~ (chè il dire nalllm c verità è una cosa medesima ). Di che si vede come era necessario che il Poeta adoperasse altro stile da quello che prima avea tenuto ; imperciocchè lo stile, siccome quello che prende forma c qualit~ dai concetti , vuole al tutto essere accomodato allo stato dell'animo del f.wellatore . Mirabile è la forza del dire che si pare nel verso : , Son per me acerbi e velenos i stecchì ; ogni leggitore , se già non fosse un ceppo o altra cosa siffatta, di subito vivamente è compreso dall'affetto significato dal poeta ; ho detto di subito e vi11amente, imperciocchè due sono le condizioni che concorrono alla forza del favellare, come appunto notò il chiariss imo Colombo, il quale con senno filosofico mirando per entro le cose appartenenti alla elocuzione vide ciò , che altri

- nnon vide. La for%a del dire (cosi egli) da due cose principalmente dcri11a: dal/q prontezza, onde i sen• timcnti nostri so11o comunicali ad altri ; e dalla in· jluenza che nel linguaggio tenuto in comunicarli 14 nostra immaginativa può avere. E qui, lasciando dall'un de' lati molte considerazioni , che pur s.1rebbero oppor· tune , chi non vede quanto il parlare metaforico vinca di bre,•ità, di evidenza, di efficacia il proprio? 1\Iolte pa· rolc proprie sarebbero state necessarie n significare quel· l ' cffeuo , che in sè nwdesimo prova''" l' amante poet.~, c perciò l' idea sarebbe venuta all ' animo del lettore a parte a p.1r1e, ed essa per conseguente s.1rebbe st.1ta di poco vi•·tù; senza che il leuore avrebbe dovuto racco· gliere in unità di concetto gli elementi della idea, i quali, quasi direi , ad uno ad uno gli sarebbero venuti innanzi per parole di proprio significato. Oltredichè quali porole di proprio significato sarebbero state da tanto che "''CS· scro potuto esprimere quell' effeuo appunto, che fu per acconcia metafora fat to tullo aperto ed evidente dal poc· tn 1 Senza tema di errare io tengo che tutte le pii• eleue parole proprie , che altri sapesse recare in mezzo n si· gnificarc ciò che in sè medesimo sentiva il Petrarca, sa· rebbero poca coso o nulla allato nlle parole traslate che oppo•·tunamente egli odopcrò. Con poche parole meta• foriche - acer-bi c 11elenosi ;lecchi - il poeta seppe evidentemente sisnificare tutti ad un tempo quegli effeui di molestia , di cruccio , di adiramento , di crepacuore c che so io, ond' egli era affiiuo; c per tal modo gl i venne fatto di assalire , di rò cosi, l 'animo del !cuore con tale veemenza che mai In maggiore. Quanto al , ·erso : , Ch' io provo per lo peuo c pe•· li fianchi giova notare ch' esso <' bellissimo t! i quell' armonia che

-n- ' mitn l' nffeuo; il suono delle parole , c quella cot.1lc nsprczza che elle acquistano pc) loro collegamento ci fanno nl tullo manifesto lo stato dell ' innamorato poeta. Se , cscmpligrazia, in luogo di pr·ovo si ponesse sento, il verso perderebbe ass.1i della sua bellezza , nè più sarebbe un' immnginc fedele dello cosa significata. I grandi poeti intesero maisemprc ad •iutare l' immagine col \'Ocabolo sì che dal fatto il dir 1101> fosse diverso , secondo appunto che disse il sommo degl' Italiani Dante Alighieri. Ila la lingua n ostra \'OCi d i ogni maniera, dolci e gentili, posate c gravi , vivaci, forti , aspre, cupe , terribili ; veloci e lente, brevi c lunghe, scorrevoli c tarde ccc.; officio dello scrittore è lo scegliere quelle che si confanno al subbietto , c LI collegarle con armonia conveniente al subbietto medesimo come vuole la norma suprema della bell~zza, l'unità. Il Costa , che sopra tutti i moderni poeti seppe dare ai suoi versi un'armonia rispondente ai subbietti , di siffntto artificio ci porse ad una insegnamento ed esempio ne' versi che seguono : Si ammira L' arte industrc che i ritmi e i metri adopra Convcn<enti ai s~toi subbietti , e varia ./11 variar della materia i suoni. Suona llfegera la tartarea tromba l Le vocali coll' aspre comonanti Tu accoppia sì che tuoni un suo" di gucrm. llimugga l' armonia colla tempesta, Fugga via velocissima co' venti, E lenta lenta col rusccl s' avvii. Tanto può l ' arte. Ma si proceda innanzi . Il Petrarca , comccbè allenti il frmo alla passione , sempre si mostra diritto pcns.1torc ,

- to - sottile rngiooatore, loico perfettissimo; mai non trascorre od eccesso , mai non trapassa iuconsiderntamentc dall ' una cosa all' altra , mai non trasvia dal dritto cammino. Tuuc quante le cose , ch' egli dice in ull sonetto , in una ballata , in una canzone, tutte sono strette l'una all' altra d 'amichevole vincolo, secondochè vuole ragione; c tullc per conseguente prendono formo dalla legge della unità. Le cose, ch ' egli prima melle innanzi , aprono la via a quelle che vengono appresso , di s uisa che il leggitore si trova tullo di sposto a ri cevere nell' animo suo quei pen- •ieri o que i sentiment i appunto, i quali , procedendo nella leuura, gli vengono alla mente. ln6no ad ora l ' nmanLC. poeta ha significato ques ti pensieri - quegli oggeui , di che la donna mia si adorna , mi sono cagione di assai grave dolore -; ed ora conseguentemente egli dice - perciò io infelice morrò innanzi tempo, cbè un gran duolo rode volte i<wecchia -; il che essendo al Lutto secondo natura , cioè a d ire secondo il discorso che ogni uomo farebbe , è conforme all' aspcllazionc dellcggitore. Ecco i ,·ersi : , P erò i di miei fìen lagrimosi c manchi , , Chè gran duo! rade volte avvien che invecchi. Due •tunlitl• di diversa maniera egli esprime col lagrimosi e manchi ; rispetto al lagrimosi è age,•ole il vedere <fll>llLO la fi gura che denominasi melonimia, adopernta opportuuamentc, giovi a dare evidenza olio elocuzione; quel 111flllchi poi è parola d i mirabile efficacia. I miei dl , egli \'UOI dire , no , non saronno pieni, cioè il loro numero noo monterà a quello , che per primario inten· dimento di nat ura suol esser posto e diffinito; ond' è ch' io innrmzl tempo morrò. Qui n1c llc bene il fare unn considerazione: delle molte qualità che si convcnsono a<l

-H - \m oggetto, il Petrarca con lìno discernimento nota quel - l' una, o quelle due senza più che hanno virtù di recare le oltre alla mente del lettore: ben conosceva quel gentile filosofo come nella nostra mente, all'occasione di una idea , si risvegliano tutte quelle altt·e, che ad essa banno attenenza. Questa considerazione dovrebbono l'ivolgere fra sè que' meschinell i scrittori che dicono ogni cosa ogni cosa che cada loro nel pensiero , quasi seri - vcsscro non n uomini , ma a pecore o a buoi. Vuols i però tener modo , per non imitare coloro che per fuggire da un estremo trascorrono nell' nltro. Chè mal si appm·rebbc chi avvisasse che tutti i suoi lettori fossero d'altissimo senno e pieni il petto d i lìlosolìa. Nel qual vizio incorrono talvol ta quegli scrittori che per grande forza di comprendimento levansi alteramente sopra gl i alt ri ; e , se diam fede al Monti , Dante pur egli trascorse a questo eccesso : Dante crrù ( cosl il Monti ) nel fidarsi w• po' troppo al discreto criterio dei /cuori e commentatori ; C r accusa , clte llOÌ gli diamo , cr OSCUI'O è una ptmizionc ·del fallo de< lui commesso nel riportarsi co" troppa fede sul nostro pov ero senno. Ora , tornando a quello che d ice l'amante poeta, perchè mai i suoi dl fien manchi? non potrcbbono eglino essere pieni, avvegnachè lagrimosi ? Ecco il perchè : , .•. gran duol rade volte avvicn che invecchi. Questo poeta non ha per avventura chi l'agguagli nell' uso , che temperato c convenevole e' fa delle sentenze; la sopracceunata nasce naturalmente anzi necessariamente da lle cose dette d i sopra ; sl ella è a ragione c a necessità, non a c<~priccio , non ad ornamento , non ad ostentazione di sapienza. Oltre a di questo , si noti come la predetta sentenza è anisatameute, circoscritta c ristretta

-12n quei confini che pose natura ; dice rode 11oltc 1 non dice no" mai ; il quale temperamento era opportuno a volere eh<' il lettore desse picnn e fermissima fede. Imperciocchè chi legge , di leggicri si adonta e mal si acconcia n prestar fede , quando lo scrittore non tenendo nelle sentenze il debito modo trapassa i confini del vero. 1\Ia come (dirà per nventura qualche pcdantucolo) comc poteva predire il poeta che i suoi di sarebbero stati manchi, se pur qualche volta interviene che un gran duolo invecchi 1 fnci lissima si è la risposta : il poeta non ere· deva , nè M'eva ragion di credere ch'egli dovesse esser uno de' pri,•ilegiati ; cioè a dire egli credeva che gli dovesse incontrare quello che avviene ai più , non quello che avviene ai pochi; cioè a dire (quando si parla ai pedanti non è mai superfluo il cioè a dire) egli mirava agli avvenimenti ordinarii, non agli straordi11arii; senza che quel modo di dire : i miei dl jien lagrimosi e manchi, è modo congcttnrnlc , non definitivo ; modo opiuativo , . non scientifico, cioè a dire, procedente da opinione, non da certezza. 1\Ia lasciando le pedantcrie a cui appartengono, io voglio che il lettore da sè consideri come la predetta sentenza , siccome quella che è informata dall' affetto, tenga opportunamente del grave , del sublime , del maestoso. Il poeta dopo aver parlato dell' oro , delle perle , dc' fiori , fa menzione di una molto più principale cagione del dolor suo; quest.~ erano gli specchi , che Laura (secondo l'avviso di lui) aveva stanchi nel vagheggiar sè medesima. Cosiffatta cagione perchè in efficacia avanzava di gran lunga le altre sopracccnoate , la pone in luogo separato; c pcrchè egli voleva che sovra essa principalmrote il lettore fermasse l' attenzione , la pone in ultimo luogo. SI voleva il poeta che di siffata cagione del suo

1:1 - disperato dolore rimanesse profondamente segna ta In mente de' suoi lcggitori , c a questo lìnc egli ne parlò in ultimo luogo, ne parlò copiosamente , c ne parlò con quella forza che si conveniva a un amante disperato d'ogni consolazione. .. Ma più ne incolpo i micidial i specchi , ., Che in vagheggiar voi stessa avete stanchi. Ogni lettore non penerà certo a comprendere come qnd più ne incolpo ravviva i pensieri di sopra espressi dal poeta ; egli incolpava l 'oro , le perle , i lìori ''ermigli c bianchi, ma più incolpava gli specchi , e ben ne aveva di che ; questi a lui erano micidiali; appresso se ne vedrà il come , e si vedrà per conseguente che l'innamorato poeta beo a ragione si accese di grande ira contro di essi . Laura , la tanto virtuosa madonna Laura , troppo spesso e troppo cupidamente (secondo che pareva al suo tenero amatore) si vagheggiava allo specchio; e da siffatto vagheggiarsi ella pigliava cagione di sentire troppo altamente di sè medesima. Perciò beo sentitamente disse il poeta ch' ella aveva stanchi gli specchi in vagheggiarsi. Chi è da tanto che possa adeguatamente estimare la frase avete stanchi gli specchi l Il dire che troppo spesso • troppo lungamente , troppo accuratamente , troppo affettuosamente ella si vagheggiava agli specchi , è nulla verso di quell'efficacissimo avete 'stanchi. Qui si pare una di quelle animatrici figure che nascono naturalmente dalla passione; imperciocchè noi siamo tali per natura che, volendo esprimere un affetto o passione assai forte , sogliamo attribuiruc il sentimento alle cose che ci sono attorno : quasi come la condizione dél fatto nostro fosse tanta , che tutte le cose, cziaodio quelle che sono senza senso, la dovessero sentire ; anzi per lo vivo sentimento che ne abbiam noi , ci pare di vedere tutte quante le cose im-

- H - prc~c di quell' ~ffcuo , dal qu~lc si~mo signorcggiati. Per quest~ cagione a chi è lieto cd esultante è avviso che rida il ciclo, che rida la terra ; ed a chi è oppresso da cupa mclanconia tuue le cose pare che d' un doloroso velo si adombrino. L'amante poeta r ivolgendo fra sè come la donnn sua si levava in superbia per lo troppo vaghcg· giarsi allo specchio, ne provava tale affanno che mai il maggiore ; c perciò pensando ngl i SJ>ccchi , cosl preso com' era d:ùla passione , gli parevn ch' essi dovessero al tutto essere stanchi di accogliere l' immagine di lei. Se quel siffatto vagheggiarsi di madonna L aura fosse stato al Pctrarc.1 cagione non di mestizia , ma di allegrezza, egl i avrebbe detto che gli specchi erano vaghi e lieti e su· pcrbi di ritrarre la bella immagine della sua bella donna. Mo si proceda innanzi , e si vcgga la ragione perchè gli specchi crono all' amante poeta vcracemcn~c micidiali: , Questi poser silenzio al Signor mio , Che per mc vi pregava , ond ' ci si tacque , Veggendo in voi finir vostro desio. Chi non ammira qui il d ivino ingegno del poeta 1 Chi non vede qui come la Poesia si st rigne amichevolmente alla Filosofia ? questa crea un alto concetto , che è tutto vcritll cd evidenza; quella lo atteggia di gentilezza c leg· giadrio senza però sformarnc , o comcchcssia offcnderne le schiette sembianze. Quanto •' a mc , io non so quale tra poeta e fil osofo il P ctra•·ca fosse più grande. Amore prcsava dol cemente la bella Avi s noncsc pel Petrarca; ma sl forte parlava al cuore di Ici , quando era intesa al vasheggiorsi allo specchio , la compiacenza di lei medesima, che le preghiere d'Amore non erano punto udite; l' animo di lei era aperto a soli i lusinghevoli ragionamenti che la vanith le venivo facendo , alle caste parole d 'A-

- IUmore era del tutto chiuso; di che a quel tapincllo d' Amore fu for:r.a l' ammutirsi. Oh specchi veramente micidiali! l\1n il detto inlino ad ora è nulla. Amore si tacque, perchè vide che Laura vagheggiando sè medesima , per da tanto aveva la sua bellezza , c tanto si piaceva di sè medesima, che sè medesima faceva fine d'ogni suo de - siderio. Questo concetto, a far bene tutte le ragioni, è cosi alto e sublime che piìt oltre non potrebbe levarsi uman pensiero. SI ella , la mcrcè degli specchi, tutt.1 comprendendo la sun bellezza, reputava da meno di sè ogni altro obbietto; perciò ella si sarebbe creduta di mirar basso, al mirare all'amante poeta; a sè sola come a solo termine degno rivolgeva ogni suo desiderio; e in Ici sola ogni desiderio , il quale , secondochè dice l' Allighieri , è un cotal molo spù·itale, quetandosi finiva ; il che viene a dire , ch'ella di sè medesima (per un certo rispetto ) facevasi ultimo lìne. Onde si vede che se il Petrarca aveva in odio quegli specchi , ben avc,·a di che; n lui erano micidiali , c appunto percltè gli erano tali, ad essi era costrétto di fermare il pensiero; chè tale è la condizione della nostra natura che noi , anche mal nostro grado , rivolgiamo e fermiamo In mente a quelle cose che ci sono cagione di dolore. Di che si comprende quanto venga opportuno la lìsurn •·ipcli::.ione , o come b chiama Bnrtolommeo Cavalcanti nella sua Rettorica , rivigliamento. ,. Questi fur fabbricati sopra l ' acque ,, D' Abisso , e tinti nell'eterno obblio , , Onde il principio di mia morte nacque. Il poeta rivolgendo fra sè la cagione del disper.1to suo dolore , cioè a dire , gli specchi , è naturalmente concl otto a pensare dell' origine di quc' micidiali. Sovra l' ac-

I G - que d ' abisso c• t1cnc che fossero fabbricati, luogo ben conforme :~gl i effetti , ai quali furono occasione ; ci tiene che fossero tinti nell' etemo obblio, cioè n dire nel fiume Lctc, (che Letc appunto vale obblivione) n si· gnificare come per essi mndonM Laura pose in obblio 11 più gentile , il più tenero , il più ardente non che il più sublime amatore che fosse moi di donna. E qui mi giova di notare che quell' accendersi, che fa il poeta , in foco d ' ira contro gli specchi , i quali furono l' istrumcnto ovvero l' occasione del tanto superbirc di madonna Lnn· &1 , è cosa al tutto secondo natura ; impercioccbè noi naturalmeute ci sentiamo commoS!i a furore contro tutti gli obbietti , che sono o cagione, o invi to , o aiuto o i strumento ad acuto dolore che ci tr• fìgga'; l' espcrienUI comune c costante acquista piena fede alle mie parole. Quanto al verso poi : , Onde il principio di mia morte nacque il quale chiude il nobilissimo sonetto per me considerato, ognuno , cbc non sia infermo degli occhi della mente, vede di tratto quanto e' sia nobile , quonto grave , non che IJUanto in suo concetto , pietoso ed efficace, e al tutto rispondente alle cose dette di sopra. Ma si ponga fme ; che certo non è i.mpresa da me il mostrare il mirabile artificio , onde il nostro Lirico com· pose i suoi Sonetti che ci fanno fede del suo tutto pu· ro , tutto casto , tutto gentile amore. Anzi non che il mostrare , ma pure il comprendere l'ammirabile magistero di questo poeta unico al Mondo , non può essere, dirò cosi, peso delle mie b•·accin; chè vuolsi avere per ve· rissima quella sentenza , che gi~ tenne nna molto savia e nobile donna : ad intendere il Petrarca bisogna essere grande poeta , grande filosofo , grande innamorato.

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