Via Consolare - anno II - n. 1 - gennaio 1941

PUBBLICAZIONE ME ·s1LE

I I , I I ! r I l I L'ILMINICCO LETTERARIO 1941 Quest'anno l'Almanacco ha visto il suo protagonista nel protagonista stesso della nostra ora : in que/l'C<ognuno u che esprime coraggiosamente l'esistenza e la difende con buona volontà lavorando, affaticandosi, sognando e combattendo. All'uomo modesto e di buona fede, alla sua vita, alla sua so!ferenza, alla sua eroicità eterna è dedicato l'Almanacco Letterario 1941 : esso appare già dietro l'Antologia delle corrispondenze di guerra che apre il volume e che costituisce quasi la sua attuale epopea. La macchina fotografica lo ha cercato nelle strade, nella sua casa, nel suo lavoro, nel s·uo riposo, e ne ha ricostruito la vita dalla nascita alla morte. Tra le pagine dei nostri scrittori è stato scelto quello che lo riguardava così da formare un documento della particolare sensibilità con cui la letteratura degli ultimi anni si è avvicinata a lui. La sua umanità quotidiana e la sua figura sono sempre presenti nel volume che apparirà il più ricco di figure e di immagini nella serie già lunga dei nostri Almanacchi. Una curiosità è la raccolla delle pagine tolte dal tavolo dei nostri scrittori : una rassegna degli inediti più attuali; quelli non ancora compiuti, semplici accenni di opere in preparazione. Infine una Mostra di pittura letteraria e le rassegne dell'attività letteraria e artistica, quadro della vita spirituale e dei suoi problemi. Volume di circa 300 pagine in grande formato con 64 tavole fuori testo, sopracoperta a colori, in legatura semplice : L. 15. CONTIENE: La nostra guerra : Aspetti e momenti decisivi del conflitto, dall'ottobre 1939 all'ottobre del 1940, visti dai corrispondenti di guerra. La vita umana : Commento in margine alla vita di ognuno, di Ugo Dèttore seguito da un interessante panorama fotografico che segue l'uomo dalla nascita alla vecchiaia. L~uomo nella letteratura italiana contemporanea: Schizzi. nomi. riflessioni tolte dalle opere di scrittori italiani, pubblicate negli ultimi decenni. Paradigma del verbo essere : bizzarra composizione fotografica di Enrico Peressutti intorno al verbo dell'esistenza. Incontri quotidiani: colpi di obbiettivo nelle strade di una città. Strani incontri : curiosi napporti fotografici tra l'uomo e le cose. Mostra di pittura letteraria : Ossia le pagine che stanno scrivendo in questi giorni alcuni dei più noti fra i nostri scrittori. BOMPIANI Fondazjone RuffjUi.- Forlì ,nrnun1rn MILANO SALA SAMMARTINI Via Conservatorio, 32 Dal 15 Febbraio si daranno 7 Spettacodl'iArte con opere di : ARISTOFANE ERONDA HOFFMANNSTAHL TAGORE O' NEILL GOGOL PIRANDELLO CEKOF MEANO LEOPARDI E (< NO >> GIAPPONESI CONCERTI VIA MONTEVERDI, 9 MILANO Gli abbonamenti ai 7 spettacoli, fissali nella modesta quota di Lire 70 complessive~ si ricevono presso il negozio di 1111tsicaGALLINI, via Conservatorio 17, angolo via Manforte, lei. 72858. IRTIETALIANA OONTEMPORANE a cura di VITTOREI.OBARBAROUX e GIAMPIE&RIOANI Con presentazione dell'Ecc. MBONHMP!lll 150 riproduzioni : a colori 56 e 94 in bianco e nero di opere degli artisti : AMERIGO BARTOLI BERNASCONI UGO BORRA POMPEO CAMPIGLI MASSIMO CARENA FELICE CARRA' CARLO CASORATI FELICE CESETTI GIUSEPPE DE CHIRICO GIORGIO DEGRADA RAFFAELE DE PISIS FILIPPO FUNI ACHILLE GARBAR! TULLIO MAFAI MARIO MANZU' GIACOMO MARINI MARINO MARTIN! ARTURO MARUSSIG GUIDO MESSINA FRANCESCO MORANDI GIORGIO ROMANELLI ROMANO ROSAI OTTONE SASSU ALIGI SEVERINI GINO SIRONI MARIO SOFFICI ARDENGO TOMEA FIORENZO TOSI ARTURO ZANINI GIG!OTTI Edl1lone dello StabilimeGntroafiSco.A. MILANO , I, i .I

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Anno Il GENNAIO 1941-XIX Numero 1 --------------------------- VIA CONSOLARE Din·lla da PAOLO S1LL111BANI ,. AHMANllO HAVACLIOLI In ,111.e.'ìto llflmflru scritti ,li: A.rn1,111,lo Ravuglioli . Auguslo ferro • Ale,.f:amlr,, Poll1'i 1H1:,..(l·o - Guido Hcr;--elJini - l!i;'> l3crri - F.zio Colombo - .Piero G,ulcl.i-Conti- Enrico Aforoviclt - Lit.ero Oigiarelli - Bcp,le Co~la - Giulio Tra:-.unna - R:iff,1clc Oc Gr.1,la - P:wlo Cras~i • Cc:-:arc Me:1110- :Mario Fan,di Giuiio Pat.·U\'Ìo • Rcmw Henzi~ c,•f•. Poc.;;ic,li \ìi11orio Bnni,·elli . M:WrinOr10!:tni • G. Ro.,a Murri . Siro An~eli . Giorgio Caproni . Fr:11w(1Lup:,ri;.1. J\111,richc ,li le11era1ura, 1c:Hro, t·i11c111.1. Ha:-i::egna elci IC;.tlri Gù1'"". Cop('rlina e di:-cgni ,li Dttdi Or:--Ì. Direzione-Amministrazione FORLI' • Palazzo Littorio C/C poslalc 8;6395 MILANO - Via 1\fo111evcrdi, 9 fltlMA - Vin OrazÌ1}, 25 Abbonamento annuo Sostenitore e per Enti Benemerito L. 20 L. 30 L. 100 6UF GRUPPI FA~CISTI UNIVERITARI __ DI FORLI E DI RAVENNA VIA CONS()/,ARE FondazioneRuffilli- Forlì PAROLE lo credo che sotto il mito del pomo del bene e del male i testi antichi abbiano voluto lasciare memoria della comparsa della parola sulla terra. Allorché, nelle primigenie fofeste rintronate dai barriti approssimativi dei mammut, dallo scroscio senza senso dei torrenti tumultuanti, ticche-- taggiate dall'usignolo che imparava a riempire i silenzi di melodie gaieotte, Adamo gridò, nella stretta del dolore o nell'ansimo dell'amore, tutto che era animato sulla terra dovette arrestarsi nell'incubo del proprio fato. Quella voce era segno di una volontà, era strumento per moltiplicarne lontano, per anticiparne vicino, gli effetti. La beata incoscienza della vita del globo fu uccisa e, sorto il protagonista cosciente e volontario, la vicenda del mondo ebbe inizio. Con la parola il pensiero ebbe virtù di agire rapprendendosi e tramandandosi m giri di frasi; nacque la logica che concluce la intuizione prima alle 1cmote conseguenze; cominciò il difficile cammino sull'orlo allucinante del dubbio, la terribile marcia sul terreno minato dei conflitti essenziali · Ira senso e ragione, fra piacere e onestà. L'uomo ormai era, con tutte le sue forze e le sue conseguenze. Ogni caratteristica umana subi sfregi ùal tempo; cosi, dicono, la nativa forza, oggi umiliata, cosi la memoria delle cose passate e sopraterrene, cosi la tantasia e la stessa fecondità. Soltanto l'eloquio, col passare del tempo, si perfezionò. Dal primo muglio nacquero lingue e gruppi di linguo, dialetti e tutto ciò che i glottologi san meglio di me. In qualche tempo gli uomini preferirono essere feroci e dimenticarono la pietà e i moti gentili del cuore; altra volta, per affari di cuore, vendettero invece, con la propria chioma, la vita; certi secoli furono ribelli alle leggi di Dio e il Dio irato. abbandonò gli uomini nel trogolo porcino; altre epoche vennero che trascinarono salmodianti fratrie per le strade e il pungolo severo affrettò gli slanci misti.ci. Tutto che era umano sobbalzò in una continua vicenda sdipanandosi tra la polvere e l'altare; soltanto la parola nòn perdette mai il s_µo dominio, pari in questo alle funzior,i tondamentali della vita vegetativa e riproduttiva. Il togliersi la parola si assomigliò all'eviramento e cosi le storie narrano spaurite di antichi mutilatori di se stessi, come di cenobiti che vissero aecenni di silenzio. A dono si grande e tanto necessario alla vita mortale non poteva mancare un culto. E infatti, ad ogni stagione germinatrice di nuova storia, rinacquero le famiglie dei sommi sacerdoti, dei flabellari e dei sagrestani del tempio della parola. Vanità di corti, religioso rispetto· degli astanti, stupidità di volgo donarono diversi atteggiamenti e diverso costrutto e fecero si che un abate Casti potesse occupare vivente il concetto ch'era forse toccato all'Alighieri, in vita. E quale più, quale meno, tutte le epoche conobbero la genia dei professionisti della parola, dai so.llsti, moventL<;i secondo un principio logico, agli improvvisati venditori di fumo, da.JJ'Arcadia pargoleggiante ai cruscheggianti invecchiati. Per tutti costoro, un giorno, Aristofane inventò le ,, Nuvole 11. È forse di dubbio gusto parlarne in testa a una rivista, come il discorrere di 1

corda in casa dell'impiccato. Intatti, che si ia in una rivista se non mercato di parole? E certe riviste che van per la maggiore, diffuse e diffusive, che altro sono se non accomodante compenaio di facile, anche Ee ben adorno, pensiero per scatolette craniche profumate e dai capelli ad onda? In questo i tempi hanno preceduto il nost.ro secolo che sarà per la storia quello delle specializzazioni. La specialità dei pensanti, detti .,_nche pensatori con un'etichetta non sempre appropriata e rispondente al contenuto, iu sempre in auge e i'u una necessità per le società ·ben organizzate, come se la fatica per questa più umana fra le umane l:0ndaune, dovesse ai troppo pesare a coloro che già aovevano stentarsi un pane col sudore della 1ronle. Le plebi si tolsero sempre di bocca un tozzo di pane che offrirono pel tramite di un principe o di un'accademia a coloro cne dovevano pensare per esse, percuè, in ronda, gli uomini han questo di buono che mal tanno, ma si vergognano ai mai ,are, aecid.ono ai essere igaoranti, ma si tormentano di esserlo. Il discorso va per 1e lungile. Io vorrei concludere che anche oggi è a pochi amaato di pensare e di parlare a tutti e per tutti e questi pocni non debbono tradire l'ufficio loro; "orrei dire a quelli che nanna vocazione di artisti, di non dimenticarsi mai deli'artigianato, ciò cne ha virtù ai riscattare qualsiasi co1pa e insumcienz.a ai ispirazione. Vorrei dire ai gran sacerdoti della parola di non lasciarsi :<;orprendere da troppe estast nel loro santuario e di dare ascolto alle turbe cne vogliono comessare le proprie necessità e hanno desiaerio ai parole ai co,11orto. Si ricordmo che, se gli uomini hanno ad essi attidato, come un brigoso sovraccarico, il magistero della parola, essi non debbono farsene un vanto stolto e chiudersi nel proprio adorno robbone, pciichè, se ancora una speranza di salvazione per questo oifuscatissimo mondo esiste, essa è nelle forze dell'intelligenza, mai forse stata cosi viva come oggi. Lascino il cesello all'orafo, l'intrigo di forme al leguleio, le complicate sagomature all'architetto, l'esprimersi sotto velo alle pitonesse - da Delio ai templi democratici ; lo so che, nel parlar nascosto e nel sottile ragionare di cose non a tutti sensibili, l'umano ingegno può trovare nuove gioie, come in ogni astrazione c'è il germe di una nuova poetica, ma gioie c'erano anche nella costruzione del Labirinto, in quel fare prigioniero lo spazio in paurosi meandri ideati da una pazzesca fantasia, ma il costruttore rimase rinchiuso. Si può dar vita ad una parvenza di mondo - un mondo fatato, fiabesco, di strane consolazioni - anche con le ombre cinesi; ma chi può veramente pensare che la vita di quelle ombre abbia alla fine il potere di attrarci più di quella degli uomini, coi suoi molteplici atteggiamenti, con la sua ricchezza di soffrire e di sentire? u Parole, parole, parole » ci ammonisce dal castello di Elsinore un pallido principe che non muore mai e che si è fatto fratello a ciascuno di noi attori della moderna commedia. La parola è un veicolo; le occorre una certezza da trasportare. La parola è uno strumento; le occorre un fine. La parola è un soffio; le occorre un'alta ispirazione per diventare uragano di poesia che schiomi le dure capigliature delle passioni selvaggE-. E un dis<iegno del mondo contingente che ci prende talora e che ci ispira la volontà di allontanarci artificiosamente, aeandoci un sopramondo dove si stia bene in pochi, una surreallà fittizia, una atmosfera da elisiache contemplazioni nella quale restare sospesi? Ma ci pare generoso questo? Uomini della parola, fatevene uno scudiscio mai un piattello per raccattare le· elemosine. Discendete dal canestro che vi preparò quel giorno lontano, a mezz'aria, il sardonico Aristofane; ricordatevi delle voci sublimi che si sono levate nei tempi a dare senso all'esistenza, parole che hanno sostanziato la civiltà che viviamo e che, dal Vangelo alla Commedia, dai classici al Leopardi, costituiscono una sola inconsutile tessitura. · Vorremo noi lasciare questi poveri uomini che sono discesi, come le vipere, nel bagno abbandonando a riva il meglio di loro stessi, la loro prerogativa di bene e di male, senza una guida che li richiami tra le acque, senza un pensiero che li I icordi in avvenire, nella continuità delle generazioni? Le parole sanno talora p1omuovere grandi fatti, talaltra sono esse stesse più alte e più necessarie allo spirito di qualsiasi azione di mano carnale. ARMANDO RAVAGLIOLI 2 FondazioneRuffilli- Forlì Presentare ad un ampio pubblico una rivista, nata un anno fa modestamente come palestra di esercizi intellettuali di un gruppo di giovani e poi allargatasi fino a raccogliere decine fra gli scrittori di più fresco respiro, è impresa ingrata. Arido è tra,~ciare degli schemi per l'avvenire, borioso fare dei giri cli orizzonte impegnativi, specie per chi parla per la sovrabbondanza del sentimento, nel pullulare delle prime reazioni ai fermenti spirituali. D'altronde una rivista di giova• ni, non essendo un organo statico, non va puntellata con troppo energici àpriorismi. VIA CONSOLARE si presenta da sè, con un suo tono cordiale, aristocratico, aperto a tutte le esperienze. Se noi cresceremo - siamo giovani, e abbiamo ancora il diritto di sperarlo - essa crescerà con noi. Ma di alcune nostre certezze e di alcuni pùnti fermi della rivista possiamo fin d'ora garantire: la serietà morale della nostra ricerca, la nostra sensibilità alla poesia impreziositrice dell'esistenza nelle piccole e neJle grandi cose, la totale donazione delle energie al popolo italiano che noi possediamo nel nostro cuore usufruendone di tutta la impareggiabile tradizione, che fiancheggiamo nella sua avviata rivoluzione sociale, al quale intendiamo essere in testa nella decisione di riconquistarsi il Mediterraneo. Anche la nostra anima e la nostra cultura hanno sete di Mediterraneo, fulcro della nostra geo-eticità. Per giungere a questa riconquista dei valori tradizionali della cultura italiana, senza retrocedere di secoii e senza ignorare quanto il mondo europeo moderno ci ha dato, occorre molta sincerità nel definire i termini della nostra interiore inquietudine, molta spregiudicatezza nell'accogliere la parola di fede e d'ingegno da qualsiasi parte proveniente, senza irrigidirsi in rigorismi ~enza senso o magari nel giovanilismo di anni di un sapore ormai 'più che stantio. E bello che, iniziatore di quesfa gravosa ma signifkativa impresa, sostenitore rii qi;esta volontà di dare un timbro di una tonalità inconfondibile al pensiero giovanile, di offrire alle 1mgliori forze il mezzo di incontrarsi e nell'incontro affinarsi, non :;ia un qualsiasi sporadico gruppo mtellettualoide, ma sia un Guf, un vivacissimo Guf che, sacrificando c;erte esigenze organizzative, offre simpaticamente queste sue pagine a tutti i giovani d'Italia. Ottimismo per l'avvenire? Senza dubbio. Fede ce n'è; qualche idea anche. Il pubblico dei lettori e degli amici non mancherà. VIA CONSOLARE

l!TDCA\ Dll:IL fl\\SCISMO Tutti i te:itativi di interpretare in modo astratto il contenuto dd Fascismo come del pari di agganciarlo a questa o a qudla filosofia sono destinati a fallire, per il semplice fatto che il :Fa-- scismo è concretezza vivente, non riducibile a schemi preconcetti. Sul terreno della realtà e del suo farsi dovremo pertanto ricercare i principi originali. in un f'mpito incoercibile e perenne di creazione. Ciò non implica evidentemente un divorzio, del resto assurdo. dell'azione dal pensiero nè un attivismo cieco che agisca per agire, ma un pensiero consapevole che in un processo senza sosta compenetra il reale e lo invera. H I! Fascismo in tanto opera in quanto vuole operare : hinomio indissolubile di pensiero e azione. il solo che convenga all'uomo e allo Stato totale nella pienezza di vita in cui volere e intelletto hanno completa esplicazione e in definitiva coincidono ,. (v. mio art. su « Intervento », novembre XIX : « Dottrina di Rivoluzione ,.)_ Il Fascismo non è una catena esteriore ed episodica di fatti, per lo meno non questo solo. ma sopratutto un nuovo clima spirituale, una nuova moralità. Il fatto di viverlo quotidianamente, immediatamente non impediscè di fissarne i trarti essenziali e apprezzarne il carattere originale. I caposaldi <!ella concezione etica fascista possono. a nostro avviso, individuarsi nei principi di socialità. lavoro, dovere, sacrificio. ·Per socialità intendiamo la convergenza unitaria delle energie nazionali, il superamento dei particolarismi, la celebrazione dei valori, di rutti i valori di una vita in cui sia forte e sempre presente il senso storico non soltanto cell 'ora e della generazione che passa. ma della continuità operante della stirpe. Di questa socialità è depositari9, maestro e, ove occorra. vin-dice lo Stato; anzi. possiamo dire, lo Stato è questa socialità stessa Il Fascismo. ha scritto il suo Artefice, (( è una concezione storica, nella quale l'uomo non è quello che è se nor. in funzione di processo spirituale a cui concorre nel gruppo familiare e sociale. nella na2ione e nella storia. a cui tutte le nazioni collaborano. Donde il gran valore della tradizione nelle memorie, nella lingua. nei costumi. nelle norme del vivere sociale. Fuori della storia I'uomo è nulla » (Dottrina del Fascismo • C. 1°: Idee fondamentali.) Nel lavoro si a%ommano tutti ~li altri termini, che in esso riconoscono VIA CONSOLARE FondazioneRuffilli- Forlì la loro idea motrice. e nel suo avvento il volto presente e futuro di questo secolo, il suo crisma morale. Morale in quanto il lavoro ha cessato di 'essere merce, seconde, la brutale concezione materialista, e prima uncora ha cessato di essere biblica condanna, per divenire senso augusto del dovere. coscienza delle proprie forze, catarsi, gioia, sempre beninteso nel quadro della socialità. Sono cadute del pari le grette distinzioni intellettualistiche fra lavoro -del braccio e del pensiero, fra lavoro servile e libero, che nello Stato trovano eguale riconoscimento, come fan fede le massime espressioni legislative di una •civiltà del lavoro, la Carta omonima e quella della Scuola. Non lavoro soltanto utilitario, ma lavoro nel significato spiri.tuale, che porta non ad un livellamento ma ad una vera eguaglianza e; fraternità, .ad un vero corporativismo fra le classi sociali, senza sfruttati nè sfruttatori :La dignità del lavoro, pienamente ammessa, non esclude però. anzi implica una graduazione gerarchica, che educhi a un tempo alla responsabilità e alla obbedienza. Mentre il secolo scorso, per effetto della rivoluzione francese e del suo mito egualitario. aveva posto unilateralmente l'accento sul termine diritto. così da produrre una libertà senza freni. quindi una falsa libertà, dinanzi alla quale lo Stato recedeva abulico e rinunciatario; il Fascismo ha ristabilito l"equilibrio col dar peso preminente al concetto di dovere, non inteso secondù un vago universalismo ma nella sua concretezza di dovere collettivo. Anche qui, come per il lavoro, non si tratta di un dovere imposto dall'esterno, <li un dovere subìto, ma di adesione consapevole ::: interiore, che attraverso il progresso morale dovrà pervenire o al-· meno accostarsi ad una coincidenza ~•i dovere e di volere. Su tale postulato del dovere si fonda una concezione mistica, religiosa della vita che non pre5ume in alcun modo di eliminare la religione confessionale, ma anzi di affiancarla e di estenderne lo spirito a tutte le forme dell'esistenza. Del rest;:, anche l'atteggiamento del popolo verso il suo credo politico ha una affinità indubbia con quello religioso, in quanto vi è di immediato e di istintivo, sarei quasi per dire di fideistico, senza soprastrutture dottrinarie e senza cerebralismi. Lo Stato cessa così ai essere una realtà ostile e schiacciante e si trasforma in identità di spiriti e di voleri. bi questa religiosità ed eticità la parte integrante il sacrificio. non mutilazione ma accrescimento, non rinunzia amara ma dedizione gaudiosa, che si prooiga senza parsimonia sempre e dovunque, che dona la vita a nuove generazioni ed è pronta, se occorre, ,1 fare olocausto della propria, che può ripetere le parole del Poeta : ho ciò che ho dato! La dottrina morale del Fascismo, se te evidentemente originale nel senso di elaborazione, di sintesi nuova di valori, non lo è nè può ess_erlo. come vorrebbero certi benintenzionati ma ottusi zelatori, nel cattivo signifìcato di improvvisazione : sorge su di un ter-- reno storico bimillenario e con una profonda sensibilità <lita• storia. Se da un lato certi aspetti ·più appariscenti, quali l'autorità e l'impiego della forza, il culto della prestanza fisica, I 'adesioP.e spregiudicata alla H realtà effettuale », hanno suggerito un raccostamento a!le forme dello spirito pagano, dall'altro, più fondata, si delinea un 'aflìnitil nell'ambito dei valori che siamo venuti esaminando. con l'esperienza storica dal cristianesimo. I! non essersi chiuso nelle pastoie dottrinarie di questa o di quella setta, di questa o quella professione di fede politica, pur tenendo saldo ad alcuni irremovibili principi generali, ha consentito al Fascismo uQa eccezionale elasticità di pensiero e di azione, praticamente ~enza limiti, una capacità di assimilazione, di superamento e di sintesi che gli offre sempre nuovi sviluppi nella continua dialettica della Storia. AUGUSTO FERRO Preghiamo i ~echi abbonati e quanti altri intendono seguirci nel nostro lavoro (non faranno un cattivo affare, poiché noi presenteremo quanto di meglio offre attualmente la letteratura, il teatro, il cinema in Italia, pubblicheremo commedie inedite, romanzi brevi, ecc.) di volere cortesemente trasmetterci la loro quota di adesione mediante l'unito modulo di conto corrente postale n. 8/6395. L. 3 Y. 12 ~0 L. 36 - Questo deve spendere il comune lettore nel corso dell'anno per comperare all'edicola la nostra rivista. LIRE VENTI - Questa è la modestissima somma per la quale invece offriamo l'abbonamento a dodici numeri di VIA CONSOLARE. 3

Cff/ARIFICAZIONE Ogni guerra importa un processo di chiarificazione. Perchè ogni guerra pone l'individuo a contatto con i suoi problemi e con quelli di tutti, lo obbliga a trovarne la soluzione mediante quella lucida indagine introspet• tiva operata dagli animi che sbocca sovente in arricchimento di spiritualità e in un costrnttivo progresso morale. La lotta è quasi sempre il risolvere nelI'azione quelle che sono le esigenze del pensiero, le premesse vitali di una teoria : è conclusione di attese e superba risposta di quesiti. Il conllitto mondiale fu così per noi. in un piano strettamente militare e politico, la riconquista delle province irredente, ma da un punto di vista più largo, da quello spirituale cioè (e di questo è indice la nostra letteratura di guerra) esso fu il ritrovamento di quei valori di socialità e di popolo che l'esasperato individualismo romantico e i residui del regionalismo negavano. E ru anche un repentino e violento ritorno alla realtà, a quella concretezza nella vita che si era dimenticata per inseguir chimere d'estetismi decadenti. E' utile richiamare la colossale lezione di stile che ru quella guerra agli Italiani di allora per capire quale l'insegnamento che alla nostra cultura e al nostro spirito possa derivare da questa di oggi. Oggi (le nostre polemiche su questo punto sono state intransigenti e ardentissime) s'è venuta affermando e ha messo radici, specie in ristretti e aristocratici crocchi d 'intellettuali, una concezione ideale della vita condizionata dall'esistenza d'una u seconda realtà». Intendiamoci. Qui non si parla strictu sensu dei poetini arcani solamente o di certi pittori surrealisteggianti, ma di tutta una falsa maniera d'origine gallica, di tutto uno stile inverato appunto da questa necessità senza giustificazione di creare un sopramondo sognante di mistero e d 'abissali fantasmi. Molti giovani vivono e producono nell'orbita di questa moda, credono a questa fittizia esistenza eh 'è in verità solamente dolorosa inazione e vacuità nostalgica. Non è questa dei molti culturali del nostro tempo (povero Tempo maiuscolo quante te ne tocca vedere !) la « seconda realtà )) del cristiano eh ~è religiosa conquista d'un premio ultraterreno alle vicissitudini dell'esistenza, coronamento felice e folgorante d'una trascorsa attività terrena, ma réverie in atto, abbandono al sogno e alla cerebralità proprio al momento di vi4 FondazioneRuffilli- Forlì vere. fumo uzzurrognolo e nebuloso di droga paralizzatrice e malsana da surrogare al chiaro lampo dinamico dell'agire. Chi ha respirato l'atmosfera di queste zone della cultura, di questi ambienti frigidi e astrattamente inerti che contrastano palesemente con I ·ardenza di fede e di vita del nostro vero spirito imperiale, comprende subito quale sia l'insegnamento che dalla lotta, dall'azione, dalle armi brutali e materiali poss1 ricevere spiritualmente la nostra cultura. L'ansia dello strapiombo e il turbinar~ infocato dei proiettili ricorderanno ali 'impareggiabile mosaista di parole che vita è ardimento. rapidità, scatto, e che l'Arte, la vera, la pura e meravigliosamente nuda. non quella ritinta e ingioiellata, è latta prima di tutto di sentimento, di fiamma interiore, di canto immediato e sincero. non di giaciate cincischiamento su verbi e sillabe che invadono gl 'impassibili fogli della letteratura o di cerèbrali accozzi di oggetti volutamente sgorbiati e storpiati su le tele pittoriche. Il gioioso rotare delle eliche nello sfavillio alto del sole e la vorace corsa delle chiglie corazzate su le onde lucenti e innumerevoli grideranno allo stanco e sottile bulinatore di tristi paesini chiusi nel giro astuto d'un 'analogia insolita e d'una rima civettuola, che c'è tanta materia d'arte nella nostra esistenza guerriera e dinamica, tanto rigoglio di luci e di voci da riplasmare in forme eterne per chi sa leggervi dentro profondamente, per chi -è poeta autentico senza modelli e senza lenocini. Lezione di realismo dunque ; (anche qui taluno potrebbe equivocare : realismo ve!'o, s'intende, poesia attuata e oggettivata, non riproduzione positiva e fedele d'una pretesa natura immobile e fotografabile : non ritorno all'assurda posizione estetica dei Veristi); lezione di sincerità e d'onestà sentimentale, disfatta d'ogni strattagemma e d'ogni camuffatura. Questa guerra sarà poi - come ogni guerra - il riavvicinamento delle solite minoranze intellettuali, della cosiddetta u alta cultura >) col popolo. la fusione di pochi schifiltosi con quella che nei cenacoli letterari vien chiamata u 1'amassa n. Di fronte al pericolo nasce la gioia del sacrificio collettivo e il bisogno d'unirsi : si sente allora veramente che vita è missione per il soldato come per l'artista, per il dissodatore di campi come per il costruttore di sillogismi. E da una guerra possono sbucar fuori dei veri talenti artistici. Tutti sanno che Ungaretti s "è levigato su le petraie del1'lsonzo e molti altri (lo stesso Poeta del u Notturno n) han trovato nella guerra ina-- spettati sviluppi. Chi la affronta ~on serenità di coscienza e lucida consapevolezza la penetra intimamente e ne trae davvero la più alta lezione d'Arte e di vita. Abbiamo assistito alle ore balenanti e sanguigne della disfatta francese, della Francia di Valery e di Elouard, di questa raffinatissima Francia inte11ettuale che è crollata rovinosamente sotto il maglio della Germania maschia e realista. Mentre in Inghilterra si affretta la crisi sociale (la crisi di Shaw come di Galsworthy. lotta fra tradizionalismo aristocratico e modernità proletaria, tra capitale e lavoro, tra pregiudizio e azione, tra statici conservatori e dinamizzatori), muore a Parigi una forma : il Decadentismo. L'ultimo. quello dei seguaci di Bréton che fin dal 1924 nel manifesto del movimento surrealista si proclamavano pronti a tutte le rivolte. spregiatori della Religione, della Patria, della Morale, francamente atei ed anarchici. Compiègne ha avuto le sue più intime ragioni nella sfiducia alla vita accusata dai poeti di Francia, nel pessimismo dolorante degli scrittori come nel gioco della carne e degli esilaranti d'ogni cittadino più vizioso. Dopo la grande rase della Decadenza simbolista che fu senza dubbio il momento aureo della moderna cultura d'influsso gallico, la Francia si è chiusa in un vicolo cieco, sfinita, assottigliata dal languore. gemente all'ultimo chiaro di luna. Ciò non vuol dire che Valéry non sia un poeta o Cocteau e Giraudoux siano degli analfabeti, ma lì fra le nebbie e le magie dei sogni (brancolano ancora le larve di questi sparuti solitari) la Francia muore. Tutto il suo <e-esprit )1 e la famosa <eclarté >) non le hanno potuto illuminare di salvezza l'inesorabile via della tomba. Nel divenire ideale della Sto.ria, questo momento della cultura europea è per i popoli che tramontano la stanchezza sottile dell'Individuo solo che si era aggrappato come ultima speranza di vita al sogno, e il trionfo invece della coralità forte e sincera nei popoli felici di agire. La HSeconda realtà )) degli onanisti è stata uccisa dalla Realtà dei fecondatori. E il coro, in più vasto senso e in ogni èspresione d'arte, canto degli jndividui che han sorpassato il piccolo limite della loro individualità per ritrovarsi aggranditi nel corpo vivente d'un'ldea sociale e nazionale, e il realismo, forza romana dei costruttori, restano le nostre forme, quelle italiane e imperiali. ALESSANDRO PATERNOSTRO POSTILLA Anche se non possiamo sottoscrivere a tutte le virgole dello scritto di Paternostro, non è stato un ozioso desiderio di documentazione quello che ci ha convinto a pubblicar/o; ma ci è sembrato che la sua VIA CONSOLARF:

spontanea giovanilità e la caustica sincerità delle sue espressioni ci o/frissero / 'occasio11edi fare un punto d'un fondamentale interesse, oggi che appassionate revisioni delle posizioni etiche ed estetiche coincidono, nello spirito dei giovani, con le titaniche 11icendedel conflitto militare e politico. Ci sbagliamo, forse, se pensiamo che la gio11enttì italiana opera in questo momento la propria più alta maturazione e dimostra di essere la più sensibile alfa lezione dei tempi? Il fatto u guerra 11, accingendosi a segnare ancora una volta il proprio passaggio nell'esperienza della nostra civiltà con nuclei'. di impressioni, con stimoli di innovazioni, lascia chiaramente vedere, a un osservatore documentalo, che condurrà alla definitiva affermazione nel campo dello snirito. e. più in concreto, in quello delle espressioni artistiche, della te11denza già ai111ertita verso una piiì cosciente vastità di assunti, una maggiore coralità di temi. una più intima comprensione delrepos sociale. Affermazione questa non gratuita se si pe11sache le cosidetle poetiche d'eccezione non sono riuscite a sviluppare da sè la tessitura ideale di vasto respiro necessaria ad affermarle durevolmente e se al contrario si tiene presente il desiderio implicito in tanta della migliore poesia ·- magari in prosa - e pittura e scultura e architettura attuale di ancorare nel ritorno alla migliore nostra tradizione le conquiste de/l'ultimo quarantennio combattutissimo. L'arte non la si raggiunge coi pii desideri, sta bene. Ma non è evidente che la tragicità di una guerra vastissima nello spazio e nelle risonanze potrà aprire la strada ad un pi,i esatto rilievo della figura spirituale umana come tale. e cioè intesa ir, quello che essa ha di universale e non di ciò che essa presenta di eccentricamente sviluppato in nature straordinariamente distillate _'J Con questo nessuno deve pensare di potere imporre alla coscienza moderna lo spettacolo di forme retoriche ripetute da mano meccanica e pantografica, nè di restringere l'enorme visuale scoperta a se stesso dal pensiero rinascimentale e posteriore in una costretta limitazione di temi di propaganda. Ciò non intende certamente dire neppure l'amico Paternostro, il quale nel suo arllcolo di contingenza polemica, non fa altro che fronteggiare i11 sede morale le deteriori conseguenze di un moto di pensiero tendente alla aristocratizzazione delle forme e all'interiorizzazione dei temi dell'arte, logicissimo invece in sede storica e realizzatore in sede artistica di parole fra le più profonde dell'umana vicenda. Il decadentismo. ganJZaoriginaria di svariatissimi atteggiamenti, ultimi dei quali quelli che, in Italia, hanno suscitato le pilÌ recenti polemiche pro ed antiermetiche e che attualmente hanno una coda ne/l'opposizione del premio Bergamo a quello Cremona, ha avuto la sua storica ragione di essere; ragione,. in senso passivo, perchè motivato da condizioni di stanchezza e di reazione ad un'arte impossibilitata a vedere oltre ad una sola dimensione delle cose. in senso positivo, perché sviluppato da ingegni fra i più acuti della storia, ha tenuto svegli gli spiriti e ha elaborato una serie di netti interrogativi che ora costituiscono i segni di contraddizione attorno VIA CONSOLARE FondazioneRuffilli- Forlì ai quali dovrà svilupparsi la futura dvi/là poetica. 1 u poetini n dei quali parla Paternostro non sono se non gli i110biliglossatori e i rimaneggiatori orecchianti di una triplice generazione artistica che ha ricondotto la lirica a zone di profondità quali ha raramente conosciuto. Possiamo anche dire che, nonostante una certa persistenza di stanchezze formali, raramente una lirica ha presentato l'aspetto di tanta sanità quale quella odierna protesa verso la affermazione di un ottimismo che scaturisce dalla fede profonda nella poesia rinvenuta i11 tutte le manifestazioni della vita, anche microscopiche. Raramente, noi diciamo, e' è stata tanta sostanziale affinità fra le certezze poetiche di un'epoca e le contemporanee germinazio11ipolitiche (Ricordiamo il tempo d'Augusto e l'oraziano <e Carpe diem n). Soltanto si vorrebbe che. in attesa del- / 'ampliamento di respiro che la vicenda storica di questa guerra dovrà arrecare ai I. L-' h ' I • ~...,;.. ___ , ,~_;___ temi ancora appena affioranti della 11ostra J/rica, certe chiesuole leggermente settarie. vagamente intestardite ad officiare in qualche cenacoletto sacro alle esteriori forme decadenti, ammantate per l'occasione di orpelli e porpore aristocratiche, approfittassero dell'an110sabbatico per abbandonare le formule inaridite, anche se ancora, specialmente per i giovani, attraenti. -Niente reazionarismo quindi, niente iconoclastie contro asserite arti degenerate - sarebbe bello che dopo essere giunti a comprendere umanamente, anche se non ad avallarlo, il peccato nel campo religioso, emettessimo anatemi feroci nel campo dell'arte, - ma evoluzione, giusta elastica ritmica evoluzione connaturata all'uomo, la quale, contro le formule. ingenerosi alibi dei cervelli a surrogato, fa sempre trionfare le idee che non siano prodotte dalle distilla_zioni multiple di segreti lavoratori ma die siano pfoiezior,i nell'infinito delJ'eterr,o modulo umano. a. r. i Disegno cli Verlicchi 5

INTRODUZIONE AlPENSIEMRAOZZINIANO Bisogna insegnare non il dir itto, ma il dovere : ridestare al meglio I"indole imbastardita, I ·anima semispenta. I 'entusiasmo assopito: risollevare una potenza d'agire oggi schiacciata sotto l'indifferenza. colla coscienza della dignità umana e d'una missione da compiere quaggiù. Ed è opera questa che spetta ai principii, alle credenze, alla fede, al pensiero religioso... Il problema attuale. non ci stancheremo di ripeterlo mai, è, come ai tempi di Cristo, un problema di educazione ». Intuì il valore della società consistere unica mente in questa possibilità di comunicazione, cioè di educazione reciproca : « La società è una associazione di lavori "; e solo su Queste basi incrollabili egli co~trui tutto, ogni particolare - riconnettendo-~-- quel supremo principio. LA DOTTRINA ECONOMICA E SOCIALE Se anche una sola persona sarà incoraggiata da queste righe a prendere o riprendere contatto col pensiero mazziniano. riterremo d'aver raggiunto il nostro proposito. Poichè siamo persuasi che solo cercando là, donde traiamo origine, ci sarà dato avere un po' di luce su ciò che siamo. e dunque su ciò che dobbiamo essere. Ogni tradizione non è che un passato sp:rituale, una autorità, alla quale si deve attingere, come alle parole di un Maestro, non per ahbandonarsi passivamente, ma per trarne appoggio e alimento pel proprio libero pensiero. Sì, riproporre un ideale, riaccendere un entusiasmo - che, co:ne tale, ognuno deve liberamente sentire - deve essere ancora l'unico scopo del nostro agire. Chè anzi, qui, secondo noi, è la misura del valore d: ogni opera umana, ciò per cui onoriamo direttomente gli spiriti religiosi, o politici (quando l'azione politica sia veramente politica, ossia si innesti in una visione del mondo, come vedremo appunto in Mazzini, e no·n cada in empirismo di governo senza principii nè fini morali); e indirettamente gli spiriti dell'arte, per l'aiuto collaterale che ce ne viene. Ora, da questo punto di vista. sinteticamente indicato, siamo persuasi che prop:·io per noi il valore dell'opera mazziniana sia enorme. Giacchè, oltre al resto, è così nel tono come negli argomenti, di tale attualità che pregi ànche superiori difficilmente saprebbero compensare. Stante ciò che abbiamo detto, nessuno meno di noi pub voler costruire un Mazzini che, in ogni modo, sarebbe sempre di seconda mano. Benchè pochissimo conosciuta e, diremmo, ormai spersa in Italia, la bibliografia mazziniana è del resto sufficientemente ricca. Il nostro proposito invece, sempre in appoggio alla speranza già espressa, :, questo : una sintetica esposizione, liberamente criticata alla luce di fatti e dottrine posteri•ori, dei principii economici e sociali della dottrina di Mazzini non senza qualche riga di introduzione. Abbiamo scelto questo argomento perchè, se del programma mazziniano quasi tutti conosconc, le f, rmule strie/e ~~nsu politiche, molti mrno possiedono con precisione le idee fìlosofìehe e religiose. e p0chissimi poi sanno qualcosa dei principii economici e sociali; mentre, a parer nostro, è solo conoscendo tali concreti fondamenti, che ~i pub intuire precisamente il significato dell'apostolato mazziniano, ed aver luce su tutto il sistema. nella sua importanza storica. 6 FondazioneRuffilli- Forlì Chi è Giuseppe Mazzini? Dice di lui Francesco De Sanctis: « In Mazzini è l'uomo religioso. che sente no.i potersi ottenere la rigenerazione nazionale se non è fondata s11lia rigenerazione religiosa; -- c'è il filosofo che ha un sistema intorno alle sorti ed al finl· dell'umanità; - c'è l'uomo politico che si sforza di tradurre in atto le sue idee... ». Segue un rapido esame dei concetti religios:, di cui il primo è: sopprimere gli organismi intermedi fra l'uomo e Dio. e il secondo, inteso a riedifìcare quell'autorità, quell'unità che il precedente distruggeva, si compendia nel Concilio, adunanza di tutti i credenti per mezzo dei loro mandatari. avente negli ordini religiosi I'uffìcio stesso della costituente negl: ordini politici: -- con questo giudizio : " Mazzini e la sua scuola sono notevoli più per fervore di aspirazioni religiose che per chiarezza di idee concrete ... ». Segue ancora un accenno Ma, a parte ciò, questo resta, che la parola e l'azione mazziniana suscitarono una gioventù senza esempio in Italia, pronta a morire, non solo, ma, ciò che è piì,. a vivere per un ideale: che Mazzini lasciò una scuola fervente e, insomma, un solco mistico le cui tracce non sono cancellate. Infine, considerando ciò che gli fu più acerbaBisognerebbe studiare un po' Pisacane e Mazzini..... Noi non abbiamo hisogno di andare a cercare i profeti in Russia o in altri paesi, quando abbiamo dei profeti che hanno detto un verbo nazionale, che è il prodotto dello spirito della civiltà italiana. alle idee filosofiche che sfociano nel concetto di Progresso; infine, cosi conclude : « Questa è veramente la parte grande di. Mazzini ... , è stato il grande cospiratore ed agitatore europeo.... e quando si farà qualche passo nella via della libertà , qualche progresso nella via dell'emancipazione religiosa, qualche cammino nella via dell'educazione .nazionale, certo, voi, nella vostra giustizia, guarderete li in fondo e vedrete I·uomo che aveva levato quella bandiera, lo ricorderete con rispetto e direte : · ecco il precursore. » Possiamo in complesso far nostro questo giudizio del De Sanctis. Solo vogliamo insistere su di un punto, che d'altronde ci servirà per entrare poi nell'argomento specifico : diciamo cioè della figura di Mazzini come educatore (il che era certo compreso, ma non sufficientemente sottolineato nelle defìnizioni agitatore e precursore). Perchè, ciò che fa unico Mazzini nella storia d' Ita!ia è il senso profondo che gli fece identificare l'educazione con la missione stessa dell'uomo : « Educazione, è la parola che racchiude tutta quanta la nostra dottrina .... M. mente rimproverato : di aver spinto tanta gioventù a sacrificarsi in tentativi vani. quasi ridicoli, pei mezzi coi quali erano iniziati rispetto' al fìne che si proponevano: di avere insomma creato tanti martiri, si veda (anche qui) come alla luce di quel pensiero fondamentale Mazzini non appaia, quale fu dipinto, un sognatore ,enza contatti con la realtà, un incapace praticamerte · perchè la sua risposta è in due formule: « Il sacrificio non è sterile mai ... !L'insurrezione è educazione ", che di tanto superano i concettini degli avversari, dei « pratici », dei « realisti », quanto la nobilrà della sua a:1ima sovrasta la loro. Ma eccoci ormai ali 'argomento particolare proposto, di cui però questa volta ci accontenteremo di accennare i wincipii. E anzituttr,, secondo ·quanto dicevamo, ponendo u~a questione morale a fondamento an.:h;;, ddle questioni sociali ed economiche, Mazzini vi poneva un problema di educazione. S:.ia convinzione era che « non v "è miglioramento materiale durevole che non sia frutto di un miglioramento morale .... VIA CONSOLARF,

perchè non resta a lungo ciò che non si conquista ». Ed inoltre, chiaramen-- te, egli scriveva fìn dal 1835 : « Noi non sopprimiamo il fatto ec9nomico; lo crediamo al contrario destinato a ricevere, nella società futura, un allargamento più e più sempre considerevole del principio d'uguaglianza, e ad ammettere in sè il principio fecon<lator~ dell ·associazione. Ma lo sommettiamo al fattù morale, perchè sottratto alla sua influenza direttrice ... sommerebbe a un egoismo brutale, a una guePra permanente fra l!Omini chiamati ad essere fratelli ... Ma non ammettiamo che gli interessi materiali possano svilupparsi indipendenti dai principii quasi fìne della società; perchè sappiamo che teorica siffatta cancelh1 la dignità umana ... perchè vediamo oggi in Francia, nella Spagna, per ogni dove, la libcrt~ conculcata o ingannata in nome appunto degli interessi di bottega, in nome della dotrina servile che separa il benessere materiale dai principi ». Cosicchè agli operai italiani, dalle colonne dell"'Apostolaro Popolare'' Mazzini poteva rivolgere queste parole : « La ignoranza e la immolJilità formano la legge di tutti quei paesi che sono, come l'Italia, governati dispoticamente; ma quei che hanno tempo, influenza, fortuna, possono. volendo, superare le barriere innalzate dal dispotismo: l'operaio solo non può ... Operai italiani, questo è discorso grave. Mettete una mano sul cuore e risrnndete.::i : vivete voi vita d'uomini? I vostri mali materiali sono grandi ... oure i vostri mali morali sono anche più grandi; e non pensare al rimedio è in voi una vera colpa. Non vi sono rimedii per chi non si aiuta. Perchè mai le classi educate provvederebbero ai vostri guai, S'él voi neppure li esprimete? I grandi cangiame~ti hanno luogo solamente quando sono grandemente desiderati. E voi non avete diritto alcuno a miglioramenti finchè restate ir.erti, perchè ogni premio è corrispondente al lavoro. È dunque necessario che voi vi prepariate, che v'educhiate quanto i tempi permettono, esprimiate i bisogni vostri '! vi intendiate fra voi perchè il primo tentativo rivoluzionario non ·vi trovi inerti, im~obili, disuniti: perchè i capi sappiano che possono e devono contare su di voi e non abbiano pretesto alle loro false dottrine e alie loro paure. E intendersi vuol dire associarsi. » E con ciò abbiamo toccato quel supremo conceito fìlosofìco, politico, ma anche tecnico -- specie nei rigu_ardi delle cose sociali -· dell'associazione, nel quale appL:nto consiste essenzialmente la soluzione mazziniana di tali questioni. Ma di esso e di altri principii - i~ rapporto 'alla riforma del diritto successorio, della politica finanziaria e dei pubblici lavori, e della proprietà - speriamo di poter dire altra vol!a. GUIDO BERSELL!Nl ara sfori~ in concreto Il mondo cammina. Ma da che parte? Accodandoci alla piccola folla degli impiegati che vanno all'ufficio, saliamosul primo autobus che passa. C'è qualche cosa, anche qui, che non va, perchè, se non ci fosse, è evidente che non saremmo sulla terra degli uomini. C'è per esempio (come stamane) un cristalloil quale, ogni volta che la carrozza s'avvia, si mette a vibrare con un rumore via via - col crescere della velocità - più alto. Un piccologuasto, una guarnizione di gomma logorata. Attratti dal rumore, prima l'uno poi l'altro, tutti i passeggeri:hanno voltato l'occhio a osservare il cristallo, Che cosa hanno pensato costoro, o almeno di costoro i più vivi, quelli che coniano, coloro il cui cervello è più sensibile agli stimoli ed educato a risalire verso idee generali? Hanno sempliemente pensato che il fattorino, ieri sera, tornato al deposito, avrebbe dovuto segnalare la piccolaavariae farla riparare. Perchè non lo ha fatto? Più che la noia del fastidioso rumore, è la lieve incuria, che ci-dispiace e quasi ci preoccupa, perch.èsiamo portati a moltiplicarla sospettosamente per tutti gli altri fattorini e tutte le altre carrozze. Dando un'occhiata ai due stranieri seduti laggiùcon la macchinafotografica a tracolla,pensiamo con una certa stizza che, probabilmente, costoro non si fanno un buon concetto dei nostri senJizi : essi non possono certo sapere che questd è una vecchissima vettura, e che ve ne sono delle recenti, ben altrimenti silenziose e scintillanti. Quando noi vi siamo saliti, giorni or sono, quel buon odore di vernici nuove ci ha dato un senso di piacere e - perchè no? - di orgoglio. Ci sorprendiamoa temere, ora, che un così bel materiale abbia a durare ben poco se non si sorveglia abbastanza sui .fattorini e il resto. Il quale timore, a questo punto, indirizza il nostro fantasticare verso una confusa e funerea visione di bilanci tranviari in pericolo, verso un malumore, una voglia di brontolare leggermentecomica, se vogliamo,da padri di famiglia. Ma nel frattempo un giovanotto s'è alzato. VIA CONSOLARE FondazioneRuffilli- Forlì S'adopera accanto al cristallo con un temperino e un giornale. Il rumore è cessato. Il gio11anottorialza il capo pulendosi le mani: e vedendo su di sè tutti gli occhi, sorride. Sorridiamo tutti, allora, compreso il fattorino; e tutti siamo tornati di buonumore. Questi o presso a poco, erano i pensieri che aleggiavanostamane in un affollato autobus eh.e percorreva a buona andatura le soleggiatestrade di Roma. Quali sarebberostati, in un caso simile, venti treni' anni or sono, al tempo dei /andò e delle Vergini delle Rocce, gli animi e i pensieri dei padri e magaridei nonni di questi paseggeri, scelti, anche allora, fra i più sensibili e coltivati? Possiamo facilmente figurarceli senza affatto bisogno di ricorrere al luogo comune del solito signore ottocentesco con bastone d'ebano e perla alla cravatta. nè alla caricatura, così facile, degli Sperelli e degli E/frena. Tutta una letteraturane è testimonianza; pensieri di fastidio e quasi di risentimento, quali doveva dettarli un tempo nel quale era vanto d'ogni spirito fine sentir appunto fastidio e peso d'ogni contatto col pigia pif!ia, i fiati, il trambusto della gente usuale, e i modi e le necessità della usuale vita; un tempo nel quale, contro tutto ciò, l'atteggiamentodegli spiriti meno vol{!ari ( magari anche di quelli educati su Stirner) era di distaccoe difesa, d'una proprio " distinzione », cioè d'una personalità costruita di disdegno e di eleganze, anzi di disdegnose eleganze -- magari capovolte in ribelli straccionerie - nonchè di vaga eroicità (per non dire superomismo): una personalitàche sembrava tanto più pregevole e alta, quanto più s'opponeva ai gusti e ai sentimenti del comune. Nessun giovanotto di una certa levatura, a quei tempi, si sarebbe sporcato le mani, sotto gli occhi di tutti, per aggiustare il cristallo di un tranvai municipale. Quel tranvai, allora, era una cosa d'altri. Quest'altro tranvai, oggi. è una cosa nostra. Tutto è qui. Ecco, in sostanza, la storia. Ecco da che parte è andato il mondo. E guai a chi, politico o poeta, non se ne accorge. UGO BETTI. 7

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