Via Consolare - anno II - n. 1 - gennaio 1941

perchè non resta a lungo ciò che non si conquista ». Ed inoltre, chiaramen-- te, egli scriveva fìn dal 1835 : « Noi non sopprimiamo il fatto ec9nomico; lo crediamo al contrario destinato a ricevere, nella società futura, un allargamento più e più sempre considerevole del principio d'uguaglianza, e ad ammettere in sè il principio fecon<lator~ dell ·associazione. Ma lo sommettiamo al fattù morale, perchè sottratto alla sua influenza direttrice ... sommerebbe a un egoismo brutale, a una guePra permanente fra l!Omini chiamati ad essere fratelli ... Ma non ammettiamo che gli interessi materiali possano svilupparsi indipendenti dai principii quasi fìne della società; perchè sappiamo che teorica siffatta cancelh1 la dignità umana ... perchè vediamo oggi in Francia, nella Spagna, per ogni dove, la libcrt~ conculcata o ingannata in nome appunto degli interessi di bottega, in nome della dotrina servile che separa il benessere materiale dai principi ». Cosicchè agli operai italiani, dalle colonne dell"'Apostolaro Popolare'' Mazzini poteva rivolgere queste parole : « La ignoranza e la immolJilità formano la legge di tutti quei paesi che sono, come l'Italia, governati dispoticamente; ma quei che hanno tempo, influenza, fortuna, possono. volendo, superare le barriere innalzate dal dispotismo: l'operaio solo non può ... Operai italiani, questo è discorso grave. Mettete una mano sul cuore e risrnndete.::i : vivete voi vita d'uomini? I vostri mali materiali sono grandi ... oure i vostri mali morali sono anche più grandi; e non pensare al rimedio è in voi una vera colpa. Non vi sono rimedii per chi non si aiuta. Perchè mai le classi educate provvederebbero ai vostri guai, S'él voi neppure li esprimete? I grandi cangiame~ti hanno luogo solamente quando sono grandemente desiderati. E voi non avete diritto alcuno a miglioramenti finchè restate ir.erti, perchè ogni premio è corrispondente al lavoro. È dunque necessario che voi vi prepariate, che v'educhiate quanto i tempi permettono, esprimiate i bisogni vostri '! vi intendiate fra voi perchè il primo tentativo rivoluzionario non ·vi trovi inerti, im~obili, disuniti: perchè i capi sappiano che possono e devono contare su di voi e non abbiano pretesto alle loro false dottrine e alie loro paure. E intendersi vuol dire associarsi. » E con ciò abbiamo toccato quel supremo conceito fìlosofìco, politico, ma anche tecnico -- specie nei rigu_ardi delle cose sociali -· dell'associazione, nel quale appL:nto consiste essenzialmente la soluzione mazziniana di tali questioni. Ma di esso e di altri principii - i~ rapporto 'alla riforma del diritto successorio, della politica finanziaria e dei pubblici lavori, e della proprietà - speriamo di poter dire altra vol!a. GUIDO BERSELL!Nl ara sfori~ in concreto Il mondo cammina. Ma da che parte? Accodandoci alla piccola folla degli impiegati che vanno all'ufficio, saliamosul primo autobus che passa. C'è qualche cosa, anche qui, che non va, perchè, se non ci fosse, è evidente che non saremmo sulla terra degli uomini. C'è per esempio (come stamane) un cristalloil quale, ogni volta che la carrozza s'avvia, si mette a vibrare con un rumore via via - col crescere della velocità - più alto. Un piccologuasto, una guarnizione di gomma logorata. Attratti dal rumore, prima l'uno poi l'altro, tutti i passeggeri:hanno voltato l'occhio a osservare il cristallo, Che cosa hanno pensato costoro, o almeno di costoro i più vivi, quelli che coniano, coloro il cui cervello è più sensibile agli stimoli ed educato a risalire verso idee generali? Hanno sempliemente pensato che il fattorino, ieri sera, tornato al deposito, avrebbe dovuto segnalare la piccolaavariae farla riparare. Perchè non lo ha fatto? Più che la noia del fastidioso rumore, è la lieve incuria, che ci-dispiace e quasi ci preoccupa, perch.èsiamo portati a moltiplicarla sospettosamente per tutti gli altri fattorini e tutte le altre carrozze. Dando un'occhiata ai due stranieri seduti laggiùcon la macchinafotografica a tracolla,pensiamo con una certa stizza che, probabilmente, costoro non si fanno un buon concetto dei nostri senJizi : essi non possono certo sapere che questd è una vecchissima vettura, e che ve ne sono delle recenti, ben altrimenti silenziose e scintillanti. Quando noi vi siamo saliti, giorni or sono, quel buon odore di vernici nuove ci ha dato un senso di piacere e - perchè no? - di orgoglio. Ci sorprendiamoa temere, ora, che un così bel materiale abbia a durare ben poco se non si sorveglia abbastanza sui .fattorini e il resto. Il quale timore, a questo punto, indirizza il nostro fantasticare verso una confusa e funerea visione di bilanci tranviari in pericolo, verso un malumore, una voglia di brontolare leggermentecomica, se vogliamo,da padri di famiglia. Ma nel frattempo un giovanotto s'è alzato. VIA CONSOLARE FondazioneRuffilli- Forlì S'adopera accanto al cristallo con un temperino e un giornale. Il rumore è cessato. Il gio11anottorialza il capo pulendosi le mani: e vedendo su di sè tutti gli occhi, sorride. Sorridiamo tutti, allora, compreso il fattorino; e tutti siamo tornati di buonumore. Questi o presso a poco, erano i pensieri che aleggiavanostamane in un affollato autobus eh.e percorreva a buona andatura le soleggiatestrade di Roma. Quali sarebberostati, in un caso simile, venti treni' anni or sono, al tempo dei /andò e delle Vergini delle Rocce, gli animi e i pensieri dei padri e magaridei nonni di questi paseggeri, scelti, anche allora, fra i più sensibili e coltivati? Possiamo facilmente figurarceli senza affatto bisogno di ricorrere al luogo comune del solito signore ottocentesco con bastone d'ebano e perla alla cravatta. nè alla caricatura, così facile, degli Sperelli e degli E/frena. Tutta una letteraturane è testimonianza; pensieri di fastidio e quasi di risentimento, quali doveva dettarli un tempo nel quale era vanto d'ogni spirito fine sentir appunto fastidio e peso d'ogni contatto col pigia pif!ia, i fiati, il trambusto della gente usuale, e i modi e le necessità della usuale vita; un tempo nel quale, contro tutto ciò, l'atteggiamentodegli spiriti meno vol{!ari ( magari anche di quelli educati su Stirner) era di distaccoe difesa, d'una proprio " distinzione », cioè d'una personalità costruita di disdegno e di eleganze, anzi di disdegnose eleganze -- magari capovolte in ribelli straccionerie - nonchè di vaga eroicità (per non dire superomismo): una personalitàche sembrava tanto più pregevole e alta, quanto più s'opponeva ai gusti e ai sentimenti del comune. Nessun giovanotto di una certa levatura, a quei tempi, si sarebbe sporcato le mani, sotto gli occhi di tutti, per aggiustare il cristallo di un tranvai municipale. Quel tranvai, allora, era una cosa d'altri. Quest'altro tranvai, oggi. è una cosa nostra. Tutto è qui. Ecco, in sostanza, la storia. Ecco da che parte è andato il mondo. E guai a chi, politico o poeta, non se ne accorge. UGO BETTI. 7

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