Una città - anno II - n. 10 - febbraio 1992

intervista a Paolo Bianclti ANNI PER DIMOST CHE IL MONDO ••• Ci dici qualcosa della tua storia? Ho qualche ricordo del collegio, della scuola non ho ricordi particolari. Un'infanzia come tante altre. I giochi più belli erano quelli che facevamo sulla riva della fogna perché c'erano le bande. Ovviamente si parla di 25 anni fa, per cui la parte di Cesena oltre la Giula era la Cesena dei condomini, quella nuova. Allora il gioco classico era la città vecchia contro la città nuova crescente. Il terreno di scontro era appunto la Giula che era la linea di confine, e come tutti i giochi delle bande di allora riecheggiavano ricordi del dopo guerra, un certo modo di essere cattivi. Non praticavo sport come molti omosessuali, non giocavo a pallone da bambino, non ho mai afferrato il fatto di dover correre dietro a un pallone e doverlo portare via a uno che mi marcava o non me lo lasciava prendere, non ho mai preso gusto a questo gioco. Non avevo il padre e, ci tengo a specificarlo, non è che sono omosessuale per questo. Credo di aver avuto il padre più fantastico che un adolescente possa avere, perché non essendoci te lo puoi immaginare bello, forte, come ti serve in certi momenti. Mio padre è stato l'avventuriero, il bandito, il buono, il cattivo. L'ho sempre prefigurato in base alle esigenze del periodo che vivevo. Ricordo i miei amici che dicevano: "non andiamo in quel bar perché c'è il mio babbo", o "c'è l'amico del mio babbo"; io non ho mai avuto questo problema, sono sempre andato dovunque, ho sempre fatto quello che volevo perché mia mamma non usciva mai di casa. Che altro. Del lavoro posso dire che è mio, sono molto orgoglioso perché me lo sono costruito e inventato. Ho una clientela che se non fossi gay dovrei far finta di esserlo, perché altrimenti non potrei più fare l'arredatore. E questo perché gli anni 80 sono stati gli anni della trasgressione, te )'andavi a comprare al supermercato adeguatamente impacchettata; andava bene tutto purché fosse un attimino adeguatamente trasgressivo. Sai, poi la gente è curiosa, ti chiede come va con il tuo ragazzo, cosa succede, se litigate, se state bene, c'è una parte di curiosità soprattutto da parte delle donne, mentre gli uomini sono sempre un attimino più imbarazzati. Le donne vanno molto più tranquille perché sentono come un tratto di unione fra il mondo femminile e quello maschile. Però anche con il cliente maschio è meglio essere gay nel caso del l'arredamento, perché hai un tipo di rapporto meno conflittuale: non sei l'altro maschio che invade il suo territorio. Poi è venuto I' aids con i gay che morivano e portavano la malattia. Ma ora, da quando l'aids è diventata una malattia comune e muoiono anche i normali, c'è stato un assestamento. Ad esempio va molto essere gay se però hai una posizione regolare. a livello di pratica erotica la situazione omosessuale è regredita Gli anni della trasgressione sono stati anche gli anni del movimento gay. Non è stato B ~" un periodo di liberazione? No, io in quel periodo di libertario non ho vissuto niente. I discorsi di omosessualità molto più chiari sono iniziati sui 18 anni, già in età matura. Non era legato ai concetti di liberazione, sono state scoperte molto dolorose e faticose ... poi è venuta una sorta di orgoglio e di rivalsa e che quindi rendeva molto più ideologica la cosa e molto più combattiva. Un meccanismo di difesa, perché quando hai bisogno di difenderti puoi anche attaccare. Quando hai bisogno di cercare una tua identità o magari hai bisogno di espanderla molto per riservarti qualcosa. Io non sono mai stato un militante dei vari movimenti omosessuali pur avendo conosciuto tanta gente che lo faceva. Ho sempre avuto una posizione di terza o quarta fila però. Ma sicuramente ho dato l'impressione di essere molto più deciso, più duro e più violento di quello che sono. Non mi sentivo così, ma c'è un ambiente sociale che percepisce le cose non per come sono ma per come le vuol vedere. Sicuramente in quel microcosmo che erano Forlì e Cesena alla fine degli anni 70, credo di essere stato un piccolissimo punto di riferimento ... Hai nostalgia di quel periodo? Per la verità avrei voluto vivere magari 20 o 30 anni fa, quando la vita dell'omosessuale era diversa. Se è vero, come ormai si teorizza, che noi siamo stati fra i grandi fautori della liberazione sessuale, non è escluso che in quanto omosessuali, come categoria stretta, ci siamo dati una zappa sui piedi. Perché negli anni 30, 40 e 50 c'era una situazione omoerotica di uomini che praticavano una sessualità tra uomini per bisogno. Nota bene, per bisogno, non per scelta, ma molto più estesa di quella che c'è adesso. Adesso c'è un ambiente gay di omosessuali che praticano la loro omosessualità con omosessuali, mentre sino a 2030 anni fa c'era una situazione di omoerotismo diffuso. Siccome le donne non erano così liberate e accessibili come adesso, cioè non la "davano via", c'era un tipo di sessualità maschile che fino ai 20-25 anni era di carattere omofilo, per cui un omosessuale se la viveva meglio, si svezzava tutti i ragazzini del paese, faceva una serie di cose che adesso non succedono più. E giustamente per i ragazzini, forse, ma non per il povero omosessuale ... Così a livello di pratica erotica la situazione omosessuale è regredita. Diciamo che è un bene perché la gente che fa le cose per bisogno non è mai piacevole. E' un discorso di pura nostalgia, appunto. poi la gente ti cercava, perclté aveva dei biso,ni, dei desideri da soddisfare Preferisci l'omosessualità clandestina di una volta che non la liberazione degli anni 80? Non vorremmo fartela passare così liscia ... E' undiscorsoterribileeanche poco capito dagli altri gay, quindi è veramente difficoltoso. C'era un tipo di omosessualità molto differente equesta è una cosa che ho capito con i gay anziani, di 50, 60, 70 anni, dai loro racconti su come era la vita gay degli anni 50 e 60, che era molto di versa da adesso. Per cercare di si ntetizzare, fino agli anni 60 essere omosessuale significava subire, di giorno, molto disprezzo pubblico e fare quindi una vita terribile. Però poi, di notte, ti ricompensavi, supplivi a dei bisogni perché avevi una funzione sociale, in qualche modo. Voglio dire che poi la gente ti cercava, perché aveva dei bisogni, dei desideri da soddisfare. Per quanto eri infame di giorno, tanto potevi essere ricercato di notte. Sicuran1ente vivere in quel modo doveva essere terribile, molto peggio di adesso, però, in fin dei conti, adesso che vivi in una situazione di indifferenza, ti puoi permettere il lusso di essere nostalgico e di dire che si stava meglio quando si stava peggio, perché almeno iIsesso si faceva o eri anche costretto a farlo, mentre adesso c'è tanta tolleranza, accettazione, e poi magari tante notti te ne tomi a casa che dici -qua sesso zero-. Tanto bene, tutto bene, ma non succede nulla. Ora sembra prevalere una "normalizzazione" monogamica. C'entra la malattia? A quanto pare sì, sono strettamente legate, fa parte di una strategia di sopravvivenza. Questo è quello che sento io, però non so dire se sia vero. Io però le vedo molto legate. In un periodo di pericolo la monogamia è una tecnica di rifugio che funziona da sempre, quindi in certi periodi viene adottata più che in altri. Io devo essere molto sincero, rispetto a I O anni fa, vivo delle cose migliori individualmente, personalmente, per cui ho anche più appagamento sessuale. Per me è una crescita individuale. Ma in generale c'è un'aria di chiusura e di paura incredibile. Qualche settimana fa, in una scorribanda a Bologna, ho caricato un ragazzo che mi piaceva, poi dopo un po' mi ha detto: "al massimo io ti faccio una sega". Al che io gli ho detto che ero in grado di farmela molto bene da solo e l'ho saIutato. Comunque se penso alle mie difficoltà di fare certe cose quando avevo 18-19-20 anni, adesso che di anni ne ho un tot più di 30, me le vivo meglio, e faccio quello che voglio quando voglio. .•. dal taxista gay, clte ti porta in giro nel quartiere gay ... Questo portare il sesso a valore principale della vita, perché? Beh, penso dipenda sempre dai periodi. dai momenti. Quando sei molto giovane il sesso assume una dimensione spropositata perché magari hai delle difficoltà a praticarlo come ti piacerebbe. Se tu vivi una bella sessualità, serena, appagata, tranquilla, fai esattamente quello che vuoi, hai gli incontri che desideri, non hai la tensione del sesso perché comunque lo pratichi, non ti crea problemi. Se invece il problema c·è, l'accentui anche in modo esagerato. Se a 18 anni ti accorgi che sei proprio gay, che non c'è proprio niente da fare, a quel punto a molti (a me é capitato), viene una specie di crollo nervoso, per cui devi iniziare a dire a tutli che sei gay, ma che comunque gay è bello, che gay è una cosa importante e la migliore del mondo. Per risollevarti da una cosa che ti ha creato molti problemi cerchi di rilanciarla come se fosse una cosa fondamentale; rileggi tulio il mondo in chiave e visione gay, e allora dici che quello è gay, quell'altro è gay, il tal attore è gay, la tale rockstar è gay, sono tutti gay. Hai bisogno di espandere la cosa fino a farla in qualche modo acceuabile. Secondo me tante persone che creano i vari organismi gay, è perché continuano a vivere in questa dimensione per cui il sesso è esorbitante rispetto a tutto i Iresto. Io auguro a tutti di riuscire a superare questi momenti perché possono durarti 5 ma anche 20 anni, però sono transitori. Interpretare il mondo a partire dalla tua sessualità può creare anche delle cose terrificanti. Ad esempio, a Milano le ultime parole d'ordine del mondo gay politicizzato sono che "va bene, tutto va avanti a lobby, gruppi di potere, quindi bisogna fare anche la lobby gay", e quindi avere un punto di forza per modificare il mondo e farci accettare. Che è un'ottima cosa, però, in America lo facevano I O anni fa, adesso si permettono Bologna e Milano. Si arriva a teorizzare che anche Milano deve avere il quartiere gay, guarda caso situato nei pressi della stazione centrale, dove dovranno andare a vivere tulli i gay, dove si dovrà creare il giardino delle meraviglie perché si favoleggia di strade tenute bene, pulite, di aiuole con i fiori e alberelli con gli uccellini che cinguettano ... Secondo me sono cose terribili; io vorrei vivere così non perché sono gay, ma perché è un diritto di ogni persona. Per il resto un discorso che tutto il mondo si sposta su blocchi di potere è realistico ... io comunque, non andrei mai a vivere in un quartiere gay, per me uscire e andare dal lattaio gay, dal fruttivendolo gay, dal taxista gay, che magari ti porta in giro solo nel quartiere gay, sarebbe terrificante. lo vorrei vivere come una persona a tutto titolo, non mi interessa vivere bene in quanto gay, vorrei per prima cosa vivere bene in quanto persona e poi di essere anche omosessuale, perché vorrei essere gay come ho i capelli neri. gli occhi neri etc ... Insisto. Come si concilia questo desiderio di "cittadinanza" con la nostalgia della clandestinità? perclté poi basterebbe andare in Marocco o in Tunisia Questi sono argomenti di cui si tende a non parlare molto, o se ne parla attraverso quella che è la visione istituzionale, attraverso i vari istituti gay competenti ... I miei sono sassi nello stagno. ln realtà penso che il mondo omosessuale sia molto variegato e dentro ci sia di tutto. Ma quando si parla di erotismo si parla sempre di immaginario erotico, difficilmente quando parli di sesso parli di questo in senso stretto, parli di desideri, di fantasmi, che ti portano però a dire anche delle cose un po' terribili, a fare dichiarazioni un po' suicide, ma che poi, in realtà, non lo sono. Sì, probabilmente la mia è nostalgia retrò. Però bisogna anche concedersi di guardare la realtà da angolazioni se vuoi un po' bizzarre. E' chiaro che sono contentissimo di vivere adesso, tutto quello che mi succede non mi dispiace, però nel mio immaginario di omosessuale quando parlo con qualche vecchio gay e ti racconta di Valle Giulia, quando di noue c'erano 800 maschi che erano lì per scopare e succedevano le cose più incredibili ... Anche perché l'omosessualità è anche una sessualità di ripiego, di bisogno, tu vai nelle galere, nelle caserme, nei collegi, e l'erotismo è maschio perché non puoi fare altrimenti. E" un bisogno come mangiare, bere, respirare. Prendi la Tunisia, lì vivono ancora una situazione per cui finché non hai i soldi e un lavoro non ti puoi sposare, se non sei sposato con le donne non ci puoi andare, se non hai i soldi non puoi andare neanche con le puttane, che comunque sono rarissime perché sono islamici e non è come essere cattolici, quindi i ragazzi fino a 20 anni cosa fanno? li più grande e il più forte incula il più piccolo e il più giovane e così via. E' una catena gerarchica. Non c'è niente da fare, quello è un tipo di sessualità che probabilmente era quello esistente anche in Italia fino agli anni 60. Io lo rimpiango da un punto di vista dell'immaginario gay, perché l'idea di andare in un posto dove ci sono 300 maschi sessualmente disponibili a me piace, ci passerei le giornate. Attualmente di questi posti ne rimangono zone circoscritte, limitate, dovunque vai sono tutti anziani, tutli sessantenni, ti viene una tristezza incredibile e nella migliore delle ipotesi ti metti a parlare con qualcuno di quel lo che faceva 20 anni fa, e i racconti sono stimolanti. Ma è chiaro che io non ipotizzo un ritorno al passato, anche perché poi basterebbe andare in Marocco o in Tunisia. Basta prendere un aereo e tomi indietro di 20 anni e puoi fare esattamente quelle cose, che poi quando ci sei in mezzo non sono così divertenti. Ci sono stato ne11'84 in Tunisia, e i ragazzetti tunisini sanno che quando arriva il turista europeo è per quello. Cioè, se sono donne da sole, o maschietti da soli vuol dire che sono lì per fare una vacanza erotica e te ne succedono di cotte e di crude. Voglio dire che ti trovi orde di ragazzini in spiaggia, se tu hai fatto l'amore con uno ne arrivano altri 15 e ti dicono che siccome sono tutti uguali e tu l'hai fatto con lui adesso Io devi fare anche con gli altri e tu hai un bel da fare a spiegare che non è vero, che con lui ti piaceva e la storia è stata fra te e lui ... Non capiscono, loro sono mussulmani e siccome Allah ha detto che sono tutti uguali e tu sei stato con uno di loro, adesso devi stare con tutti. Non è divertente capisci, un bell'incubo ... Mi sono trovato più volte sull'orlo della disperazione perché poi non ti viene mica nessuno ad aiutare, non è che se sbraiti qualcuno accorre, anzi. se urli si divertono magari un pochino di più. Il contrasto fra cittadino e diverso. Resta un problema? Sì. ci sono delle cose in cui ci si imbatte continuamente. lo ad esempio, 5 anni fa in un giardino a Roma, di notte, sono stato preso e malmenato da un gruppo di 12 e passa carabinieri in borghese che mi hanno malmenato, arrestato e poi denunciato per cose che in quel momento non stavo facendo. Questo è un bell'impatto rispello al sociale. Non ci dimentichiamo che esiste anche un sociale in qualche modo legale, una "morale delle cose" che ha poi degli effetti pratici molto forti al di là della bana1issima derisione. Quando qualcuno ti sfotte in un bar è un livello, poi esiste un livello di difficoltà sociale che è molto più forte. C'è gente che ti può fare veramente male. C'è un livello "medio" di scherno, di scherzi, che uno può facilmente superare. Ma ce n'è uno duro, con vere forme di repressione, che è molto più difficile da scardinare. Allo scherno puoi reagire anche con una battuta o con una forma di aristocratica superiorità, ma al livello duro no. Questo livello è tutto da sistemare e bisogna ringraziare gente che lavora a livello legislativo come i vari Beppe, Grillini ... cose che io non faccio, però di cui dovrò sempre essere grato. E sono convinto che nel futuro queste cose succederanno sempre meno. l'intolleranza oggi è solo per citi è povero Ma di intolleranza ce n'è? Viviamo in una società dove se hai successo puoi avere quel minimo di indipendenza, e se il tuo conto in banca è bello gonfio, vai in banca e il cassiere ti tratta come una persona importante, ti puoi permettere di comprare questo o quello, hai le tue carte di credito e via discorrendo. Tutto questo ti permette di vivere socialmente per cui ogni tanto tiri un respiro di sollievo. Perché vivi in un mondo in cui prima guardano il tuo conto in banca poi le tue preferenze erotiche, mentre magari 30 anni fa, guardavano prima il tuo atteggiamento erotico e morale, poi magari guardavano anche il tuo conto in banca. L'intolleranza oggi è solo per chi è povero. Tu sei povero e sei discriminato, ma se hai una certa situazione economica, anche un minimo, entri già nella considerazione per cui non c'è discriminazione. Per esempio, io ho dei clienti a cui non ho mai nascosto di essere omosessuale; ci divertiamo a mandare le cartoline più sciocche del mondo che ammiccano a tutto e funziona. La vera intolleranza non è più sui gusti sessuali. Grazie anche a Grillini e ali' ARCI GAY non siamo più dei "malati". Però rimane la grande malattia che è la povertà, per cui chi è povero è discriminato. Comunque, negli anni 40 essere ebrei, comunisti e omosessuali era comunque un qualcosa da perseguitare, tanto più se eri ricco; perché c'erano i soldi da inglobare. Non c'è il problema di andare oltre la rivendicazione e l'accettazione, un passo successivo ...? Sì, questo è terribile perché comunque io ho 33 anni e una famiglia non ce l'ho, non ho una moglie, non ho dei figli, e la vita diventa un attimo più difficoltosa e hai bisogno di darti delle cose per cui vivere. Arrivi a una certa età e allora la famiglia te la inventi anche, ti fai una famiglia diffusa. Attualmente ho una famiglia, così, "ideale", parte da Roma, passa un attimo da Firenze, un po' a Forlì, un po' a Bologna, arriva a Milano, qualcosina a Parigi. Ormai in tanti sono spariti, ma cerchi comunque di costruirti un ambito familiare in cui l'affettività, il fatto di capirsi, di ritrovarsi, fare delle riunioni parentali, con qualcuno che faccia da mamma, perché in queste famiglie "diffuse" i ruoli sono sempre sfuggenti, intercambiabili, per cui è tutto fumoso, e quando sei nel momento della stretta, che hai veramente bisogno, tomi dalla famiglia vera. Io sono anni che quando ho veramente un bisogno reale e pressante vado dalla mamma. Insomma la mamma è la mamma, non c ·è niente da fare, con una punta di tristezza comunque. Il superamento di queste cose ... non so ... magari ne parliamo tra \ ' I

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