Una città - anno II - n. 10 - febbraio 1992

storie------------------------------ intervista ad Antonieffa Di Castro, elle, nella Somalia della guerra civile seguita alla rivoluzione, Ila passato due mesi a fianco di Annalena Tonelli, missionaria in Africa da 22 anni. Quando vado in crisi so che l'unica maniera per me è quella di raggiungere Annalena. La conosco da moltissimi anni. e sono sicura che lei mi accetta come sono, che non ha quegli schemi nei quali io non rientro molto. Tante volte per il fatto che mi comporto in un ceno modo qui mi fanno sentire diversa, ed anche se non mi interessa molto, però mi dà disagio. Allora nei momenti difficili vado da lei. E so che è un' esperienza molto forte, e senza rappresentare per me la realizzazione di una vocazione o di un bel niente, certamente è una risposta a delle domande che ho dentro. E mi fa recuperare quello che mi manca. Quando giungo a quel punto, quando vado in tilt, e anche questa volta è stato così, decido e senza tante storie le chiedo "se vengo mi prendi"? Sono crisi di ordine religioso? No, no, sono di ordine esistenziale. Comprendono la vita di tutti i giorni, altre problematiche, comprendono il mio carattere che è un bruttissimo carattere. Vado in crisi, basta. Che cos'è non lo so, so che qui devo staccare ... certamente io credo in Dio, ma non so cosa intende lei per crisi religiose ... certamente ogni volta che io parto, conoscendo Annalena, so bene che genere di vita mi attende. Il problema più grande sono i miei limiti, perché quello che Annalena fa è in una dimensione per la quale è difficile essere adeguati e ogni volta che parto c'è questo punto interrogativo, se dopo otto giorni sarò già di ritorno. Perché lei vive la condivisione della povertà. Non è che lei si ricrei in qualche modo un suo ambiente, come fanno in tante strutture. A Mogadiscio c'erano tantissime strutture internazionali, come la Croce Rossa, con tanti giovani, e non di quelli che vanno per raddoppiare e triplicare lo stipendio, ma che prendono pochissimo, che vanno per motivazioni loro, anche se pagati all'osso. Ma anche per loro viene ricreato un habitat che assomiglia un pochino al nostro di qui. Non so, tornano a casa ed hanno l'aria condizionata, hanno il frigo con le bibite, l'acqua minerale. Chi va con Annalena, invece, deve accettare il suo criterio, che è quello di spendersi per gli altri, cercando fra i poveri i più poveri, e vivendo in povertà. Non in miseria, ovviamente, perché sarebbe defunta da un pezzo. Ll la miseria è vera, non è quella di cui parliamo qui ... è una cosa spaventosa. Quindi bisogna vivere senza aria condizionata. E quando ero giù io c'erano 35 gradi all'ombra. E l'acqua che non c'era più perché era stato bombardato l'acquedotto, la luce neanche, l'acqua non era potabile e non è che si poteva girare col pentolino, non c'è mica il gas. Ci portava l'acqua l'asino. E io che tiravo a fregare l'italiano che cercava di prendersi la prima acqua. Annalena religiosamente non la toccava, allora io la fregavo per lei e per me. Gli ultimi giorni ricordo che c'erano i girini ... Allora si tratta di prendere con disin voltura cose che altri menti sarebbero terrificanti. Lei non vive guadagnando, lei vive di quello che le viene mandato, di carità. Chiunque faccia una raccolta o un'offerta lei lautilizza. Ma il suo criterio fondamentale è di spender per sé iI meno possibile, tutto quel lo che spende per sé in pratica lo considera buttato. Ha la fortuna di I mangiar poco ma questa fortuna ce l'ho anch'io. Non mangio molto e neanche ricercato perché anche in quello sono una frana, e quindi su questo fatto abbiamo una buona sintonia. Quindi io parto sapendo queste cose. Però le ituazioni che vive Annalena sono sempre al limite. Di povertà e a volte di guerra. Lei ama tutti i poveri, ma in particolare il popolo somalo con il quale condivide la situazione da 22 anni. E" andato via Siad Barre, si sperava che le cose andassero subito per il meglio, ma c'è stato un enorme impoverimento e le due fazioni che hanno vinto la rivoluzione ora si stanno scannando fra di loro. Sembra proprio che per i poveri le cose non cambino mai, è il mistero del male, non so, la vita quando non si può spiegare si dice che è un mistero. Sembra che chi ha di più, faccia prima ad aver di più ancora e chi ha di meno rimanga sempre con meno. Annalena quando è scoppiata la guerra era qui in Italia per motivi familiari, l'hanno scongiurata di non partire, ma non c·è stato nulla da fare, è una donna che non si ferma. Credo anche di poter affermare che Annalena sperava tanto da questa rivoluzione, anche se lei politicamente non prende mai nessuna posizione. perché lei sta con i poveri. E vedere che per i poveri non migliora nulla ... Ci si chiede quando verrà il momento ... E lei non mi voleva perché pensava che fosse un mettere in gioco la vita per nulla, perché si sparava, si doveva girare scortati, perché erano andati via quasi tutti, la Caritas, eccetera. Poi è un paese mussulmano, ci sono anche tendenze integraliste, e finché c"è un governo regolare, si hanno dei permessi, eccetera, ma in un momento di rivoluzione, di guerra ... A noi ci chiamavano "le pagane". Comunque c'è da dire che Annalena non ha mai preteso di far professione di fede, lei dà testimonianza di fede nella sua vita. Anche ad Awagir, dove c'era una missione che faceva evangelizzazione, ma non Annalena. Lei dava testimonianza, la sua scelta è di condivisione della situazione di chi sta peggio. E rispetta moltissimo la cultura, la religione, le idee altrui. E da sole vivevate a Mogadiscio? Ho sempre sentito parlare di Annalena ma pensavo fosse in una missione... No, Annalena non è mai stata aggregata ad una missione, è una missionaria laica. Si dice Annalena Tonelli, senza nessun etichetta. L· unica sua etichetta è quella dei poveri ... E' anche per quel lo che io sono potuta andare da lei. Perché detesto tutto quello che è aggregazione, istituzione, congregazione, tutto quello che è struttura. E non per un giudizio sulle cose, per colpa del mio carattere, per come sono io. Non sono mai stata capace di appartenere a un gruppo, ad una aggregazione, e da sempre. Così raggiungere lei per me è raggiungere una persona con cui ho delle affinità, lei con la sua statura ioche sono piccina ... Ma ho delle affinità che mi permettono di stare bene con lei. Annalena cosa fa esattamente? Soprattutto lei si occupa di malati Tbc che è la malattia nazionale della Somalia, una conseguenza della denutrizione, gente che ha fame da quando è nata, capirete. Quando sono andata giù Annalena aveva affinato una casa a Mogadiscio. Da un italiano, uno strano tipo che era rimasto giù. Aveva affinato due camere. In una il suo studio con il suo cosiddetto letto, nell'altra io con tutti i medicinali che le avevano dato. Perché l'aiutano, le strutture la rispettano molto. E così aveva organizzato dei somali nel cortile di questa casa perché cucinassero il cibo per 170 malati di Tbc, che si trovavano al Forlanini, che doveva essere un grande ospedale ora tutto devastato. E sempre lì portava da mangiare anche ad un reparto d'isolamento dei lebbrosi e ad uno di alienati. Lei prima di tutto era riuscita a ripulire questo grande ospedale con l'aiuto di genteacui in cambio dava da mangiare, perché lì si tratta di sopravvivere. Nello stesso modo, in cambio di pacchi di cibo, riso, olio, zucchero, fagioli che sono gli alimenti fondamentali dei somali, si era assicura- ' ta le prestazioni di alcuni infermieri e medici che dal momento della rivoluzione avevano smesso di ricevere stipendi ed altro. E lei che aiuto dava ad Annalena? Io poco. Facevo quello che so fare e lei non mi chiedeva più di tanto. lo so fare pochissimo. E poi lei deve pensare che ho 64anni ... Lì non c'era mica bisogno di scoprire il mondo, mi diceva "prepara la minestra per i bambini", sapevo come fare e quanta ne dovevo fare ed eseguivo. lo che sono un po' ribelle a tutto e tutti nel "mondo civile", capivo benissimo che lei aveva esperienza, con lei mi trovavo bene, e poi sarò anche presuntuosa, ma non fino al punto di non capire cosa sono o non sono capace di fare. Lei poi oltre ali' inglese conosce lo swaili e il somalo, cosa che ci ha salvato la vita, secondo me. Comunque quando sono arrivata mi sono resa conto che non avevo paura di restare uccisa. Ed era la condizione per poter restare, perché stavano sparando per le strade ... Verificai che non mi interessava nulla. Lei aveva organizzato al Forlanini questo lavoro di nutrimento, aveva fatto pulire i menta I i che giacevano nei loro escrementi perché nessuno più si era occupato di loro, poi quotidianamente portavamo il cibo. Con macchine inverosimili, cadenti, tenute su con del filo di ferro, comprate al mercato nero per delle cifre irrisorie, che poi ti potevano fermare in ogni momento coi mitra spianati e te le requisivano. oppure con gli asini carichi dei contenitori di cibo. Poi ha fatto ripulire le strade, più che altro per dar da mangiare senza fare della carità, pagando un lavoro cioè. Sembra impo!.sibile che una donna da sola rie~ca a fare tante co~e, ma Annalena ha anche delle doti manageriali, riesce ad impegnare le per~one, ad istruirle. C'era un gruppo di donne ~ornale, le ··sue amiche", che avevano :studiato in Europa e o che appartenevano a quella parte di somale che credono nell"cmancipazione della donna, che non sono integraliste. Perché Siad Barre all'inizio si era mosso anche inquesto senso, e aveva anche lavorato bene, poi era diventato un disastro, ed è la storia un po' di tutti i tiranni. Quindi c'era della gente con cui si parlava bene, si collaborava. lo non parlo nessuna lingua straniera, ma loro parlavano italiano. Insomma c'era anche un lavoro d'equipe. E così... Poi Anna lena aveva intrapreso un lavoro anche a Merka, che è una cittadina sull"Oceano Indiano, e fra l'altro, alla mia età, ho visto delle cose meravigliose da un punto di vista della natura, un sogno, però nella devastazione. Così stavamo una settimana a Mogadiscio e una a Merka. In autobus e ci mettevamo accanto al guidatore del camion, pagavamo I0000 scellini somali a testa che era una stupidaggine, e partivamo di sera ed era pericoloso, arrivavamo come Dio voleva. Lei aveva affittato un appartamentino. E lì a Merka c'era un piccolo ospedale e sempre con il solito sistema, Annalena aveva trovato gente che l'aveva ripulito. e poi, sempre in cambio di cibo, otteneva che dei medici e degli infermieri prestassero le loro cure. Poi c'era da dar da mangiare ai ricoverati. Aveva un somalo che lei aveva tirato su e istruito e lui andava dai più malati, quelli molto anemici. con un po· di carne e per metter loro in bocca le medicine. perché altrimenti non le prendono. Poi dove stavamo aveva fatto costruire una tettoia per dar da mangiare a 30-35 bambini fra i più denutriti che venivano accompagnati dalle mamme. E appena dato il cibo ci mettevamo a far la guardia perché altrimenti le mamme portavano via il cibo ai figli. Poi, dopo, si dava anche alle mamme. Le mamme che rubavano il mangiare ai figli? Oh ~ì, se una mamma ha due bambini di cui uno sta morendo, dà il mangiare a quel lo che sta bene. E' la loro logica, la loro cultura, il più debole deve morire. E" inevitabile. Così anche se la mamma è affamata. Così ci mettevamo lì a stare attente che non portassero via il mangiare ai piccol;ni. Ma scherza ... la fame è brutta lo sa? lo credo che bisognerebbe provarla un pochino tutti, perché si cambia prospettiva. Ecco dove trovo il punto per me. li dolore c'è dappertutto, c·è lì, c'è qui, c·è quello che lo dice, quello che non lo dice, ma c'è dovunque perché l'umanità soffre. Solamenteche lì è talmente evidente che non ci si può sottrarre a quello spettacolo. Qui possiamo credere a tutto quello che si vuole, ma lì si ha, io almeno, ho la misura di quello che sono. Pochino pochino pochino. E il mio egoismo che qui mi dico "via, tutti lo saremo p1u o meno ..." lì mi diventa intollerabile. E allora questo fatto di vivere in povertà con Annalena, provoca un disagio profondo, perché c'è uno stacco così enorme fra quella realtà e quella di qui che quando si ritorna ... Qui mi è capitato che dei conoscenti che avevano avuto un grande dolore, la morte di un figlio e o di un fratello, mi dicessero "mio Dio che dolore". E io a dirgli "guarda che il dolore esisteva anche prima che tu te ne accorgessi. solo che fino a che ha toccato la pelle degli altri si danno buoni consigli, fatti forza, fatti coraggio, quando tocca la tua pelle ti senti schiacciata·•. Anche a me è capitato di sentirmi schiacciata dal mio, ma là ti senti schiacciata anche da quello degli altri. Qui possiamo fare finta che non esista il dolore degli altri, perché sentir piangere il vicino qui è difficile. Qui c·è la musica, ci sono i muri spessi, e poi le luci, le vetrine. Lì non c'è niente. Hai voglia di chiudere gli occhi. Le orecchie, la bocca. Il mistero del dolore non lo puoi ignorare. E paradossalmente lì io ricomincio a sperare. lo mi dispero qui. Lì comincio a sentire di nuovo che la mia vita ha un significato, che ha un significato preciso. Sono stata !.posata, ho due figlie, ho dei nipotini. ho una storia e andar giù mi serve a recuperarne il significato. Ed è questo che Annalena ha capito. Che solamente nel rapporto con gli altri, dandosi agli altri, si ha un significato. In nome di chi si vuole. In nome di quello che vuoi. Invece più ti ruzzoli. nel tuo egoismo, nel riempirti di roba. di cose, di gioielli, divertimenti ... ma se sci bravo a ·'riempirti"' così, va bene, ma io non ci riesco. E allora mi sento più vuota di prima. Invece in questo modo recupero. E capisco che per avere un significato della vita, non importa ilcolore. quello che credi, quello che non credi, quello che credi di credere, questo non ha alcuna importanza. Basta sapere il punto, cosa è essenziale. Passare da una situazione di grande libertà a una situazione di "coercizione", doversi alzare la mattina, far dei sacrifici, da come la descrive sembra un capovolgimento totale dei nostri "valori". Ma per me libertà è nella misura in cui me la sento dentro, non è dovermi alzare alla mattina. Per me, per esempio, non libertà è sentirmi continuamente giudicata per cose che non danno fastidio a nessuno. Ma cosa vi interessa a voi? Anche andar giù, a 64 anni, in quella situazione, ti giudicano strampalata. Sono cose comunque un po' strampalate. E invece andar giù quei due mesi sono stati un dono enorme. E vorrei ritornarci. E una scelta definitiva? Ma la scelta definitiva non la posso fare. Mi sono sposata a 23 anni, ho avuto 2 figlie, e i figli sono stati importatissimi per me ... consapevole o meno, perché a quell'età non so, ma le mie radici sono qui. lo sto bene Il, le mie radici sono qui. E !"ho verificato giù questa volta che le comunicazioni erano interrotte. li fatto di non poter parlare con le mie figlie mi ha fatto sentire quanto contano per me. IO milioni di scellini, un volume di soldi enorme, e glieli ha buttati in un sacco e lì per lì se lo contendevano, ma poi volevano altro o'ro, denaro che non c·era. lo credo che volessero aggredirci, ma Annalena ha parlato in somalo e hanno rispettato lei che è molto conosciuta e non ci hanno toccato. Ma facevano volare tutta la roba della casa per aria, tutto. Siamo rimaste in ciabattine e con il vestito che avevamo addosso. Annalena mi ha detto che era meglio provare a salvarci, scappando a piedi, ma fuori c'era una camionetta con un cannone e ci hanno detto di sai ire. Allora Annalena ha detto •·sali Antonietta", io mi sono seduta su una ruota di scorta e Annalena si è seduta sulla sponda e proprio mi ha come avvolta, come a proteggermi. Annalena non avrebbe mai voluto che morissi io e non lei. La camionetta è partita, poi dopo un po' ha deviato. L'italiano ha detto "Annalena ci ammazzano" e allora Annalena ha chiesto qualcosa in somalo al guerrigliero col mitra che stava a fianco dell' italiano, lui ha risposto qualcosa ed Annalena ha detto ancora qualcosa. Subito dopo mi ha tradotto. Gli aveva chiesto "dove ci portate" e lui "dove abbiamo portato gli altri, ad ammazzarvi" al che Annalena aveva concluso "Allah vi maledirà". E io ho detto "è la fine Annalena, speriamo che facciano presto" e lei "faranno presto". All'improvviso la macchina ha girato e non so se è per quella frase di Annalena, perché sono molto superstiziosi, o per quale caso della vita, ma ci hanno portato nella zona del quartiere di Aidid, dove si trova la residenza di "medecin sans frontieres;' e dove c'erano già anche i componenti dell'ambasciata. E ci volevano imbarcare subito, separate, ma io non volevo, e abbiamo aspettato di salire insieme su un aereo per Nairobi. Un'esperienza terribile. Ne parla come di un'esperienza bellissima. Ma scherzerà. Io non gliela venderei a nessun prezzo. Non ha prezzo. E considero una fortuna di essermi cercata un'esperienza simile in un'età in cui le signore giocano a bridge. C'èanchedell'orgoglio? No, non orgoglio, era il giusto per me e ho avuto la fortuna di poterlo fare. Se io potessi stare bene giocando a bridge, stando sotto la statua di Aurelio Saffi, o facendo delle feste di beneficienza alla Croce Rossa, "facciamo del bene divertendoci" eccetera eccetera, andrebbe bene. Ma sono cose che a me non interessano assolutamente ... Ma non sono il tipetto della missionaria, non le pare? Non ho la vocazione, mi piacciono anche le cose belle, però ... c'è un però. E sarebbe rimasta di più? Sono stata giù due mesi e sarei anche rimasta ancora ma siamo state aggredite ... Perché è scoppiata una guerra civile nella guerra civile. Così i due autori della rivoluzione, uno che aveva speso i suoi averi, l'altro la sua sapienza militare, per abbattere il tiranno. e tiranno Siad Barre lo era, Annalena. fra l'altro, mi ha fatto vedere dove torturavano i prigionieri, una cosa impressionante, ebbene questi due hanno iniziato la guerra fra di loro per vedere chi doveva comandare. E c'è da chiedersi che senso abbia. E c"è una quantità di armi spaventosa. E" c'è povera gente annata che saccheggia tutto ... Da noi sono entrati in casa un martedì mattina, uomini, donne. bambini, con delle cesoie così. Annalcna un po' se l'a~pettava, aveva fatto cambiare I000 dollari che sono Annalena lì per lì non parlava del nostro rapporto, dopo Annalena mi ha detto che erano stati due mesi bellissimi. Lei con le sue motivazioni e io con le mie, ma avevamo una serenità di fondo. Abbiamo riso più di una volta. E può sembrare assurdo, anche per chi conosce Annalena che è una donna con una grande spiritualità e soffre moltissimo della situazione... ma abbiamo trovato un equilibrio. Io forse col mio umorismo e lei non poteva fare a meno di partecipare. I nostri viaggi a Merka di sera, potevano essere drammatici e invece sono stati beli i. E' stato bello. Ed anche la fine è stata una cosa molto bella. Quando è successo quello che è successo io credo che fossero tanti anni, forse da quando ero bambina, che non mi sentivo abbracciata con affetto, così, in quel modo, sulla camionetta. Credo che non me lo dimenticherò mai. Annalcna? Giunte a Nairobi ci siamo separate. lo per tornare in Italia, lei andava dal suo amico per discutere come tornare. E l'ha fatto. So che è di nuovo a Merka. Dalla sua gente. a cura di Libero Casamurata e Gianni Sapore/li

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