Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

93 lingua jiddish» con cui Kafka presentò una recita dell'amico. Quel che risulta da queste pagine è che l'esaltazione dell'jiddish, implicitamente diretta contro i l sionismo che lo ripudiava come lingua dell'esilio e del servaggio e gli contrapponeva la restaurazione dell'ebraico classico, è fondata sullo spirito di solidarietà e di identità nazionale che Kafka riscontrava nelle comunità polacche e russe almeno secondo i racconti di Löwy. Di qui i vantaggi che avrebbero le letterature minori. Kafka scrive: «La memoria d i una nazione piccola non è minore di quella di una grande e perciò elabora più a fondo la materia esistente. E' vero che un minor numero di esperti d i storia letteraria trova occupazione, ma la letteratura non riguarda tanto la storia letteraria quanto i l popolo ed è pertanto custodita se non con purezza, certo con sicurezza. Infatti, le esigenze che la coscienza nazionale d i un piccolo popolo pone ai singoli fanno si che ognuno debba essere sempre pronto a conoscere la parte d i letteratura che tocca a lui, a sostenerla, a propugnarla, e a propugnarla in ogni caso, anche se non la conosce e non la sostiene». Più che un'anticipazione della teoria del decentramento di Deleuze e Guattari, come vorrebbero costoro, questa pagina che anche come terminologia risente molto del patriottismo borghese ottocentesco, cerca una risposta ai problemi che quest'ultimo lasciava insoluti, cioè alla separazione tra letteratura e cultura in generale e vita popolare. Kafka proietta nella letteratura jiddish (se a ragione o a torto, non è i l caso di discutere) tale soluzione di un dilemma che in lui è particolarmente tragico, poiché egli ha sempre sentito l'impossibilità di conciliare la sua vocazione di scrittore, concepita come autodistruttiva, estraniante, nemica della vita, con la vita stessa, che per lui è essenzialmente la vita coniugale e familiare. Un conflitto analogo a quello configurato da Thomas Mann (che Kafka ammirava), che questi però aveva risolto con un compromesso mentre Kafka lo vive fino in fondo. (Si è potuto mostrare che anche i l carattere eruttivo della sua produzione, per cui a partire dal settembre 1912 si susseguono abbastanza regolarmente periodi d i cinque mesi d i attività quasi frenetica e un anno e mezzo di inattività, in cui «i l pozzo si è disseccato», è in rapporto con questa opposizione tra la via della scrittura e la via della vita). I I mondo jiddish diventa, certo con tratti di idealizzazione utopica, i l mondo in cui questa separazione non c'è, lo scrittore non è solo ma fa parte della comunità e ogni membro della comunità contribuisce alla formazione o almeno alla diffusione della letteratura. Non a caso accanto a queste notazioni ci sono quelle in cui si lamenta i l carattere astratto, esangue, del tedesco ebraico-praghese ( i l famoso passo sulla madre che non si dovrebbe chiamare «Mutter») e si Biblioteca Gino Bianco

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