Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

92 nozione quando egli già riscontrava nel giovane amico una dialettica talmudica. Per inquadrare rettamente questo avvicinamento all'ebraismo militante occorre però tener presente che esso ebbe luogo quando Kafka aveva scritto quasi tutta la sua opera (compreso «11 castello», che può essere talmudico quanto si vuole ma è stato scritto prima del periodo berlinese) e che fa parte di una serie di tentativi spesso contra& dittori che si accumulano negli ultimi anni. L'influsso d i Dora Diamant viene subito dopo quello di Milena che va in direzione opposta, poiché in lei egli cerca proprio la non-ebrea, la ceca, che per lüi e l'alternativa alla chiusura ebraica, così come la diletta sorella Ottla aveva rotto con l'ambiente sposando un ceco e suscitando l'invidia di Franz. E una volta andato a monte i l viaggio in Palestina Kafka progettò un viaggio in Italia e riempi un quaderno di parole italiane, i l che significa che era disposto a sostituire la terra dei padri con un'altra per cui non aveva uguali ragioni d'interesse, anche se vi era stato più di una volta. Troppo gonfiato da chi vuol fare ad ogni costo di Kafka un pensatore chassidico, ma certo interessante è l'episodio della visita al rabbino miracoloso di Belz su cui riferisce a Brod nel 1916. Questo rabbino si trovava a Marienbad per la cura delle acque e un vero pensatore chassidico, Jivr i Langer, autore del l i bro Le nuove porte, l'aveva portato a vederlo a scopo di edificazione. Nella descrizione di Kafka i l chassid appare obiettivamente piuttosto ridicolo nella vacuità dei discorsi e nell'aspetto da sultano circondato da una corte che si sposta meccanicamente a seconda dei suoi movimenti. Kafka sembra accettare la giustificazione che Langer dä della dubbia moralità dei luogotenenti del rabbino: «non si può sopportare la continua vicinanza del rabbi senza averne danno, è la contraddizione tra i l profondo significato e la quotidianità ininterrotta che una testa normale non può sopportare». Ma c'è poi questo profondo significato? Kafka continua: «Langer cerca o intuisce in tutto un profondo significato, io credo che i l profondo significato stia nel fatto che esso manca, e questo a mio parere è sufficiente». Questo è detto senza ironia, c'è il mistero del Processo e del Castello della contraddizione t ra i l potere assoluto dell'autorità e la sua intima insignificanza, ma è certo che questo mistero separa nettamente Kafka da Langer e da ogni misticismo ebraico, cui si tenta invano di ridurlo. L'unica esperienza di cultura ebraica veramente fondamentale è l'incontro avvenuto nel 1911 con i l teatro Jiddish di Itzhak Löwv, di cui resta traccia in molte pagine di diario, in buona parte appunti che dovevano servire a una biografia dell'attore, e nel «Discorso sulla Biblioteca Gino Bianco

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