Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

82 suqualche aspetto rivelatore della distanza che separa i l sistema dello Stato di partiti da quello classico del governo rappresentativo. Anzitutto alla relazione a due termini elettori/eletti, nazione/assemblea rappresentativa, si sostituisce quella a tre termini fra elettoriparlamento-partiti, dove sono questi ultimi ad assumere un ruolo fondamentale. Essi sono, da una parte, il popolo organizzato, poiché al di fuori di essi i cittadini possono al più fare sentire la loro protesta, manon esprimere una positiva volontà politica; dall'altra, sono anche le frazioni del parlamento, i gruppi parlamentari, i cui membri, i deputati, rappresentano il popolo o la nazione solo indirettamente, nella misura in cui rappresentano (qui nel senso di «appartenere a») un partito; sicché se resta vera l'essenza di mandato nei confronti degli elettori, sotto la forma del mandato e comunque della delega o della disciplina di partito deve essere pensato i l rapporto fra deputati e loro partito di appartenenza. I l Parlamento stesso subisce in questo quadro una trasformazione delle sue funzioni svolgendo sempre meno quella di assemblea sovrana e limitandosi sempre più a funzionare comeorgano di ratifica delle decisioni (28), la cui sede si sposta in misuracrescente verso il governo (l'esecutivo) e le segreterie dei partiti, che assumono su di sé la funzione legislativa. Tutto ciò non può chedispiacere a coloro che sono legati ad una concezione liberale ottocentesca della rappresentanza politica (si può ricordare che qualcunocome L. Einaudi non ha mai visto di buon occhio l'affermarsi nella costituzione materiale del nostro paese del peso dei partiti (29), pesoche piacerà ancor meno ai fautori radicali della democrazia diretta). Pure anche se il sistema dei partiti comincia a manifestare le suecrepe, esso sembra, fuori di ipotesi autoritarie, uno sviluppo costituzionale superabile forse, anche se non sappiamo bene ipotizzare dacosa, ma sicuramente irreversibile. Costantino Mortati, per mantenermi qui sul terreno dell'analisi costituzionale, in un suo breve scritto dell'immediato secondo dopoguerra sul «Concetto e funzioni dei partiti politici» sosteneva che questi sono o dovrebbero essere «parti totali». Abbiamo visto che la Rivoluzione Francese aveva operato intorno alla nazione e grazie all'idea di «citoyen» ed al processo di «astrazione» che esso comporta unappiattimento (mise it plat) delle differenze sociali/cetuali. La rappresentanza politica non era subordinata alle differenze, essa al con28. Cfr. E . Kaufmann, Zu r Problematik des Volkswillen, Berlin-Leipzig 1931, pp. 13-14. 29. Si veda ad es. N. Bobbio, «11 pensiero politico di L. Einaudi», in Attualità e inattualità d i Luigi Einaudi, Torino s.d. (ma. 1983), p. 27. Biblioteca Gino Bianco

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