Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

72 — che è poi un modo di scambiare per una risposta quella che è solo una più complessadomanda ulteriore — varrà la pena di seguire una strada diversa tenendo conto anzitutto di un'importante considerazione di G. Sartori: evitare l'errore «di non avvertire che il settore pubblicistico ha da fare la sua strada da se, e che i suoi problemi di fondo nonpossonoessere risolti mediante analogie e trasposizioni ricavate dall'elaborazione privatistica. C'è sempre un latente vizio di metodo — aggiunge Sartori — nel partire dal diritto privato per arrivare a quello pubblico: quello di partire dal sottoposto per determinare le caratteristiche del superiore, e cioè di spiegare risalendo dal basso verso l'alto una serie di processi che invece hanno il loro manico in alto e che dunque discendono dall'alto verso i l basso» (8). Aquesto punto risulta utile l'osservazione di H. Pitkin cui mi riferivo all'inizio, circa l'assenza di un nesso costitutivo fra democrazia e rappresentanza. A monte delle teorie e delle costituzioni democratico-rappresentative esiste una riflessione teorica sul tema che ci interessa su cui è utile soffermarsi per cercare una soluzione diversa daquella del mandato; si tratta della soluzione legata ai concetti di sovranità e di unità politica che troviamo accennata nel capitolo XVI del Leviatano: «Delle persone, degli autori e delle cose impersonate». Un'analisi attenta di questo testo difficile si trova nel libro della Pitkin; qui mi interessano solo le linee di fondo dell'argomentazione di Hobbes. I l rappresentante o persona artificiale, o attore è colui chesostiene la parte di un'altra persona ed agisce in suo nome (9). Il sovrano o rappresentante assoluto di Hobbes (10) agisce in nome oal posto del popolo in un senso particolare, diverso cioè da quello implicito nella teoria del mandato; esso non è un delegato, non esiste infatti in senso proprio un pactum subjectionis fra popolo e sovrano, il sovrano non è, dunque, parte contraente del contratto, ma colui cherappresentando produce l'unità del popolo e gli dà forma. Nullus populus sine rege: in questa formula è condensato il significato della dottrina hobbesiana della rappresentanza. «Una moltitudine di uomini — scrive Hobbes — diventa una persona quando è rappresentata da un uomo o da una persona (...). Infatti — così prosegue il testo — è l'unità del rappresentatore, non l'unità del rappresentato che fa una la persona, ed è il rappresentatore che sostiene la parte 8. «La rappresentanza politica» in Studi Politici 4, 1957, p. 547. 9. Cfr. Leviatano (trad. i t . di G. Micheli), Firenze 1976, p. 156. 10. Quest'ultima espressione si trova in Hobbes al cap. X X I I del Leviatano, tr. i t . cit., p. 200. Cfr. anche C. Schmitt, Verfassungslehre, Berlin 1928, pp. 205 e 214. Biblioteca Gino Bianco

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