Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

profondamutazione in quanto mi sembra che attuino, coerentemente, una dissociazionesempre più aperta tra l'obiettivo politico da essi perseguito, il disarmo, e la riflessione sulla situazione politica mondiale. Vorrei essere più preciso, se possibile: la dissociazione investe sempre di più il nesso tra l'obiettivo del disarmo e la valutazione su un giusto ordine della comunità internazionale. In questo mi sembra che i movimenti pacifisti riprendano — assieme ad una precisa fisionomiasituazionista ed esistenziale tipica dei movimenti collettivi moderni — un carattere più antico: una visione apocalittica della storia. E' appunto tale visione apocalittica che provoca la cesura tra l'obiettivo concreto (la pace, il disarmo) e la situazione generale e collocasullo sfondo il problema di quale pace e di quale assetto dei rapporti internazionali. Io vorrei invece negare anche oggi la legittimità di un atteggiamento di tale tipo e riaffermare invece l'utilità di mantenere, oggi ancor più di ieri, il rapporto di valore tra l'idea della societàgiusta e il problema della sua traducibilitä — ovviamentemediata — nell'azionepolitica quotidiana; e ripetere che non si dä, oggi, alcuna sceltapossibile che nonpassi attraverso l'ottica dei valori con cui si prefigura un possibile e desiderabileassetto dei rapporti internazionali. Mi rendo conto che voler affrontare questoaspetto del problemaprescindendo da altri rende parziale lo svolgimento della riflessione; tuttavia queste riflessioni non hanno, ovviamente, pretesa di completezza. Ciò significa lasciare da parte l'aspetto militare-strategico e concentrare la riflessione sull'aspettoeminentemente politico. Credo, tuttavia, che una legittimità vi sia; è mia convinzioneche i livelli di armamento siano ormai tali che la soglia di pericolo sia ormai ampiamentesuperata e che né gli SS20 né i missili Nato rappresentino un salto qualitativo rispetto ai precedenti sistemi. Siamo inpresenza di un complessoscontro a livello mondiale che tende aprefigurare gli assetti dei prossimi decenni. I l vero problema è individuare l'oggettoconcreto di tale scontro. Adistanza di quasi 70 anni dalla Rivoluzione d'ottobre viviamo una realtà delle interrelazioni e dei conflitti mondiali che nulla lascia più all'analisi leninista dell'imperialismo. La tendenza bellicista dei sistemi capitalisti e la guerra come necessariaconclusione delle contraddizioni intercapitaliste, più che unaanalisi generale delle tendenze immanenti al sistemaeconomico capitalistico, apparecome una teoria incentrata sulla situazione internazionaleanteriore alla prima guerramondiale. Capitaspesso ai marxisti di confondere una situazione storica determinata con una legge Biblioteca Gino Bianco

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