Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

4 Poiché non e mia intenzione imbarcarmi in una discussione di tipo strategico sulla attuale situazione deterrente o dissuasiva dei due sistemi militari contrapposti, mi sembra tuttavia lecito rilevare che la installazione degli euromissili da parte dell'Urss non ha provocato in Occidente (nei paesi dell'Est non aveva possibilità di farlo), una risposta di massa; come peraltro una risposta di tal tipo non haprovocato l'invasione dell'Afghanistan o la repressione dei movimenti popolari in Polonia. Non si tratta, tuttavia, di una pur legittimarichiesta di reciprocità: allorché, nel 1979, la Nato decise la installazione, a partire dalla fine del 1983, di missili Pershing e Cruise in Europa, e ciò qualora l'Urss non avesse prima smantellato le proprie basi di SS20, essa avevamesso in campo poco più di 40 sistemi missilistici che equivalevano — se si accettasse il principio sostenuto dall'Urss che essi costituiscono una risposta ai sistemi di dissuasioneinglese e francese — circa ai 162 missili della Force de Frappe edella Gran Bretagna, essendo gli SS20 provvisti di testate nucleari multiple. Da allora l'Urss ha portato a oltre 300 gli SS20 dislocati in Europa, li ha puntati contro la Repubblica Popolare Cinese, ne ha collocati anche al di là degli Urali. L'Urss ha cercato coerentemente di attuare un disegno politico, pur sapendo che la risposta della Nato dovevaessere coerente a quella prima decisione, qualora non fossero intervenuti mutamenti rilevanti nella visione geopolitica dell'EuropaOccidentale. La politica dell'Urss risponde, infatti, all'obiettivo di far mutare l'assetto geopolitico dell'Europa occidentale; e per questoessa ha investito più nell'aspettativa di risultati dai movimenti pacifisti che dalla trattativa di Ginevra. Pur tuttavia i movimenti pacifisti non sono sorti e non hanno prodotto i l loro massimo sforzo nel periodo dal 1979 al 1983, non hannoprotestato contro l'Unione Sovietica; hanno invece totalmente isolato la questione della installazione dei missili Nato dal contesto politico internazionale. Né vale opporre che tali movimenti debbono svolgere il loro ruolo nei paesi dove si trovano ad operare, perché ciò costituisce una assoluta rinuncia ai valori universalistici tipici di ogni movimento democratico e progressista. Fu proprio i l carattere universalista del movimento contro l'intervento americano in Vietnam, la sua non diretta connessione con la realtà dei paesi in cui operava (almeno in Europa) a costituirne la grande forza, politica e propositiva; ciò che mostrò agli Stati Uniti la profonda caduta della propria immagine nel mondo e li costrinse, certo assieme ad altri fattori, ad abbandonare l'avventura vietnamita. Sotto questo aspetto i movimenti pacifisti attuali rivelano una Biblioteca Gino Bianco

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