Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

gore, sulle ceneri dello screditato parlamentarismo di Pechino. E non voglio né discutere né citare altri esempi per dimostrare che la magia delmetodo di governare un paesemediante le elezioni generali è ormai svanita. Ho detto abbastanza, mi sembra, per poter porre la mia domanda chiave. I l processo d'ascesa della democrazia è definitivamente finito? 0 , nonostante le apparenze, procede sulle linee di prima? 0 nonsta forse entrando in una nuova fase, una fase così diversa dalla precedente da poter dar avvio, a tutti gli effetti pratici, a una nuova era nella storia dell'esperienza umana? Le tendenze alla sintesi stanno forse assumendo i l controllo su quelle che comportano la frammentazione? Ho già anticipato, anche nel titolo di questa conferenza, la risposta che sono disposto a dare a queste domande. La democrazia staentrando in una fase di revisione in cui i parlamenti, i corpi parlamentari e la vita politica, come li conosciamo oggi, sono destinati a sparire. E questa scomparsa determinerà dei cambiamenti profondi in tutti i nostri mezzi d'espressione e in tutta la nostra vita. Per parecchie generazioni i l processo democratico che dominava in tutto il mondo ha rappresentato soltanto liberazione, affrancamento, rottura dei controlli, delle pastoie, degli ostacoli. In tutto i l mondo gli individui si liberavano dai codici, dai controlli, dalle subordinazioni, dalle responsabilità, dalle funzioni e dai doveri. Secondome, questoprocesso di dissoluzione è giunto alla fine, e l'umanità deveaccettare una sfida, quella di un processo di riorganizzazione e riorientamento sociale e intellettuale, che va ben oltre i l potere dell'elettore comune e dei suoi eletti, per non dire dell'educazione e della letteratura permissiva di cui siamo tutti nutriti. Permettetemi di mettere in evidenza tre grandi problematiche, interconnesse tra loro, che dominano l'umanità dalla guerra in poi, epermettetemi anche di ricordare quanto futili siano stati finora i tentativi dei nostri moderni governi democratici e dei nostri stati democratici di trovare una soluzione, anzi di produrre soltanto una speranza di soluzione. Il primo grande problema, nella nostra coscienza, è quello della guerra. Non ho certo bisogno, di fronte a un pubblico come questo, di indugiare sulla crudeltà, l'orrore, la distruttività pura in cui la guerra, grazie agli equipaggiamenti forniti dalla tecnologia moderna, si evolvenecessariamente. Non parlerò quindi dei bombardamenti aerei, dei gas asfissianti, della guerra batteriologica, né del fatto che sia statapraticamente abolita l'immunità del non combattente, né della probabile disgregazione economica e sociale che comporterebbe neBiblioteca Gino Bianco

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