Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

adessotornare. Permettetemi, intanto, di far notare come questo periodo d'ascesadella democrazia non è stato affatto un periodo di ascesa pacifica esenza conflitti. E non s'è trattato soltanto di conflitti contro i privilegi dei re e delle aristocrazie, contro le tradizioni e le autorità del passato. I l concetto per cui ogni uomo ha lo stesso valore di chiunque altro s'è scontrato con certe realtà mentali e materiali. La storia dell'ultimo secolo, o giù di l l , è stata in gran parte la storia di questo scontro. L'asserzione dell'uguaglianza di tutti gli uomini è statamessa aspramente in discussionepresso i confini dove una lingua ne incontra un'altra, sulle frontiere geografiche o sociali delle diverse razze. LI l'uomo comune, lo stesso che ha voluto distruggere ogni barriera tra sé e i suoi superiori, scopre in sé profondamente radicata un'istintiva disposizione a dire basta, a stabilire un limite. Nella sua mente entra di prepotenza un sensoesagerato della differenza, che lo spinge asviluppare rivalità, sospetti, antagonismi. L'Era della democrazia stata anche l'Era del nazionalismo. Mai, nella storia dell'umanità, gli antagonismi sociali e razziali sono stati più acuti e consapevoli, così diffusi, potenti e pericolosi come nel corso dell'ascesa della democrazia, anche se ciò è del tutto incompatibile con i veri presupposti e le vere aspirazioni della democrazia stessa, per cui non deve esistere una distinzione di classe, di credo, di razza. Uno degli spettacoli di più alto interesse umano cui si possa oggi assistere nelle democrazie europee è la lotta dei vari partiti socialisti contro i propri intimi sentimenti nazionalisti, contro i l proprio patriottismo belligerante. Ancora più edificanti sono le indecisioni del movimento socialista in paesi come l'Australia e il Sudafrica in tema di immigrazione gialla o bruna o di voto nero. Ma il nazionalismo non è la forza più potente che la democrazia abbia evocato contro di sé nella sua ascesa. E' molto più importante la tendenza livellatrice della vita economica, l'enorme pressione materiale che spinge alla sostituzione di piccole imprese individuali epoco redditizie con grandi imprese totalizzanti, non solo nel campo manifatturiero ma anche in quello della produzione di merci quali i l carbone, il petrolio, l'acciaio, i l ferro, i l cotone, i generi alimentari, i prodotti chimici fondamentali. L'uomo normale, la piccola impresa sonospinti via da organismi altamente organizzati, spesso scientificamente organizzati. Ancora una volta riappare l'aspetto paradossale della democrazia. Queste grandi concentrazioni industriali (così vaste da diventare praticamente dei monopoli) sono i l frutto degli sviluppi della democrazia, della libertà della scienza, di quella d'invenzione, di speriBiblioteca Gino Bianco

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