Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

56 dipingono è l'umanità di un mercato, di una fiera, di una via affollata in un giorno feriale. Quando si parla di politica, la politica è soltanto una componente della vita come tante. Ci sono romanzi sulle elezioni e sugli umori dell'elettorato, come ce ne sono sui contadini o sui pescatori: la storia è sempre quella, anche se cambiano scenari e costumi. Si può considerare paradossale i l fatto che un'era i n cui l'esaltazione dell'individuo ha fatto si che ognuno diventasse un elettore, cioè i l detentore di una frazione d i sovranità del mondo intero, ha prodotto una forma letteraria in cui i l mondo intero, per così dire, si dissolve nei rapporti tra gl i individui. Ma non si tratta d i un vero paradosso: ciò che riguarda tutti, non riguarda più nessuno. La letteratura dell'Era della democrazia in ascesa mostra chiaramente ciò che gli sviluppi politici di questa età nascondono, sia pur esilmente: il fatto, cioè, che la democrazia moderna non è una forma permanente della vi ta politica e sociale, ma una fase d'immensa dissoluzione. Credo che sarebbe piuttosto facile servirsi della storia del teatro degli ultimi tre secoli per confermare quanto la storia del romanzo ci fa capire. Al l ' inizio del periodo di cui stiamo parlando, le sacre rappresentazioni, quelle che si occupavano del personaggio di Ognuno, e dei suoi rapporti con Dio, con i l Paradiso e con l'Inferno, hanno ceduto i l posto a Falstaff e ai suoi allegri compagni, alla gelosia di Otello, alle aspirazioni sociali di monsieur jourdain. E se ci volgiamo alla musica o alla pittura scopriremo che in tutto questo periodo si è verificato l o stesso effetto d i liberazione, d i distacco, se preferite, da ogni vasta concezione costruttiva, da ogni sorta d i sintesi. Nel medio evo la pittura in sé quasi non esisteva: la pittura era sempre parte di qualcosa d'altro. Serviva per decorare un edificio, o si riprometteva dei fini, oltre che decorativi, religiosi e politici. I qua. dri erano qualcosa di mobile, ma solo nel senso che bisognava pur trasferirli da uno studio a un palazzo o a una cattedrale. Con i l sedicesimo e diciassettesimo secolo, invece, la pittura si è liberata sempre di più: ha dato un addio alle cattedrali e ai palazzi e ha cominciato avivere di vita propria. Oggi i pittori sono anarchici puri. Dipingono ciò che piace loro, con i l puro scopo di dipingerlo. Dipingono senza preoccuparsi minimamente d'una realtà collettiva, e si offendono alquanto quando costruiamo le nostre case senza lasciare abbastanza spazio per le loro brillanti ed irrilevanti osservazioni sulla bellezza di questo e di quello. Anche la musica ha spezzato le sue catene. Una volta era un fenomeno di grande rilevanza sociale, generalmente subordinato a qualBiblioteca Gino Bianco

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