Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

44 il trascorrere del 1984 per valutare le variazioni del suo potere d'acquistoe, ancor meno, può, e potrà, calcolare quali costi maggiori avrebbe dovuto sopportare se tutto fosse stato lasciato andare come stava andando. 2. Ma un ragionamento del genere avrebbero dovuto farlo i dirigenti sindacali: tanto per l'interesse dei lavoratori, quanto per quellodell'organizzazione. Ora, a me tutto ciò sembra così pacifico che mi sembra impossibile non sia stato fatto anche dai sindacalisti della Cgil. Possonoessersi sbagliati in un primo momento, ma l'eventuale perseveranza in un errore diventa una scelta politica, e come tale deve esserespiegata. D'altra parte, di fronte al rischio di una rottura dell'unità sindacale, perché la Cisl non ha preferito attendere che la Cgil capissecome stavano le cose? Si dirà che i tempi erano molto stretti eche è stato il governo a decidere, tanto è vero che, alla fine, non c'è stato alcun accordo (almeno formalmente). E' vero: così sono andati i fatti. Ma continuo ad avere la netta impressione che il vero nodo fossealtrove: la Cgil forse non voleva nessun accordo, e certamente non poteva accettare le proposte che il governo avanzava; la Cisl queste propostepoteva accettarle e, probabilmente, doveva trovare un accordoa tutti i costi, o meglio voleva essere a tutti i costi interlocutrice del governo. Le politiche delle due maggiori confederazioni erano perciò divergenti ed è questo il punto che bisogna cercare di capire e spiegare. 1 rifiuto della Cgil, è stato affermato, dipende dalla pressione che il Partito Comunista ha esercitato sulla base e sui sindacalisti comunisti. Con termini brutali, e semplicistici, Carniti ha detto che la Cgil è stata«commissariata» dal Pci. Che la base, o parte di questa, non ayessebisogno di particolari pressioni l'ho già detto e mi sembra sia sempre più chiaro. Ma anche che la Cgil, o almeno la maggioranza comunista della confederazione, sia stataquasi telecomandata dalle BottegheOscure, mi pare una tesi opinabile, per lo meno. Che rispunti la tesi della «cinghia di trasmissione», dopo quindici anni di prassi unitaria, dopo numerosi scontri tra la Cgil e il Pci, mi sembra denoti povertà di argo mentazioni e sia un brutto segno dei tempi. Intendiamoci, io sonoconvinto che il Partito Comunista non voles seun accordoche ripetesse, più omeno, quello del 22 gennaio. Io sono convinto che il Partito Comunista non volesse un altro accordo generale, tra sindacati e governo, che decidesse di importanti misure di politica economica, al di sopra e al di fuori di ogni discussione parlamentare e che, quindi, tagliasse fuori il Pci. E, di grazia, perché il Partito Comunista avrebbe dovuto volere un accordo del genere? In queBiblioteca Gino Bianco

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