Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

32 omogeneizzato l'azione a livello locale, nazionale e internazionale. Però il problema dei missili sovietici già in funzione ha subito complicato il quadro dei riferimenti ideologici. Questo quadro è risultato ulteriormente articolato dal ruolo svolto dai governi europei. I continui oscillamenti tra la ricerca di una strategia comune da opporre agli Usa e il rispetto degli accordi stipulati nel 1979, ha contribuito aconfondere il fronte degli avversari. Anche le poste in gioco sono risultatesolo relativamente condivise. 11 NO agli euromissili ha costituito l'obiettivo di fondo di tutte le componenti, ma ognuna lo ha poiadattato al proprio linguaggio, ai propri valori, alle proprie strategie. I nonviolenti si sono trovati così mobilitati a fianco dei difensori della «giusta violenza proletaria», gli antimilitaristi e i sostenitori del disarmounilaterale insieme ai sostenitori del controllo bilanciatodegli armamenti, i cristiani con i marxisti ecc. Gli esempi di questasolo relativa omogeneità potrebbero continuare. Rimane i l fattochenon ha impedito l'avvio e lo sviluppo di una fase di mobilitazionesenzaprecedenti per estensione territoriale e sociale. Di nuovo una domanda: questa labilità è necessariamente sintomo di debolezza o segnala una tendenza in atto nelle forme contemporanee di azione collettiva alla indeterminatezza degli avversari edelle poste in gioco? Per rispondere occorre anzitutto far riferimento a un dato generale: i modelli tradizionali di mobilitazione presupponevano e consentivano il confronto antagonista tra identità collettive definite in senso forte. Padroni/operai, proletariato/borghesia, stato/popolo non erano solo efficaci immagini ideologiche, ma corrispondevano a attori sociali dai contorni precisi e strutturalmente contrapposti. Lo Statosociale ha mutatoquestoscenario. La politica redistributiva, l'allargamento della cittadinanza, l'apertura di canali dimobilità individuale, hannosovrapposto gli interessi; l'omologazionedegli stili di vita e la trasformazione delle merci in mediatori di messaggisimbolici hanno confuso le appartenenze culturali (12). L'insieme di questiprocessi ha ridimensionato la consistenza delle identità definite dai rapporti di produzione e dal sistema politico. Afronte di queste trasformazioni, la tendenza che sembraemergere mostrache gli attori del conflitto extraistituzionale rispondono alla proliferazione degli avversari e delle poste in gioco elaborando stra12.11 dibattito sulle trasformazioni sociali indotte dal tardo capitalismo ha raggiunto dimensioni consistenti. Mi limito a segnalare due contributi recenti, entrambi accompagnati da un'esauriente bibliografia: A . Melucci, Movimenti in un mondo di segni, e J. Sassoon, Ideologia, dimensione simbolica e ritualità nei nuovi movimenti sociali, in Melucci (a cura di) Altri codici, cit. Biblioteca Gino Bianco

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