Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

29 zione. Al suo posto sembraemergere una figura di leader più consonaalla natura culturale dell'aggregazione e al bisogno di adeguarsi alle nuove strategie della comunicazione di massa. Opporsi allo stazionamento dei missili a Comiso non ha quindi richiestoprogrammi complessivi e a lunga scadenzama tempestività nel rispondere allemossedell'avversario. I leaders del neopacifismo nonhanno dovuto emettere decisioni formali e vincolanti per tutte le aree. Piuttosto hanno formulato indicazioni valide per obiettivi puntuali e rivolte ad attori eterogenei. Circolando lungo i reticoli delle aree, queste indicazioni di massimahanno orientato la mobilitazionesenza arrivare, perlomeno formalmente, a dirigerla. Ciò non significa trovarsi di fronte a una struttura a-cefala. Al contrario è possibileprospettare l'ipotesi che alla segmentazione della base sociale mobilitata abbia corrisposto una segmentazione della leadership. Gli effetti diffusivi delle segmentazioni e della reticolarità hanno avutobisogno però di una attività molto intensa di coordinamento. Poiché l'adesione è capillare, la mobilitazione ha richiesto un surplus di coesioneoperativa. Questobisogno ha fatto emergere un nuovo tipo di leaders che puòessereconsiderato una variante (anche se eterodossa) di opinion-leaders. Questa struttura di decisione (o meglio di influenza) si è diversificata al proprio interno dando vita a due categorie di opinion-leaders di movimento. Alcuni di loro hanno infatti operato in relazione alla gestione interna dellacampagnaper la pace; altri si sonodedicati prevalentemente alla gestione dei rapporti conl'esterno. I primi hanno potuto utilizzare l'accessoprivilegiato a certi canali di comunicazione per favorire il coordinamento tra centro e periferia e tra le varie aree. In questoambito un ruolo cruciale è statosvolto da alcuni collaboratori di raft) private che hannopotuto usarequestaposizione per far circolare l'informazione e orientare certi settori della mobilitazione. Questo ruolo è risultato cruciale sia nelle fasi di latenza che in quelle di visibilità. In assenza di iniziative esterne e di massa, questi operatori della comunicazione hanno assicuratocontinuità all'azione favorendo i contatti tra le aree, riproponendoscadenze future, intervenendo nel dibattito e nella riflessione in corso nelle diverse realtà di movimento. In coincidenza con la ripresadell'azione esterna hanno fatto circolare informazioni altrimenti impossibilitate a circolare. Svolgendo una precisa attività di agitazione, i loromessaggi hanno traversatovelocemente i reticoli di areacoinvolgendo i potenziali attori della mobilitazione e consentendoquel coordinamento immediato che non può assicurare l'uso più selettivo del telefono e delle comunicazioni faccia a faccia, e quello troppogenerico dei giornali. Biblioteca Gino Bianco

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