Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

20 atipici se confrontati alle forme del politico finora egemoni, almeno nella tradizione italiana. A livello centrale e periferico, queste mobilitazioni si sono centrate anzitutto sull'attività dei Comitati per la pace (Cpp). Questi organismi sorti per l'occasione, hanno funzionato come strutture a termine, informali, fondate sul volontariato. La loro principale funzione è consistita nell'assicurare i l coordinamento dell'azione in vista di scadenze precise. Dal Comitato operante sul territorio al Comitato 24 ottobre prima e al Coordinamento nazionale dei Cpp poi, queste strutture sono state in grado di gestire un insieme qualitativamente e quantitativamente articolato e complesso di iniziative e di attori. Traducendo i n problema questa realtà empirica, è inevitabile porsi domande del tipo: come è stato possibile attivare e controllare unapartecipazione così massiccia e eterogenea con risorse tanto scarse, perlomeno se riferite ai criteri tradizionali di organizzazione politica? Per rispondere occorre collocare questi modelli di organizzazione nel campo di azione che l i ha prodotti. Il carattere peculiare delle azioni collettive che si presentano oggi in forma di movimento è, come si è visto, i l distacco dei loro attori da riferimenti di carattere strutturale. Questo passaggio da fasi in cui i l referente primario dell'azione era la condizione sociale a fasi in cui, come l'attuale, essa orienta semplicemente l'adesione, pone il problema di come assicurare continuità e coesione a mobilitazioni tanto diffuse quanto labili. L'agire in base a una opzione d i tipo culturale consente un'ampia propagazione ma presenta i rischi che gli attori si disperdano e l'azione si frantumi. Già nei due decenni precedenti, l'emergere di attori conflittuali quali gli studenti, le donne, i giovani, i gruppi ecologisti, le minoranze etniche e sessuali, aveva posto questo problema. Negli anni '60 era stato rimosso col ricorso a una versione aggiornata del partito di quadri. Sia nella formula leninista del partito come avanguardia rivoluzionaria, che in quella gramsciana del partito come prefigurazione di un nuovo progetto di società, questo modello era apparso i l più coerente al tentativo delle élites emergenti di sostituirsi a quelle dominanti (5). 5. Sulle mobilitazioni degli anni '60 e '70: G . Lodi, Youth and 'New Movements': the Italian Case, in Annal i della Facoltà d i Scienze Politiche del l ' Università di Milano, I I -1982, Marzorati, Milano, 1982; G . Lodi e M. Grazioli, Giovani sul territorio urbano: l'integrazione minimale, in Melucci (a cura di), Altri codici, cit. Biblioteca Gino Bianco

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